Ma quanto è popolare lo Tzigano di Lugagnano? Molto, moltissimo, tant’è che con la sua pur breve esistenza (nasce infatti nel 1982) ha offuscato qualcosa come dodici o più secoli di storia per il nostro paese che adesso, per voce comune e – temo – ormai irreversibile, risulta fondato da zingari. Ma mica zingari qualsiasi, eh? per la precisione, da popolazioni nomadi provenienti niente meno che dalle lontanissime pianure ungheresi: tzigani, appunto.
Ma… e l’evidente etimologia latina del nome? E i vari documenti che lo citano dal più profondo medioevo in poi? Niente, travolti dalle inarrestabili sfilate carnevalesche della nostra maschera, così pittoresca e, appunto, ormai così popolare da determinare l’opinione comune.
Da dove spunta allora questo personaggio? Innanzitutto dall’idea di due nostri compaesani, Gigi “Gomme” Castioni e Francesco Gasparato, di dotare Lugagnano di una maschera che permettesse di creare un importante appuntamento carnevalesco in paese. Cosa che poi in effetti hanno ottimamente realizzato. Da qui è partita l’idea di una ricerca sulle origini del nostro paese, ma la realtà storica non era comprensibilmente la priorità per i due amici. Quindi, dopo un veloce incarico ad alcuni giovani, volonterosi quanto inesperti (e parlo in primo luogo di me, quindi con cognizione di causa!), per stringere i tempi sul vero motivo delle ricerche fu trovato facile appiglio in una tradizione orale della famiglia Mazzi ramo Giòcarle, che tramandava appunto per i propri progenitori una origine “sèngala”.
Difficile dire se con quel termine i Mazzi, che risultano stabiliti a Lugagnano verso la metà del Cinquecento, ricordassero degli antenati veramente Rom oppure dei poveracci senza terra, magari profughi della lunga guerra combattuta anche nel Veronese per più di vent’anni, proprio nello stesso periodo, fra la Serenissima ed una vasta coalizione europea.
Questi profughi, o “sèngali”, potrebbero aver trovato rifugio dalle parti di Lugagnano, allora zona soprattutto di bosco e di pascolo, ben poco abitata. Ma nell’ipotesi fossero Rom, sarebbe molto strano trovarli nei registri del tempo senza che fosse fatta menzione di una precisa origine cingara (come si diceva allora) dei nuovi venuti, vista la pessima fama che li accompagnava e che consentiva, per esempio, addirittura di sparare loro (“moschettarli”) in caso di pestilenze o altre emergenze, senza timore di conseguenza alcuna!
In ogni caso, la tradizione orale in questione riguarda appunto strettamente i Mazzi. Lugagnano invece era noto già ben prima della metà del Cinquecento, quando i Mazzi vi si insediarono: procedendo all’indietro per grandi salti, viene infatti nominata per esempio la strada e il fossato confinario di Lugagnano (“callem et fossam Lugagnani”) nel 1304, nel 1251 e ancora prima nel 1178, in occasione delle periodiche ispezioni disposte per confermare i confini del pascolo pubblico della città di Verona.
Si trattava di una vasta area, che dalle mura cittadine si estendeva verso le colline moreniche di Sona e Sommacampagna dove i veronesi potevano andare liberamente a pascolare i propri animali e “boschezare”, ossia far legna. Ma il più antico documento in cui si citi il nostro paese risale ancora più indietro nei secoli: si tratta di un testamento conservato nella Biblioteca Capitolare di Verona e datato addirittura 9 settembre 844, che cita “Lucaniano…in Campanea Veronense”.
Erano i tempi di Carlo Magno e dei suoi successori, altro che fondazione ad opera di sèngali divenuti addirittura tzigani! Se vogliamo, come bisogna, ricordare tutte l tradizioni orali, allora ben diverso fascino hanno le testimonianze di inizio secolo che concordano circa un ritrovamento dei primi anni del Novecento, avvenuto all’ingresso di Corte Castioni, proprio all’inizio dell’attuale senso unico della via principale. Durante lo scavo per le fondamenta della casa al civico 17 di via Case Nuove (per i lugagnanesi “de sòca”: la casetta del Gnagno) venne alla luce un pavimento a mosaico di cui purtroppo, dopo i primi momenti di meraviglia e curiosità, ci si sbarazzò velocemente a suon di mazzate.
Io ritengo comunque che la traccia più antica della propria storia Lugagnano la porti proprio nel suo nome: l’origine latina è evidente; una ipotesi si aggancia ai numerosi boschi qui a lungo presenti e suppone un “lucus Anneianus”, ossia una radura ed un bosco sacro di Anneio.
Per me la più plausibile fa pensare invece ad un possidente di età romana, di nome Lucanus, che qui avesse dei terreni: appunto un “fundus Lucanianus”. In ogni caso, mi sembra quanto meno ragionevole pensare che un insediamento, un luogo di culto, comunque qualcosa di ben preciso deve aver caratterizzato Lugagnano in età latina, tanto da conservarsene quasi prodigiosamente il ricordo nel nome, nonostante il crollo del mondo romano ad opera delle invasioni barbariche e la successiva sepoltura di numerosi secoli di inselvatichimento e di abbandono.
Che dire dunque della nostra simpatica maschera? Godiamocela ormai così com’è ma, per carità, vediamo almeno di sapere che non è più storica di un Papà del Gnoco o di un Duca dela Pignata. O magari di Diabolik, visto come ha involontariamente “rubato” la storia del nostro paese!