Gli USA for Africa nel famosissimo brano We Are the World cantavano “Non possiamo andare avanti giorno per giorno fingendo che qualcuno, da qualche parte, realizzi presto un cambiamento”. Un invito il loro, e una provocazione senza tanti giri di parole, a mettersi in gioco per essere noi in prima persona a cambiare le cose.
Questo invito è stato accolto a pieno dagli organizzatori del concerto di beneficenza che si è tenuto venerdì 9 dicembre presso il centro parrocchiale di Lugagnano.
L’evento si prefiggeva come scopo di raccogliere fondi per aiutare a finanziare un’aula studio che verrà costruita ad Amakpapé, il villaggio togolese dove negli ultimi due anni a turno si sono recati ben dodici ragazzi del Comune di Sona per vivere un’esperienza missionaria.
Non a caso quindi il nome scelto per la serata è stato ConcerTogo, chiaro richiamo alla sua finalità e alle ragioni che hanno portato alla sua realizzazione. Un concerto che solo concerto non era.
Già varcando la porta del centro parrocchiale si aveva l’impressione di abbandonare la fredda sera lugagnanese per essere catapultati tra gli ambienti e i colori del continente nero. All’ingresso infatti, ad accogliere chi arrivava, non passavano inosservate una bici sgangherata e un paio di ciabatte infradito, mentre sullo sfondo piante dalle foglie larghe, ananas, manghi e banane ricreavano un paesaggio esotico.
A seguire poi foto e pagne (i tipici tessuti africani dalle mille fantasie) coloravano la scala e conducevano fino alla mostra fotografica missionaria “Una finestra sul mondo” dove immagini provenienti dall’Argentina, dalla Sierra Leone, dal Togo e dalla Guinea Bissau raccontavano storie e progetti di realtà missionarie diverse ma amiche e in contatto con Lugagnanesi. Perché la ricchezza del mondo missionario risiede proprio nell’interconnessione che unisce anche le storie più diverse.
Il cuore della serata tuttavia era il salone, dove un palcoscenico coloratissimo ha visto esibirsi gli artisti più diversi per genere, età, esperienza e storia. A calcare la scena per primi sono stati i Son in Park, seguiti poi dai The Sparkling Machine, i Sengali, i MichL, Giovanni Signorato e, a chiudere, i The Red Hoods. E mentre si saltava da un genere ad un altro, passando da Wonderwall a Mancalacqua river, venivano condivisi ricordi ed aneddoti sulla missione.
Tutte le differenze, stilistiche e non, sono state però subito appianate dalla consapevolezza di riconoscersi cassa di risonanza di un messaggio importante che quella sera ciascun artista con la propria musica veicolava: insieme è possibile aiutare. Infatti la serata non è stato altro che il frutto di una tanto incredibile quanto meravigliosa collaborazione che ha visto lavorare insieme non solo i musicisti, ma anche i fonici che hanno messo a disposizione tempo e attrezzature per allestire tutto l’impianto audio, gli scout offertisi factotum e i volontari del circolo Noi che hanno distribuito cioccolata calda e pandoro sfidando il clima dicembrino. Senza contare chi ha messo a disposizione le proprie competenze per creare il progetto dell’aula studio.
Per questo motivo gli artisti hanno voluto concludere la serata esibendosi tutti insieme cantando a una sola voce proprio We are the world. Perché è proprio così, siamo noi, tutti insieme, a costruire questo magnifico e folle mondo. Basti pensare che all’evento hanno partecipato anche cinque ragazzi che da Roma sono venuti a Lugagnano solo per mostrare il loro supporto e sostegno agli amici conosciuti ad Amakpapé durante l’estate.
Una catena di persone che si è conclusa con il ConcerTogo e senza la quale il ConcerTogo non avrebbe potuto esserci. Non da ultime le trecentoquaranta persone che hanno preso parte alla serata e che con la loro generosità hanno reso possibile raccogliere oltre duemila euro.
La canzone che citavo poco fa continua “C’è una scelta che stiamo prendendo, stiamo salvando le nostre stesse vite”. Ed è proprio così. Ognuno, organizzatori, volontari, artisti e partecipanti, chiunque la sera del concerto abbia deciso di esserci, ha fatto una scelta non indifferente. Ha scelto di dar fiducia al progetto di un gruppo di sognatori. Ha scelto di conoscere, o quanto meno incontrare, una realtà diversa.
Ha scelto di dare una possibilità ai bambini e ai ragazzi di Amakpapé di studiare con dignità. Perché tra studiare ammassati sotto l’unico lampione del villaggio, quando il sole è calato e in casa non si ha la corrente, e farlo su dei banchi in un’aula nuova c’è una bella differenza.
Una differenza che ti permette di capire che la tua vita ha valore; che qualcuno, anche se molto lontano, si preoccupa per te e ce la mette tutta affinché tu abbia le opportunità e le risorse che meriti.
Nel video qui sotto, l’esecuzione di We are the world al termine del concerto.