C’è un termine, nella lingua italiana, che identifica, comunemente ma impropriamente, un grave problema riguardante la dipendenza compulsiva dal gioco d’azzardo. Questo termine viene identificato con “ludopatia” e sta ad indicare, come definisce il DSM (Manuale Diagnostico-Terapeutico dell’American Psychiatric Association) un disturbo del controllo degli impulsi, che consiste in un comportamento di gioco ricorrente e persistente che compromette le attività personali, familiari o lavorative.
La sostanziale differenza che si cela dietro ad una semplice parola o definizione sta, però, in chi questa l’ha solo sentita pronunciare in tv, alla radio oppure l’ha letta sul giornale, e chi invece l’ha vista prendere forma davanti ai propri occhi o l’ha provata sulla propria pelle. In Italia l’azzardo spendiamo quanto per mangiare. Sono 30 milioni, il 70% della popolazione, gli italiani che tentano la sorte. E per farlo sborsano 107 miliardi l’anno contro i 130 impiegati per acquistare cibo: una cifra enorme che corrisponde al 4,4% del Pil e che dal 2017 è cresciuta del 5%
E chi pensa che tutto questo non lo riguardi da vicino, si sbaglia di grosso. Nel Comune di Sona, distribuiti in maniera disuguale tra le varie frazioni, sono presenti 106 apparecchi, divisi tra Videolottery (VLT) e “New Slot” (AWP).
Queste si possono facilmente trovare nei bar, nelle tabaccherie o nelle sale dedicate al gioco d’azzardo. Per non parlare dell’innumerevole quantità e tipologie di Gratta e Vinci: gli ultimi dati, risalenti al 2016, parlano di 795.495 biglietti venduti a Sona.
Parallelamente, sempre nel Comune di Sona, negli ultimi anni sono stati registrati parecchi casi di persone che hanno chiesto aiuto ai Servizi Sociali per problemi di questo tipo. In un arco di dodici anni, sono state una ventina le famiglie rovinate dal gioco, residenti nel nostro territorio.
E negli ultimi due, i casi di persone adulte che si sono rivolte al nostro Comune per problemi economici o ai servizi di Ser.D (Servizi Dipendenze) dell’ULSS 9 di Bussolengo sono aumentati rispetto al passato. E, ovviamente, questi sono solo i casi noti: resta incalcolata la percentuale delle persone con comportamenti compulsivi che rimangono nell’ombra o di cui non si sa nulla.
È per questo motivo che l’Amministrazione Comunale ha deciso che da quest’anno la multa ai gestori che non rispettano le norme sul corretto uso delle cosiddette “macchinette” sarà molto più salata: si passa infatti da una sanzione minima di 50 euro a una di 400. Iniziativa che ha fatto molto discutere la popolazione, poiché basta recarsi poco oltre i confini di Lugagnano per trovare una Sala Slot aperta 24 ore su 24.
Ma il Sindaco di Sona Mazzi riferisce: “Il Comune agisce nelle modalità in cui può farlo. Il vero problema è la capillare diffusione di questi giochi: il fatto che queste forme di tentare la fortuna siano state così diffuse ha permesso di amplificare situazioni di dipendenza che generano difficoltà, non solo economiche ma anche personali e familiari”.
Con questo provvedimento infatti, l’obiettivo del Comune è quello di sensibilizzare i gestori a non incentivare la pratica del gioco d’azzardo oltre i limiti consentiti e di segnalare responsabilmente i casi ritenuti sensibili. “Solo in questo modo, cioè favorendo una collaborazione tra le Attività, il Comune e i Servizi Sociali – continua il Sindaco Gianluigi Mazzi – è possibile essere parte attiva nella risoluzione del problema”.
E a sostegno di questo c’è anche chi, nel territorio di Sona, ha già provveduto a rimuovere le “macchine mangiasoldi” dal proprio bar, talvolta promuovendo invece altre attività positive come ad esempio il gioco delle freccette con il bellissimo esempio del bar degli impianti sportivi di San Giorgio in Salici.
Nessuno, o almeno nessuna persona adulta, può dire di non aver mai sperimentato minimamente questa realtà. Basta recarsi al bar per prendere un caffè per vedere persone sedute alle Slot Machine. Basta andare in edicola a comprare un quotidiano per sentire quello davanti a noi chiedere al titolare un paio di Gratta e Vinci. Basta guardare la televisione per notare le innumerevoli pubblicità di scommesse online che attraversano lo schermo.
Oppure, possiamo essere noi stessi quelle persone che, per abitudine o occasionalmente, utilizzano questi strumenti. Il vero problema nasce nel momento in cui si supera il limite del semplice passatempo e, più o meno consapevolmente, ci si ritrova in un vortice di pulsioni incontrollabili che invitano a grattare ancora un’altra schedina, ad inserire ancora l’ennesimo gettone o ad estrarre dal portafoglio l’ultima banconota rimasta, con la speranza di vederne rientrare una in più.
È per questo motivo che più che “ludopatia” (in cui il termine “ludo” si riferisce al gioco in generale, che di per sé non contiene nulla di maniacale) sarebbe corretto parlare di “Azzardopatia” o “Disturbo da Gioco d’Azzardo”, in cui è fortemente sottolineata l’elemento patologico che lo caratterizza, al pari di qualsiasi altro tipo di dipendenza. Dipendenza che necessita di essere contrastata con qualsiasi mezzo o provvedimento possibile, mentre sempre più persone dilapidano il proprio stipendio in nome di una cieca fortuna che invece porta solo alla rovina.