Prosegue a Sona giovedì 27 luglio la rassegna teatrale estiva “Storie al chiaro di Luna”, organizzata da SpazioMio Teatro con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Sona ed arrivata al terzo appuntamento.
Primi due appuntamenti sono stati la commedia “Ghiaccio. La leggendaria spedizione di Shackleton al Polo Sud”, con la Compagnia professionistica Aia Taumastica di Milano, e “I Rusteghi”, con la compagnia amatoriale Tiraca.
Giovedì è la volta di una commedia inconsueta, già nel titolo: “Livia, facciamo che io ero morta tu eri un principe mi davi un bacio e rivivevo”, di e con Silvia Paoli, professionista del palcoscenico.
Due bambini giocano in giardino con delle tartarughine e uno dice all’altro: “Facciamogli fare l’amore!” e l’altro risponde: “Oh, si! Ma come le spogliamo?”. Lo spettacolo “Livia, facciamo che io ero morta tu eri un principe mi davi un bacio e rivivevo” potrebbe forse essere riassunto solo da questa frase, che racchiude la poesia e l’ironia di un mondo che si scopre facendosi, che nella semplice esperienza delle cose trova la sua contraddizione e la sua bellezza.
L’attrice dice: “Credo che proprio nella normalità, nel quotidiano, si nasconda il segreto, l’originalità e lo stupore che spesso dimentichiamo nel nostro affannarci ad essere originali, ad evitare la banalità. Avevo bisogno di parlare di donne senza che la protagonista del monologo fosse una vagina o una vedova, un’aspirante suicida o una supereroina.”
Livia è una persona normale, fa la maestra in un asilo, non è particolarmente bella né particolarmente brutta, ha una cultura media, è una single che aspetta il Principe Azzurro. Insomma, niente di nuovo, se non il fatto che Livia la propria quotidianità la racconta a modo suo; ed il suo è un modo comico, poetico e disarmato quando il suo stupore e la sua meraviglia toccano la vita di tutti i giorni, quando la sua sensibilità si incrocia con quella degli altri.
E’ il nostro mondo, quello delle frasi fatte, dei vestiti alla moda, della paura di essere sbagliati, raccontati da una donna che osserva e vive cercando di stare al passo ma trovandosi sempre in qualche modo inadeguata rispetto a quello che la socialità le richiede con regole di stile e di comportamento.
In scena un’attrice ed un musicista; le canzoni intersecano la narrazione e diventano quasi un rifugio demodé, lasciano intravedere la verità della protagonista, quel bisogno di intimità e amore che sta nel cuore di Livia; la musica accompagna, commenta e suggerisce, è un linguaggio che affianca la parola, non sottolinea ma crea, in un dialogo a volte stridente a volte conciliante che non lascia mai soddisfatti, che non appaga ma apre spazi da riempire con le immagini che ognuno si porta addosso.
La formula, collaudata, prevede dalle 20.30 un fresco aperitivo presso il parco di Villa Romani e, a seguire alle 21.30, la commedia nell’adiacente spiazzo accanto alla sala consigliare, dietro l’edificio ex canonica.
Qui sotto il promo della commedia.