L’incubo della chat “Shoah party” e le domande che pone a noi adulti di Sona

E’ di pochi giorni fa l’agghiacciante notizia dell’inchiesta della procura dei minori di Firenze sulla chat “Shoah party”. Venticinque indagati, molti minorenni, sono riusciti ad accedere, pagando in criptovalute, a siti nascosti nel dark web dove assistevano a violenze sessuali e torture praticate in diretta da adulti su minori, interagendo con i protagonisti delle stesse violenze e richiedendo torture sui corpi dei bambini.

L’inchiesta è partita un anno fa quando una mamma ha scoperto video e foto proibite sul cellulare del figlio minorenne. In una chat custodiva e scambiava con altre persone, anche suoi coetanei sparsi in diverse regioni d’Italia, foto e video inneggianti al nazismo e all’Isis, e contenenti spesso anche scene di violenza sessuale. Questo quanto hanno scoperto i carabinieri nell’operazione denominata ‘Delirio’, e quale altro nome poteva avere una tale situazione?

Solo una mente delirante, priva di ogni capacità critica e senza umanità, può partorire il desiderio di godere del dolore altrui nuotando in un mondo oscuro e illegale, pagando per ottenere l’appagamento di tale desiderio malato. Non voglio credere che ci possano essere altre spiegazioni per comportamenti del genere se non la follia pura e la totale assenza di sentimenti.

Non può essere solo colpa delle famiglie assenti, della velocità di internet e del relativo azzeramento delle distanze di spazio e di tempo, dell’impoverimento della rete sociale, della mancanza di uno Stato forte, dell’ambiguità politica, dello sballo facile, del decadimento della scuola. C’è qualcosa di insano che si sta annidando nella mente umana come se la cattiveria stesse entrando a far parte del nostro DNA, in un’evoluzione della specie per l’appunto delirante.

Questo processo deve assolutamente essere fermato e vorrei tanto avere una soluzione buona per tutti ma purtroppo non è così. Di certo però è necessario trovare nuovi riferimenti per questa società che sta affondando nel “dark web” credendo che la tastiera di un PC sia la scialuppa di salvataggio.

Occorrono regole più severe e monitoraggi più pressanti a conclusione di un percorso educativo sull’utilizzo della rete internet e delle nuove tecnologie. Occorre una presenza genitoriale forte ed empatica affiancata a un progetto scolastico attivo e solido. Occorre che lo Stato e le Amministrazioni Locali amministrino, sorveglino e puniscano con coscienza.

Non è un’utopia, è come dovrebbe essere e ognuno di noi anche a Sona è chiamato a farlo dalla propria casa, dal proprio lavoro, dalla propria vita sociale. Dobbiamo trasformarci in figure positive portatrici di valori e sani principi soprattutto per le generazioni più giovani perché se lasciamo che questa nave affondi loro di certo non impareranno a nuotare.  

Nata il 29 gennaio del 1976, parte attiva da sempre nella comunità di Lugagnano, con una breve interruzione per trasferimento a Decimomannu vicino a Cagliari. Ha conseguito la maturità scientifica presso il liceo Galileo Galilei a Verona e attualmente è impiegata in un’Agenzia di Assicurazioni. Sposata e madre di due figli, trova sempre il tempo per dedicarsi alla sua passione, la lettura.