Le interviste esclusive del Baco. Ultimo: “Il quarto posto a Sanremo? Ho 27 anni, devo sempre mettermi in gioco”

Inutile girarci intorno, con fantasiose teorie o con analisi tecnico-musicali basate su teorie e massimi sistemi. Nicolò Moriconi, in arte Ultimo, esce da Sanremo senza aver messo nemmeno un piede sul podio. E di fatto resterà il grande sconfitto di questo Sanremo.

Nonostante le intense interpretazioni, il duetto con Eros, un testa a testa durato tutta la settimana con il vincitore Marco Mengoni, il cantautore romano peggiora il suo secondo posto del 2019.

Nonostante riempia gli stadi, il pubblico ha votato nella direzione della ricerca di novità, vedi Laza e Mr Rain, premiando Mengoni anche per la sua carriera. Forse il pezzo presentato al Festival è risultato un po’ troppo “tipico” rispetto alle sue produzioni, ma esiste un’altra verità indiscutibile.

Dopo l’esternazione in occasione del secondo posto del Festival già ricordato, la carta stampata ha preso una posizione premeditata di opposizione a tutti i costi nei confronti dall’artista. Vergognoso il video, che potete trovare in rete, con l’esultanza dei giornalisti nel momento della proclamazione dell’esclusione.

Ricordo che sulla votazione finale la giuria dei giornalisti ha pesato per il 34 per cento: sul ballottaggio di cinque artisti non votarne uno significa creare una zavorra pesante sul computo finale. Beninteso, anche io ho votato e, per regola deontologica promessa al comitato organizzatore, non posso dire nulla in argomento. Ma dai miei giudizi che avrete letto in rete, mi sono dissociato in modo evidente da questo tipo di atteggiamento.

Ecco comunque che, con garbo e gentilezza, Ultimo ci ha parlato di Alba, il pezzo di Sanremo che ha dato il titolo al suo nuovo lavoro uscito venerdì scorso.
Alba è il pezzo che ho scelto per Sanremo perché, appena composto, mi ha dato una sensazione positiva, di aver fatto qualcosa di diverso dai brani che ho inciso in passato. Anche nella produzione è presente una costruzione diversa. Nella seconda strofa c’è questo battito che altro non è che il battito del cuore che ritengo un passaggio fondamentale della canzone. Naturalmente mi rendo conto che la percezione della musicalità di un pezzo sia una questione soggettiva. Per me è stato importante proprio per questa sensazione di una genesi spontaneamente diversa, con relative scelte di realizzazione fuori dai consueti canoni con cui compongo abitualmente.

Hai duettato con Eros: scelta artistica o amicizia personale?
Vedi, che Eros sia un artista di indiscutibile grandezza, credo sia cosa nota a tutti. Ma la cosa bella di aver cantato con lui è stata quella di poter mettere su un palco un’affinità naturale che ho sempre avuto con la sua musica. Sono cresciuto con le sue canzoni, essere su quel palco con lui è stato realizzare concretamente la rappresentazione del mio legame con lui e con la musica.

Cosa vuol dire portare a Sanremo un pezzo scritto da te?
Vuol dire onorarlo, perché poterlo coniugare con un’orchestra così, con i brividi che sono sul palco con te quando un tappeto d’archi rende magico e speciale il contesto, e capire che hai scritto una cosa che merita così tanto onore, beh, è una gioia che so provare addosso ma non so descrivere come vorrei.

Sei tornato in un posto speciale. Al di là di classifiche o altro, che tipo di sensazioni hai provato?
La parola che mi viene diretta e naturale è, non ho dubbi, “responsabilità”. E’ naturale che ogni volta che ti esibisci davanti a grande platee questo peso lo senti, ma l’effetto rimbalzo di qualsiasi cosa si faccia a Sanremo rende tutto più pesante, preoccupante. E’ chiaro che questo “sentiment” nasce anche dalla consapevolezza che essere a Sanremo significa rispettare con tutto te stesso la meraviglia di quel palco.

Come l’hai vissuto questo Sanremo, vista la pressione del “favorito” prima della partecipazione?
Differentemente da chi ama definirmi “orso” e competitivo, con una certa leggerezza. Intendo dire “leggerezza” perché la cosa più importante non era arrivare primo, ma aver reso il giusto servizio alla mia canzone con la migliore performance possibile. Sia chiaro, speravo in un risultato migliore, non metto la testa sotto la sabbia. Ma la cosa fondamentale era non rimproverarsi di non aver cantato e suonato come si deve.

Le conseguenze del non aver vinto?
Diciamo che se la conseguenza di questo Sanremo fosse la stessa di quando non vinsi nel 2019 in termini di riscontro del pubblico, potrei ancora una volta rendermi conto di quanto possa sentirmi fortunato e felice. Non è una frase fatta, ma una consapevolezza, spero, che sia frutto di una acquisita maggior maturità. Ma anche ho un’idea ben precisa. Sono al quinto disco, ho 27 anni e sempre voglia di mettermi in gioco. Ma chi l’ha detto che se uno riempie gli stadi debba snobbare Sanremo? La trovo una cosa inconcepibile. Noi siamo artisti, la musica ci dà tanto, e noi dobbiamo restituire tutta questa gioia a chi ci segue. Non importa se in un Festival, in uno stadio, in un palasport, o in un’Arena, come la vostra a Verona, il palco per antonomasia. Importa tenere questo fluido di “vero amore esistenziale” sempre vivo, intenso, vero. Mi pare un ottimo motivo per continuare a mettersi al piano e tirarci fuori delle nuove canzoni, non credete?

Massimo Bolzonella nasce a Verona il 13 maggio 1965 intorno alle ore 22. Giornalista pubblicista dal 1991, ha prestato la sua voce alla radiofonia veronese per quasi 40 anni. Scrive e vive di musica Italiana, ha curato la comunicazione web di Umberto Tozzi per 12 anni. Sposato, ha due figli, due gatti e un cane. La frase della sua vita è "Sai dove vado adesso? A farmi il mondo", pronunciata da John Travolta nel film "Stayin'alive" dopo il trionfo da primo ballerino a Broadway.