L’avventura di Leonard degli Scout di Lugagnano al Jamboree mondiale di Seoul

“Disegna il tuo sogno”. Questo il tema al centro dell’incontro di decine di migliaia di scout, arrivati da ogni parte del mondo, svoltosi dal 31 luglio al 12 agosto a Seoul in Corea del Sud.

Un “Jamboree”, questo il nome dell’appuntamento che si svolge ogni quattro anni, caratterizzato da eventi atmosferici avversi sui quali si erano accesi i riflettori dei media internazionali. Leonard Ifrim, 15 anni, del reparto maschile “San Marco” del “Lugagnano 1”, è stato uno dei protagonisti del grande raduno mondiale.

“Un’esperienza indimenticabile e positiva nonostante tutto, a partire dal viaggio e dal cambio di fuso orario”, commenta visibilmente emozionato lo scout lugagnanese. “Cosa mi ha maggiormente colpito? Innanzitutto, la scoperta di nuove culture, la conoscenza di tanti coetanei provenienti da altri Paesi ai quali ci univa la comune appartenenza allo scautismo e ai suoi valori universali di pace, fratellanza, solidarietà… Poter socializzare con così tanti giovani è stata un’opportunità davvero unica. Ricordo poi momenti particolari come le escursioni in bici o il ‘volo’ sul gonfiabile dei vigili del fuoco. Ma nel cuore mi sono rimasti i modi sempre gentili e premurosi dei nostri compagni coreani anche se più discreti nei contatti fisici rispetto alle nostre abitudini”.

Grazie a questo spirito sono state quindi superate disavventure e difficoltà che hanno segnato l’incontro mondiale. Dal caldo eccezionale fino all’allarme per il preannunciato arrivo, tra l’8 e il 9 agosto, sulle coste coreane di un tifone devastante. Allarme poi fortunatamente ridimensionato.

“Dalle tendopoli abbiamo dovuto trasferirci in tempi stretti in strutture più sicure all’interno di campus universitari della capitale Seoul e di altri centri come Incheon – racconta Leonard -. Veramente indimenticabile, poi, è stata la grande festa finale all’interno dello stadio di Seoul. Sul palco si sono alternati cantanti e band con la loro musica travolgente”.

La festa finale del Jamboree nello stadio di Seoul.

Ma quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a intraprendere questa avventura così speciale? “Senz’altro quella di vivere al meglio per me e per il mio reparto questa esperienza…  E’ vero anche che ero partito con grandi aspettative e non pensavo di dover fare i conti con i contrattempi che purtroppo hanno segnato il Jamboree a partire dal caldo per finire al forzato trasloco che ci ha frammentati facendo un po’ perdere lo spirito del raduno. All’improvviso, infatti, ci siamo trovati a Seoul e a Incheon, solo fra italiani. Devo dire però – sottolinea Leonard -, che l’organizzazione è stata perfetta in tutto e particolarmente preziosa è stata la distribuzione, fin dai primi giorni, di acqua fresca”.

In Corea i partecipanti provenienti dall’Italia erano suddivisi in 24 reparti di formazione. “Il mio – spiega il quindicenne – era composto da 36 ragazzi e quattro capi. Insieme, nei sottocampi in cui eravamo dislocati, abbiamo svolto diverse attività formative”.

Che cosa porterai nel tuo reparto di quei giorni? “L’entusiasmo per un’esperienza che auguro a tutti di poter fare e, soprattutto, la bellezza di aver esperimentato le diversità tra popoli e culture e di come ci si possa arricchire reciprocamente dal punto di vista umano e culturale. Abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri. Significative sono state, per esempio, le visite ad un tempio buddista di Seoul e agli impianti di una discarica sostenibile, realizzata con criteri che rispettano l’ambiente”.