La solitudine delle madri

La recentissima vicenda della neomamma che, addormentandosi mentre allattava, ha soffocato il figlio appena nato è una tragedia che sconvolge nella sua assurdità, toccando nel profondo tutte le donne, che si sono sentite spesso inadeguate e sole al momento del parto e soprattutto dopo il parto.

Quando avrebbero avuto bisogno di tutto il sostegno possibile, tante donne hanno sperimentato invece l’invisibilità, la stanchezza estrema e al contempo hanno sentito il dovere di dimostrarsi fortissime ed in grado di gestire al meglio la privazione di sonno, gli sbalzi ormonali e la paralizzante paura di sbagliare tutto con quel batuffolo rosa che, anche se è il proprio figlio, all’inizio sembra un estraneo, incomprensibile nei suoi bisogni e indecifrabile nei suoi pianti.

E così hanno sorriso lo stesso, evitando di chiedere aiuto all’ostetrica, all’infermiera, al parente e all’amica per non sembrare deboli, sbagliate, inutili. Sono tante, tantissime le neomamme che hanno vissuto sulla loro pelle il mancato supporto del personale sanitario, la solitudine, il senso di colpa e più in generale un forte stress fisico e psicologico immediatamente dopo aver partorito, anche legato a rooming-in forzati, imposizioni relative all’allattamento e consigli non richiesti.

Leggere certi commenti sui social, sotto a questa drammatica notizia, mette a disagio, perché a fronte dei moltissimi che comprendono il dolore profondo di questa donna e del marito, indignandosi per chi non ha saputo supportarla in modo adeguato quando ne aveva più bisogno, c’è purtroppo anche chi la accusa, sostenendo in maniera diretta o velata che ha commesso un errore, che è colpa sua, che non doveva addormentarsi, e che, in sostanza, “non è una buona mamma una che fa così”.

Questi commenti sono agghiaccianti per tante ragioni, ma soprattutto perché vengono talvolta da donne, che evidentemente credono di essere Wonderwoman e che a loro non è capitato o non capiterà perché “più brave”.

Il mondo pretende che le donne siano sempre belle, felici, riposate e autonome anche un attimo dopo il parto, dimenticandosi però che quando nasce un bambino nasce anche una mamma.

Nonostante i corsi preparto, i consigli di chi ci è già passato e i mille manuali letti per prepararsi al lieto evento, diventare genitori all’inizio comporta fatica, smarrimento, disagio e disperato bisogno di comprensione, non solo fiocchi di tulle rosa o azzurri da appendere, tutine morbide da accarezzare e occhi a cuore.

Almeno noi donne questo non scordiamocelo, evitando di giudicare le altre solo per sentirci migliori, perché probabilmente non siamo state più brave ma solo più fortunate. Invece di sparare sentenze sui social senza un minimo di empatia, sarebbe il caso di spendere diversamente le energie, magari per l’ottenimento di tanti diritti che ci vengono ancora oggi negati, come quello di lavorare e nel contempo riuscire a pagare la retta del nido.

Nata a Verona nel 1977, si è diplomata al liceo classico e ha conseguito la laurea in Lettere presso l'Università di Verona. Sposata, con due figli, insegna Lettere presso il Liceo Medi di Villafranca. Lettrice appassionata, coordina il Gruppo Lettura della Biblioteca di Sona.