Anche se all’apparenza il periodo del lockdown a causa del virus Covid-19 sembra storia quasi dimenticata, pur essendo terminato nella sua forma più rigorosa solo due mesi fa, il tema di come la socialità della nostra comunità possa ritrovare nuova vita resta di fatto aperto.
A fronte dello smarrimento nel periodo dell’emergenza che non consentiva di uscire di casa per incontrare persone, come molti di noi era abituato, in questo periodo dove le restrizioni progressivamente si riducono, la tentazione a pensare che tutto torni come prima resta molto forte.
Possiamo dire che un certo istinto di conservazione ed una buona dose di resistenza al cambiamento siano umanamente parte di noi e quindi che un atteggiamento di ricerca di stabilità sia inevitabile. Ma ci sono diversi aspetti, emersi con l’effetto Covid-19, che non vanno trascurati e che devono servire per ripensare ad un nuovo modo di dare forma alla socialità del nostro Comune.
Primo fra tutti è che il Covid-19 non è scomparso, ha solo attenuato la sua forza, grazie anche a comportamenti che ne prevengono la diffusione, anche se non da tutti rispettati. Il virus di fatto è ancora presente e quindi tornare alla normalità pre Covid-19 significa non osservare con opportuna attenzione la realtà.
Questa dimensione è sicuramente la principale, ma non l’unica. La seconda dimensione che facciamo emergere da queste righe è che già in periodo pre Covid-19 l’associazionismo (migliore espressione della socialità territoriale) era diffusamente in difficoltà.
Una difficoltà legata in genere alla incapacità di attrarre nuovi volontari in particolare giovani e quindi alla conseguente crescente età media degli organismi direttivi e relativa mancanza di ricambio generazionale. Un passaggio questo non facile in quanto si scontra con visioni diverse, mutate nell’arco degli anni, su come considerare l’associazionismo e come sostenere una dimensione comunitaria in sé vitale.
Ma l’analisi non è finita con queste prime due osservazioni. Ve ne è almeno una terza, latente, legata alle prospettive economiche e conseguenti riflessi sul lavoro e relativo stato di necessità della comunità. Tutti sappiamo che l’effetto coronavirus ha colpito pesantemente l’economia non solo locale, ma anche internazionale. Al momento gli ammortizzatori sociali stanno attenuando l’effetto, ma l’autunno non tarderà ad arriverà con il relativo esaurimento di questi strumenti istituzionali di sostegno provvisorio alla carenza di occupazione.
Senza entrare nel merito di queste seppur importanti valutazioni economiche, se guardiamo da un punto di vista della socialità, possiamo dire che l’effetto Covid-19 nel medio termine darà evidenza di una situazione di crisi strutturale e del relativo impoverimento diffuso delle famiglie e quindi della comunità.
Queste ultime considerazioni non vogliono essere una analisi pessimistica del prossimo futuro, ma una oggettiva valutazione della realtà prossima a venire. Questa condizione farà emergere una fondamentale necessità di solidarietà, di cui troviamo traccia anche se estrema, alle origini del volontariato e della sussidiarietà in epoca ottocentesca, secondo la quale a fronte della necessità di risolvere i bisogni primari, lo Stato in quanto tale da solo non poteva risolvere tutto senza un significativo apporto della comunità intesa come insieme di persone che si riconoscono appartenenti ad un territorio.
Ecco allora una nuova prospettiva per l’associazionismo, indipendentemente dalla propria natura, per ripensarsi e rileggere la propria presenza a fronte di una necessità di cui abbiamo perso le tracce da decenni, ma che, pur con dimensioni non proprio miserabili, richiederà una partecipazione solidale diffusa.
Ecco allora, dall’evidenza di queste tre dimensioni, alcuni strumenti per rileggere la vita delle associazioni presenti nel territorio di Sona ed un loro nuovo ruolo per il prossimo futuro.
Come trovare nuove forme di socializzazione alla luce della prevenzione al coronavirus, e che vadano oltre l’utilizzo della mascherina?
L’esperienza del collegamento a distanza sperimentato durante l’emergenza non sarà sicuramente una valida alternativa, vista la povertà relazionale che riesce ad esprimere, ma sicuramente la tecnologia potrà facilitare talvolta le relazioni considerando anche che il tempo del volontario è molto prezioso e sempre carente.
Come avvicinare i giovani all’esperienza di volontariato al fine di riuscire ad attivare un dialogo intergenerazionale ed una conseguente continuità nella vita associativa?
Su questo punto si sta dimostrando molto interessante il progetto regionale sostenuto ad alcune associazioni locali, che alcune associazioni stanno sperimentando di riprogettare la propria vita associativa affiancate da giovani del territorio. Il tutto facilitato in modo strategico e fondamentale da un team di esperti che sta dando forma ad una nuova modalità di gestire la dinamica associativa. Nei prossimi mesi ne potremo misurare i risultati dal racconto diretto della loro esperienza e valutarne la loro diffusione in altre associazioni ancora.
Come trovare un proprio ruolo in un contesto sociale che sarà condizionato da una crisi economica senza precedenti dal dopoguerra?
Quello che va disegnato è un ruolo che dovrà saper esprimere valori e concreta solidarietà, assieme ad altre realtà associative ed all’ente comunale.
Come potete rilevare, che siate d’accordo o meno con la breve analisi presentata, il futuro prossimo che ci attende presenta uno scenario di vera prova di tenuta della dimensione sociale e comunitaria che la ricca presenza di associazioni del nostro territorio ha saputo costruire nei decenni trascorsi e saprà auspichiamo rinnovare.
Una occasione che per un motivo o per l’altro dovremo tutti affrontare e per la quale conviene farci trovare preparati.