Dopo la conquista di Roma nel giugno 1944 le truppe alleate, procedendo verso il Nord per molti mesi si trincerarono sulla “linea gotica”, una linea immaginaria che correva tra Viareggio e Rimini. E così gli Italiani del nord non liberato si trovarono sottoposti ad una durissima occupazione da parte dell’ex alleato che si considerava tradito e non mancò di farcelo capire.
Negli ultimi mesi del 1944, il Comitato di Liberazione dell’Alta Italia, organismo che dalla clandestinità gestiva l’opposizione al Regime fascista, alla Repubblica di Salò ed all’occupante tedesco lanciò un appello indirizzato ai Comitati di Liberazione regionali e provinciali, delle zone ancora occupate, per un’offensiva generale e soprattutto per assumere ove era possibile “la direzione della cosa pubblica, per assicurare la in via provvisoria le prime urgenti misure di emergenza per quanto riguarda la prosecuzione della guerra di liberazione (…) l’ordine pubblico, la produzione, gli approvvigionamenti, i servizi pubblici ed amministrativi.”
Si raccomandava inoltre la nomina di un Sindaco e di una Giunta Comunale “in cui siano adeguatamente rappresentate le diverse organizzazioni locali”. Anche a Sona, pur in presenza di un Podestà in carica, che peraltro cessò dal settembre 1943 a svolgere la funzione di Capo dell’Amministrazione per svolgere quelle di Commissario Prefettizio si insediarono un Sindaco ed una Giunta, formata da esponenti di area social/comunista e di area cattolica fino alle prime elezioni libere del 24 marzo 1946.
Il Consiglio comunale nominato nella seduta del 29 aprile 1945 dai rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale nelle persone di: Manzini Giuseppe, meccanico, comunista, Ledro Giovanni, agricoltore, Democrazia Cristiana, Cagliari Guerrino, studente in medicina, liberale, Ambrosi Angelo, agricoltore, socialista, risultò così composto: Manzini Giuseppe, meccanico, comunista – Pacini Giovanni, dottore in Scienze Politiche, Ufficiale mutilato – Corsi Guglielmo, dottore in legge, D.C.- Ledro Giovanni, agricoltore, D.C. – Ferrari Vittorio, agricoltore, comunista – Gasparato Ettore, meccanico, comunista – Ambrosi Angelo, agricoltore, socialista- Carlini Battista, esercente, comunista Campagnari Mario, ferroviere, comunista – Scattolini Carlo, capomastro, D.C. – Cappelletti Mario, impiegato, D.C.- Melegari Candido, acquaiolo, socialista, Ferrari Giuseppe, artigiano, comunista, Foroni Giovanni, insegnante, D.C.
Nelle delibere di Giunta, talune assunte anche prima della suddetta nomina e regolarmente controfirmate dal Commissario Prefettizio figurano i seguenti componenti: Sindaco di area social/comunista: Manzini Giuseppe di S. Giorgio, Assessore di area social comunista Adami Mario di Sona, Buttura Mario di Palazzolo e Cappelletti Mario di Sona. Assessori di area cattolica Foroni Giovanni di Palazzolo, Gottardi Serafino di S. Giorgio e Vivaldi Valentino di Sona.
Dopo l’8 settembre del 1943 nel nostro Comune si “ritrovarono” ex- militari che dopo l’armistizio avevano deciso di non aderire ad alcuna iniziativa militare e vissero “nascosti”, altri che accettarono di lavorare per la T.O.D.T., organizzazione dell’esercito tedesco che operava per opere pubbliche sul territorio. Molti erano già prigionieri in paesi stranieri, alcuni avevano aderito alla Repubblica di Salò, altri al nuovo esercito italiano schieratosi con gli alleati. Alcuni altri invece scelsero la strada di aggregarsi a reparti irregolari di Partigiani che tentavano, partendo da sedi nascoste nelle montagne, di rendere difficile la vita di tedeschi ed italiano di Salò.
Ecco alcuni episodi di quel periodo a Sona.
Il primo si colloca nelle settimane successive alla fine della guerra. Sul suolo italiano vi fu in molte Regioni il desiderio di ritorsione nei confronti di chi aveva collaborato con il Regime e con la Repubblica di Salò. Furono arrestate molte persone e si verificarono anche vicende tragiche di vendette personali. Anche nel nostro Comune si verificarono episodi di arresti di persone, senza peraltro alcuna conseguenza tragica.
In particolare a Lugagnano furono imprigionate nelle scuole elementari alcune persone che facevano parte dell’organizzazione del partito fascista, ma non solo. Fu anche arrestata l’insegnante elementare “storica” del paese che non aveva mai avuto alcun incarico all’interno del partito. Prevalse però in pochi giorni la moderazione, non potendosi imputare agli arrestati alcunché furono tutti liberati senza conseguenze, dopo alcuni giorni.
Il secondo episodio si colloca nell’ultimo periodo della guerra quando le frequenti incursioni aeree degli alleati costrinsero i tedeschi a far circolare i treni durante la notte. Per questa ragione a San Giorgio durante il giorno stazionavano spesso dei treni nel profondo tunnel ferroviario che divide in due il paese.
Tali treni erano ricolmi di rifornimenti di ogni tipo per l’esercito e attrassero subito l’attenzione degli abitanti della zona, ormai a corto di ogni tipo di merce commestibile e non. Iniziarono delle ruberie, anche se i treni disponevano di una saltuaria sorveglianza militare. Un certo giorno, fu attuato il saccheggio quasi totale di un treno che conteneva paglia e fieno. L’iniziativa portò un ufficiale dell’esercito tedesco dal Parroco al quale comunicò che se il maltolto non fosse tornato al suo posto entro la giornata avrebbe dato ordine di “bruciare” il paese di San Giorgio. Il Parroco con la bicicletta iniziò a passare da corte a corte trasmettendo la notizia che fu presa con la dovuta attenzione. Iniziò subito una “processione” di carri agricoli diretti al treno ed entro qualche ora tutto andò a posto.
Il terzo episodio ha come teatro Lugagnano dove nel pomeriggio del 25 aprile 1945, gli anglo-americani sono in arrivo. Alcuni camion carichi di tedeschi in fuga cercano riparo dall’aviazione nemica, che aveva avviato un attacco, addossandosi ai muri delle case vicine alla chiesa là dove la strada in centro paese si fa più stretta. Alcuni aerei cercano di colpirli scendendo in picchiata ripetutamente ed il forte mitragliamento resterà, ben visibile, sulla facciata del vecchio Asilo e dell’oratorio. Nessuna vittima però anche se molti incoscienti corsero a finestre e granai per vedere cosa stava succedendo. Il giorno dopo arrivano gli Alleati e quella via principale del paese sarà battezzata via 26 aprile, una data che non appare in alcun libro di storia e che ha sempre incuriosito chi a Lugagnano non era presente in quei giorni.
Il Comune di Sona ha subìto modesti bombardamenti o fatti di guerra particolari, anche se sul suo territorio dopo l’8 settembre 1943 stazionarono piccoli reparti di militari tedeschi. A Lugagnano, per esempio, stazionarono alloggiati in case private per quasi due anni dei marescialli dell’aeronautica che operavano presso l’aeroporto di Villafranca e nello stesso periodo fu attrezzato anche un deposito di automezzi dell’esercito tedesco, sempre con relativi alloggiamenti per i militari, requisiti ai civili.
A Sona un Comando militare era insediato sul monte Corno ed alcuni ufficiali erano alloggiati nella Villa Previtali (attuale Pizzeria Eire). A S. Giorgio un reparto tedesco stazionava in località Guastalla, mentre a Palazzolo si istallarono proprio in paese. Altro episodio si svolse poco dopo l’8 settembre 1943, quando un reparto in pieno assetto di guerra destinato a rinforzare le linee tedesche nel Sud Italia ormai occupata dagli Alleati anglo-americani si installò per un paio di settimane presso l’azienda agricola Zardini in Via Fusara occupando, pur in presenza di famiglie con bambini, stanze, stalle, aree agricole e creando non pochi problemi di convivenza ai proprietari ed appropriandosi dei pozzi, dell’attrezzatura e di ogni altra cosa disponibile.
Dopo un periodo di tolleranza i Zardini si rivolsero al Comando tedesco di Monte Corno ed inaspettatamente trovarono ascolto in tempi brevi potendo ritornare nella disponibilità della proprietà e di una vita normale. L’azienda fu comunque spesso oggetto di “requisizioni” di animali da parte dell’esercito occupante. Altro episodio interessò la stazione ferroviaria di Sona-Sommacampagna, che fu spesso oggetto di tentativi di bombardamenti perché i treni che stazionavano durante il giorno per sfuggire ai bombardamenti aerei sotto la galleria di S. Giorgio si posizionavano talvolta fino a quella stazione. Solamente una volta però il bombardamento ottenne un risultato con forti danni a munizionamenti e benzina che un treno in sosta conteneva.
Chi era in età da militare, ma presente per motivi diversi a Sona e non “nascosto”, nell’ultimo anno di guerra riceveva spesso dal Comune disposizioni precise, con programmazione oraria, per presidiare durante la notte le linee telefoniche ed elettriche per arginare i tentativi di sabotaggio dei reparti partigiani presenti in zona.
Il Baco da Seta ha dedicato un corposo Speciale ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale a Sona.