La Recensione: Un libro che vince un Oscar, “Stanza, letto, armadio, specchio” di Emma Donoghue

Trama e Recensione

“Room” è il film per cui Brie Larson ha appena vinto l’Oscar 2016 come miglior attrice protagonista. La trama si ispira al romanzo di Emma Donoghue “Stanza, letto, armadio, specchio”, che a sua volta rielabora, in parte, un fatto di cronaca conosciuto come “il caso Fritzl”, ovvero la vicenda di Josef Fritzl, il mostro austriaco che tenne segregata per anni la figlia in un bunker sotto casa.

Questo romanzo potrebbe sembrare adatto solo a chi regge le “storie forti” e invece, grazie alla bravura dell’autrice, il lettore non può che leggere tutto d’un fiato pagine in cui l’orrore si trasforma spesso in tenerezza, grazie alla voce narrante, Jack, il bimbo di cinque anni che vive nella Stanza, segregato insieme alla giovanissima madre, che lui chiama Ma’. Dentro la piccola Stanza, un capanno insonorizzato e nascosto in cui Jack vive da quando è nato, grazie alla fantasia gli oggetti quotidiani prendono vita e assumono significati quasi magici.

libroMa’ con intelligenza e grande amore ha creato un mondo per Jack all’interno della prigione, un piccolo universo di giochi e rituali per certi versi migliore di quello reale, dove Televisione porta dentro delle immagini che ha spiegato a Jack non essere reali, in modo da non fargliele desiderare.

In un certo senso questa è la stessa strategia che adotta Roberto Benigni nel film “La vita è bella”, quando cerca di mascherare l’orrore all’interno del campo di concentramento al figlioletto. Tuttavia la giovane madre capisce che questo stratagemma non può durare per sempre e deve trovare un modo per far uscire il figlio da lì, ingannando il loro aguzzino. Così, quando il bimbo compie cinque anni, Ma’ racconta a Jack la verità: il mondo non è tutto in quella stanza, fuori esiste una realtà infinita di possibilità ed esperienze per cui insieme devono escogitare un piano. Ma il Fuori è una minaccia agli occhi di Jack, un universo sconosciuto in cui non è sicuro di potersi sentire libero e sopravvivere.

L’originalità di questo romanzo non sta solo nella voce narrante ma anche nel fatto che la storia si fa interessante quando madre e figlio escono dalla Stanza, anzi forse in un certo senso è lì che il libro inizia davvero.  Quello che interessa all’autrice infatti è parlarci del rapporto d’amore più esclusivo che un essere umano possa creare, quello tra madre e figlio, toccando le nostre corde  più intime.

Emma Donoghue, attraverso il microcosmo della Stanza, ci parla della libertà di essere noi stessi in un mondo in cui spesso ci viene impedito in mille modi di esserlo, in cui perciò può nascere la convinzione che, paradossalmente, solo isolandoci possiamo preservare la nostra identità.

“Il mondo è più improvviso di come ce lo immaginiamo”.

La Scheda

“Stanza, letto, armadio, specchio” di Emma Donoghue, edizioni Mondadori, 2010, pp. 339.

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Nata a Verona nel 1977, si è diplomata al liceo classico e ha conseguito la laurea in Lettere presso l'Università di Verona. Sposata, con due figli, insegna Lettere presso il Liceo Medi di Villafranca. Lettrice appassionata, coordina il Gruppo Lettura della Biblioteca di Sona.