La Recensione
Michela Murgia è divenuta famosa come scrittrice quando ha vinto il Premio Campiello con “Accabadora”. Tuttavia prima,nel 2006, aveva scritto un altro romanzo oggi meno conosciuto ma significativo per temi e messaggio: “Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria”.
Da quella storia venne tratto un film di Paolo Virzì, “Tutta la vita davanti”, nel 2008, con le giovani e bravissime attrici Isabella Ragonese e Micaela Ramazzotti. Si può dire che molti scoprirono il libro dopo aver visto il film, di cui Michela Murgia fu anche sceneggiatrice.
Deh, direbbe Silvia. Ho iniziato a lavorare in un call center. Quei lavori disperati che ti vergogni di dire agli amici.
“Cosa fai?”
E tu: “Be’, mi occupo di promozione pubblicitaria”.
Che meraviglia l’italiano, altro che giochi di prestigio.
Il libro di Michela Murgia risale agli inizi degli anni Duemila e tocca il tema del precariato giovanile quando ancora non era un problema cronico in Italia. Esistevano da poco i call center, in cui finivano per trovare posto, frustrati e sottopagati, moltissimi neolaureati. Il romanzo si può definire autobiografico perché anche la Murgia si guadagnò da vivere vendendo online aspirapolveri per conto di una multinazionale statunitense e finì per riportare le sue riflessioni in un blog.
La protagonista del libro porta il nome di Camilla e racconta in forma di diario la vita della telefonista precaria, il cui compito è applicare varie strategie di vendita per abbindolare il maggior numero di clienti possibili. “Si può inchiappettare qualcuno in ogni posizione, nel Kamasutra del marketing”, scrive la Murgia. Più vendi, più vali e non importa con quali mezzi hai convinto il cliente a comprare quell’oggetto costosissimo, di cui probabilmente poteva fare tranquillamente a meno.
L’analisi dell’autrice è divertente ma spietata e mette a nudo sia come vengono manipolati i clienti ma anche il personale dell’azienda di vendite online, perché i giovani impiegati subiscono continue vessazioni e pressioni psicologiche, costretti a sopportare per non perdere il lavoro, ovviamente sottopagato e a tempo determinato.
La lettura fa scaturire una profonda indignazione per la situazione di sfruttamento in cui vivono i giovani come la protagonista e oggi, a quasi vent’anni di distanza, ci si trova a constatare con ancor più amarezza come le cose non siano in fondo così cambiate, se i nostri giovani laureati se ne vanno spesso all’estero perché faticano ad essere riconosciuti in Italia, dove vengono pagati in maniera inadeguata e sognano per troppo tempo un contratto a tempo indeterminato che consenta loro di pianificare un futuro dignitoso e stabile.
“Mi daranno il premio Nobel per il precariato. Per poi levarmelo dopo due mesi”.
La Scheda
“Il mondo deve sapere” di Michela Murgia, Einaudi, 2006, pp.166.