La profezia sanremese di Nostrabolzum ad un giorno dal via del Festival della Canzone Italiana

Non mi era mai capito di scrivere un pezzo in un contesto affascinante  come quello di questo lunedì mattina dolce e soleggiato.

Provo a descriverlo, in modo da avere la confortevole idea di non essere a chilometri di distanza da voi, amici lettori, ma di essere insieme in una sorta di uno spazio-tempo così definitivo da non sembrare solo virtuale.

Sono in un accogliente bar affacciato sul lungomare di Sanremo, con una giornata che da queste prime ore del mattino appare destinata ad essere meteorologicamente ed emotivamente serena.

Un leggero venticello, che pare fatto apposta per accarezzare il nostro “grande fratello blu”, un’alba cromaticamente accattivante delle prime ore del mattino; una quiete pacifica dalla sensazione apparentemente durevole. Lo so, l’avverbio “apparentemente” pare insinuarsi nel contesto della strombazzata impertinente di un autoarticolato, mentre un’orchestra di 78 elementi sta suonando una suadente suite. Si tratta di una  partecipazione corale di un insieme di strumentisti sapientemente coordinati, cosi da  far risultare ogni piccolo spazio etereo una porzione meravigliosa di cielo musicale della vita.

Ma il calendario parla chiaro: l’oasi che vi sto raccontando, altro non è che una sorta di provvisorio trasporto sensoriale che domani verrà completamente rapito dall’arrivo della settimana più bella per chi fa il mio lavoro: quella del nostro grande, unico e prezioso Festival della Canzone Italiana.

A quest’ora Sanremo è un gigante addormentato, ma è già un gigante. Soltanto con noi addetti ai lavori, la piccola perla ligure è già frequentatissima. Nel tavolo alla mia destra, per esempio, undici musicisti stanno accordando degli strumenti e condividendo l’apprezzamento per la costruzione musicale di un pezzo, che ovviamente non cito per mantenere quella che ritengo una regola fondamentale del “politically correct” giornalistico: evitare qualsiasi possibile condizionamento nei confronti dei fruitori di quanto pubblicamente diffuso.

Vi sto illustrando una visione fuori dagli schemi tipici della Sanremo canzonettara, per comunicarvi un pensiero diretto e felicemente spontaneo: come sono contento di essere nuovamente qui!

Il Maestro Caruso coniò la frase “Perché Sanremo Sanremo!” e mai slogan fu più benedettamente calzante. Nell’immagine pubblica ci sono il palco più famoso d’Italia, il teatro più famoso d’Italia, la sala stampa più famosa d’Italia, il Casinò più famoso d’Italia. Ma Sanremo è assolutamente “di più”, molto di più!

Sanremo è la Festa popolare della Musica per eccellenza. Una festa che coinvolge tutte le persone che passeggiano felicemente per vedere le frasi celebri della canzoni esposte nelle parti alte delle strade, delle vie e delle piazze. Sbirciare negli alberghi per vedere se sia possibile incontrare un cantante, fare un selfie con la gioiosa statua dell’immortale Mike. Stazionare di sera davanti ai molti ristoranti riservati ai vip, per assaporare l’idea di partecipare in qualche modo a un momento di relax da ricchi.

E poi i tanti palchi in giro per cantare, suonare, giocare, stare insieme. Una festa ed tutti e con tutti, n nome della Dea Musica. Ah Musica, una parola: mu-si-ca. La parola più importante?

No, amiche e amici del Baco. Non “la parola più importante”, ma piuttosto l’elemento più concreto e fondamentale di questa festa. Anno 2022, un anno fa, tutto fu centrato: la crescita della dimensione artistica, il forte apporto di numeri di vendita a un mercato discografico che nella sua gracilità trova nel Festival motivo di sopravvivenza.

Anno 2023 che inizia domani. Fatemi azzardare, manco fossi Nostrabolzum. Cosa voglio dire? Dico che Sanremo 2023 sarà ancora migliore. Non era facile allestire un cast fortemente credibile dopo il trionfo del Festival di un anno fa. Amadeus, Coletta, lo staff tutto ci sono riusciti. L’elemento di composizione del cast degli artisti in gara è contraddistinto da una varietà generazionale assolutamente senza precedenti. Saranno le persone degli “anta” a scoprire Lazza, o gli adolescenti a conoscere Gianluca Grignani? Io dico tutti e due, ed è una prospettiva semplicemente meravigliosa.

La più grande lacuna degli ultimi vent’anni in fatto di musica e costume è stata proprio la brusca frenata del passaggio generazionale comunicativo da padre e figlio, da fratello a sorella, da amico ad amica. Ma il lavoro fatto con Sanremo in questi ultimi anni è stato sin da subito impostato per riuscire nel medio termine a recuperare con coraggio questo tesoro di inestimabile valore che stava andando irrimediabilmente perduto.

Quest’anno ne sarà l’ufficiale e definitiva consacrazione. Ci saranno più ascolti, più introiti pubblicitari, più canzoni che dureranno nel tempo. Come leggete, non ci giro intorno. Dichiaro, senza macchia e senza paura.

Rileggetevi il cast, in gara e non. I duetti che ci saranno, gli ospiti. E confrontateli con le edizioni degli anni ’80, che molti incoscienti invocano incomprensibilmente come le annate “gold” della nostra canzone. Del resto, chi non ha a casa le discografie complete di artisti di grande riscontro popolare quali Flavia Fortunato, Lena Biolcati, i Jalisse, Enzo Malepasso, La Bottega dell’Arte, Mario Castelnuovo, Christian, Cinzia Corrado? (citazioni “random” assolutamente casuali, diversamente dal voluto sarcasmo in merito alla gold music).

Ciao a tutti, vi aspetto domattina con l’editoriale del “Baco da Festival” pre-partenza. Scaldiamo i motori! Sanremo is coming!

Massimo Bolzonella nasce a Verona il 13 maggio 1965 intorno alle ore 22. Giornalista pubblicista dal 1991, ha prestato la sua voce alla radiofonia veronese per quasi 40 anni. Scrive e vive di musica Italiana, ha curato la comunicazione web di Umberto Tozzi per 12 anni. Sposato, ha due figli, due gatti e un cane. La frase della sua vita è "Sai dove vado adesso? A farmi il mondo", pronunciata da John Travolta nel film "Stayin'alive" dopo il trionfo da primo ballerino a Broadway.