Riportiamo alcuni articoli pubblicati sul Corriere della Sera dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento, riguardanti il Comune di Sona (tratti dall’archivio storico del quotidiano milanese).
Pare quasi impossibile che il più importante quotidiano italiano, a tiratura nazionale, si sia interessato del mondo piccolo del nostro territorio, a quell’epoca ancora più piccolo. Evidentemente accadevano anche da noi, ogni tanto, dei fatti degni di nota, per lo più relegati nelle pagine interne in rubriche tipo “Notizie varie dalle Provincie”.
Ucciso a sassate a Lugagnano (25 settembre 1877)
I giornali di Verona raccontano un orribile assassinio. La mattina del 23, i viandanti i quali passavano dalla strada che da S. Massimo conduce a Luganano furono sgomentati da un’orrenda vista. Un uomo giaceva supino a terra, nel mezzo della campagna, morto in un lago di sangue, in un’attitudine tuttora minacciosa. Teneva stretto ancora rabbiosamente nella mano destra un sasso. Aveva il capo fracassato, così che alcune schegge di ossa gli si rinvennero nel cervello. Sul viso avea pure delle ferite di arma tagliente, ma non gravissime. Fu constatata causa unica della morte i colpi di sasso sul cranio dell’assassinato. La vittima di così nero delitto fu riconosciuto per certo Biscieri, d’anni 33, di Bergamo. Nel pomeriggio del 24 avea attaccato rissa con alcuni suoi compagni. Fu arrestato e messo nella camera di custodia dell’ufficio di P.S. sezione Veronetta. Ma riescì a fuggire lasciando nel carcere la sua giacca. Uscì di città e andò in quei luoghi ove trovò la morte. Perché il fatto sia avvenuto in quel luogo, è tuttora un mistero. La causa del delitto è attribuito alla gelosia.
Il figlio di un giudice che uccide la matrigna (11 agosto 1905)
In una villa presso Lugagnano, il giovane Nicola Filippi, diciottenne, figlio di Raffaele Filippi, giudice a Lanciano, uccideva a coltellate la matrigna Giustina Riva, di 54 anni. Questa da un mese si era divisa legalmente dal marito per incompatibilità di carattere. Si era recata alla villa per parlargli, quando il figliastro l’affrontò e l’uccise. L’assassino si è dato alla fuga.
La Brigata Roma a Sona (11 agosto 1919)
Alla Brigata Roma è stata ieri solennemente consegnata a Sona (Verona) l’insegna offerta dall’Amministrazione comunale romana. Ha pronunciato un elevato discorso il sen. Lanciani.
Un aeroplano abbandonato a Lugagnano (30 giugno 1920)
Un aeroplano è atterrato in un campo presso Lugagnano (Verona), rimanendo colà abbandonato dal pilota che si è misteriosamente eclissato. Si ritiene che il velivolo, proveniente da Fiume, sia stato colpito da un guasto al motore, costringendo l’aviatore a scendere e prendere il treno per tornare donde era venuto.
Violenze fasciste a Palazzolo (16 ottobre 1922)
Individui indossanti camicia nera aggredirono a Palazzolo di Sona (Verona) un gruppo di fascisti ferendo a bastonate al capo il rag. Renato De Trombetti di Verona. Seguì una violenta mischia: i sovversivi furono messi in fuga. Uno, armato di pugnale, fu arrestato.
La terribile sventura d’un contadino di Sona (15 maggio 1936)
In contrada Colombaron di Sona il contadino Mario Antolini di 25 anni, mentre maneggiava una rivoltella, ha lasciato inavvertitamente partire un colpo che ha preso in pieno petto la madre Rosa Nicolis, di 65 anni, che è spirata all’istante per lesione al cuore. L’involontario matricida, terrorizzato, è fuggito per i campi, dove poco dopo è stato raggiunto dai carabinieri e tratto in arresto.
Malfattore gravemente ferito in un conflitto coi carabinieri a San Giorgio (20 settembre 1957)
Verso le 4 di stanotte, un malvivente, dopo aver compiuto con altri due un’impresa ladresca in un bar di San Giorgio in Salici, frazione del comune di Sona, è rimasto ferito – pare in modo grave – in un conflitto a fuoco sostenuto con i carabinieri del comando di Castelnuovo. Ora la polizia attende il malfattore al varco di qualche ospedale o ambulatorio dove senz’altro sarà costretto a recarsi, per le indispensabili medicazioni.
Singolare anomalia d’un contadino di Sona provocata da una caduta (6-7 marzo 1959)
Per quindici anni, un contadino di Sona (Mancalacqua, n.d.r.), Albino Mazzi, di 71 anni, ha vissuto, senza saperlo, con un solo polmone. Al posto dell’organo non funzionate, gli si era trasferito lo stomaco. La strana anomalia è stata scoperta per caso. Giorni addietro il contadino – che era sempre stato bene e non aveva mai accusato disturbi particolari – si ammalò di polmonite e venne visitato dal medico condotto. Guarito, per consiglio dello stesso medico (il quale aveva constatato, sebbene senza poterne chiarire le ragioni, che gli organi del paziente presentavano singolari anomalie) il contadino si recava all’ospedale di Bussolengo per un controllo radiologico, e risultava che il polmone sinistro era scomparso ed al suo posto si era trasferito lo stomaco. Il Mazzi, circa quindici anni fa, mentre raccoglieva pesche nel suo podere servendosi di un cavalletto, era caduto dall’altezza di due metri, andando a sbattere contro la cesta di raccolta che teneva legata alla cintola. Si fratturò quattro costole e rimase un po’ di tempo in cura. Appena si sentì guarito, riprese la sua vita normale, senza sospettare la rivoluzione che, probabilmente in conseguenza della caduta e della frattura costale, era avvenuta nel suo torace, perché lo stomaco era stato spinto verso l’alto, e aveva compresso il polmone. I medici non ritengono che sia necessario un intervento chirurgico per restituire il suo torace alla normalità, data l’età del Mazzi, il quale, d’altra parte, sta benissimo.