La mia terra che oggi trema ed il bisogno di essere uniti

Quello che sento è un serio senso di colpa perché quest’anno non ho fatto le vacanze nel mio paese natale oggi colpito dal terremoto. Io sono marchigiana.

Quello che sento è un senso di colpa perchè stanotte dormirò nel mio letto, con la mia famiglia con i miei cani. Coperta, dissetata, sfamata, pigiamata.

Quello che sento è un vergognoso senso di sazietà perchè ho molto. E anche se la mia vita è già stata segnata da gravi lutti, riesco a pensare che io sono qua. Impotente.

La mia terra sanguina, piange, e io sono attonita davanti al video, al telefono con gli amici, con i miei parenti che hanno paura di perdere quello che fino a ieri era scontato.

La prima cosa che ho provato dopo il senso di colpa, è stata la gratitudine nei confronti di chi sta facendo qualcosa. Di chi sta organizzando qualcosa che serva. Ho telefonato alla mia veterinaria perchè insegna in un gruppo cinofilo che è partito stamattina presto per recuperare chi si può ancora recuperare, ho chiamato i miei amici volontari  marchigiani che stavano caricando acqua e viveri e li ho ringraziati, ho comprato on line un brano di Fiorella Mannoia che ha messo a disposizione una struttura di sua proprietà per ospitare sfollati.

Ho fatto la spesa comprando prodotti marchigiani e sicuramente troverò presto qualcuno a cui fare una piccola donazione; se una parte delle mie tasse saranno devolute alla causa, bene: sarò contenta di pagare. Una volta tanto.

Ma non cedo alla visione discutibile dei politici bravi e non, che vanno a dire la loro, non cedo alle proteste contro i famosi immigrati che vivono nei cinque stelle con piscina, no. Non riesco a vedere il male umano oggi.

Oggi vedo un mondo che si muove e mi odio per non essere ancora donatrice di sangue. Come posso non donare ancora il mio sangue? Ma chi credo di essere per tenere il mio sangue solo per me? No, non voglio un capro espiatorio.

Non mollo la malinconia per il mio paesello per lasciare il posto alla facile rabbia da social network.

Preferisco colmare il senso di inadeguatezza, facendo qualcosa che posso fare per qualcuno a me vicino, anche se non è una vittima del terremoto. Penso sia giusto, oggi, domani e fino a che il riflettore sarà acceso (per i più eroici anche dopo) fare una piccola buona azione da giovane marmotta che plachi l’ansia.

E penso, anche se non mi piace, che mi libererò presto dei cattivi facili. Dei cattivi inutili, degli odiatori da divano.

Ho bisogno di espiare il mio senso di colpa per il fatto di essere viva, pensante e potente. Forse siamo impotenti per non essere fisicamente sul posto, ma abbiamo competenze e possibilità per fare altro.

Qualcosa che non sia odiare, disprezzare, giudicare. Qualcosa di buono che smuova la terra, come il terremoto. Qualcosa di buono come la mia terra che oggi trema.

Nata a Fermo (AP) il 21 dicembre del 1968, vissuta a metà tra Lugagnano e il resto del mondo. Appesa da sempre tra l'imparare e l'insegnare, non a caso si occupa di formazione per adulti.