Il grande poeta libanese Khalil Gibran un giorno scrisse che il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta. Un’immagine che è diventata concreta in una piovosa serata di novembre, quando la redazione del Baco è stata ospite delle prove del Coro ANA Amici della Baita degli Alpini di Lugagnano.
Quella del Coro degli Alpini di Lugagnano è una straordinaria esperienza di passione e di cultura, nata sei anni fa per iniziativa della Maestra Giulia Favari a cui hanno risposto in molti. Tanto che oggi il Coro conta quasi quaranta elementi, giovani e meno giovani, da Lugagnano ma anche dalle altre frazioni di Sona e oltre.
La sera delle prove è tradizionalmente il martedì, ed è stato proprio ad una di queste prove che il Baco è stato invitato a partecipare, a conferma della profonda e salda amicizia che lega la nostra redazione alle Penne Nere del territorio.

Già passare dal freddo e dalla pioggia delle strade alla calda accoglienza della Baita è un piacere che scalda l’anima. Ma poi il trovarsi letteralmente immersi in cantate allegre e struggenti, tragiche e gloriose, ha reso tutto realmente magico.
Visioni corali di montagne innevate, canti dolorosi ma pieni di speranza dei nostri soldati nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, arie semplici ma ricche della saggezza dell’antica tradizione contadina: quanta vita abbiamo vissuto in quell’ora di canti.
E che bellezza vedere questo robusto gruppo di coristi – guidati con dolcezza, piglio combattivo e competenza dalla giovane Giulia – fondersi in una sinfonia di voci a comporre un mosaico sonoro straordinariamente coinvolgente.
Come ha ricordato nel suo saluto alla nostra redazione il Presidente del Coro, l’istrionico Massimo Adamoli, sono indicative del momento storico non facile che stiamo vivendo in Italia le parole con le quali il mitico Bepi De Marzi, 84 anni, simbolo della coralità popolare italiana e autore di canti eterni come “Signore delle Cime” ha scelto qualche settimana fa il silenzio: “perché l’Italia non sa più ascoltare. La sua storia, quella degli altri. E perché insieme sembra non volere più né cantare, né vivere”.
“Il nostro Coro ha appunto anche lo scopo di portare nella comunità la gioia di cantare come gioia di vivere. Perché è vero che siamo diventati una società che fatica ad ascoltare, che fatica a sforzarsi di capire. Ed è per questo che anche il vostro lavoro di informazione sul territorio – ha aggiunto Adamoli, rivolgendosi ai redattori del Baco – è così importante”.
Parole, quelle del Presidente Adamoli, che ci hanno confermato la centralità dell’esempio dato da questo Coro, come da tantissime altre esperienze di volontariato del nostro territorio, dove la passione e l’impegno portano a risultati importanti, che nobilitano chi li raggiunge e portano luce a tutta la comunità.
Dopo la cantata, la serata in Baita si è conclusa, come accade tra amici veri, con un superbo piatto di risotto, un bicchiere di vino rosso, gustose castagne arrosto e qualche chiacchierata fatta bene. Con una fisarmonica e altri canti struggenti ad accompagnare un momento di comunità vera.
Uscendo il Capogruppo Fausto Mazzi ci ha raccontato che domenica ospiteranno in Baita, con un pranzo e i canti del Coro, il Gruppo Primavera di Lugagnano, che si occupa di supportare ed animare persone disabili assieme alle loro famiglie. Grandi Alpini, come sempre.
(Nel video qui sotto uno dei canti eseguiti in Baita: “Me compare Giacometo”)