La leggenda dei puòti. Una delle più belle tradizioni legate alla festa di Santa Lucia

La notte di Santa Lucia porta con sé il piacere delle tradizioni in cui ritrovarsi e tornare ad essere un po’ bambini, a sentire le radici delle nostre comunità. Tra i tanti riti del passato che continuano a vivere intorno alla santa più amata dai bimbi veronesi, va ricordato sicuramente quello dei puòti, dolcetti che da generazioni si preparano a Verona tra fine novembre e il tredici dicembre.

In dialetto veneto puòto significa “bambolotto” e infatti la forma di questi dolci lievitati ricorda quella stilizzata di un bambino. Esistono più ricette dei puòti, che possono essere soffici, simili per consistenza ad un pan brioche, ma anche di frolla, con sopra zucchero a velo o granella.

In Lessinia la preparazione è di un certo tipo, altrove, per esempio a Quaderni di Villafranca, di un altro. A Badia Calavena i puòti di Badia sono un vero e proprio marchio, dove la figura del puòto augura a tutti, in cimbro, un Suaze Bintar, cioè un “Dolce inverno”, in una ricetta che mescola zucchero, burro, uova, latte, farina, lievito e, dopo la cottura, una immancabile spolverata di zucchero a velo.

Questi dolci della tradizione erano sempre presenti un tempo nel piatto di Santa Lucia, quando i bambini veronesi non trovavano caramelle e stecche di cioccolato, ma un puòto, una mela e poco altro. I più fortunati (e ricchi) ricevevano anche mandarini e frutta secca.

La cosa più bella di tutte, quando si scopre la bontà di questi dolci tipici, è conoscere la storia che sta dietro. La leggenda infatti vuole che, mentre nevicava, in una fredda notte di Santa Lucia, una misteriosa donna bussasse alla porta di una casa dove abitava una famiglia molto povera, che soffriva il freddo e la fame.

Nonostante l’indigenza, diede accoglienza davanti al focolare alla strana signora, che venne a sapere dai bambini di quella casa che speravano di ricevere dei doni il giorno dopo, in particolare delle bambole.

Scoprì anche che il papà e la mamma di quei piccoli erano troppo poveri per poter comprare loro dei giochi, così la donna decise di insegnare alla padrona di casa, usando i pochi ingredienti presenti nella cucina, la ricetta dei biscotti a forma di bambola, i puòti.

Nella umile cucina come per magia la farina sembrava moltiplicarsi, il fuoco nel camino improvvisamente crepitava e la neve, fatta entrare dalla porta, ricopriva i dolcetti trasformandosi in zucchero a velo.

La serata diventò magica, quando i puòti profumarono la cucina. Mentre gli occhi di tutta la famiglia brillavano per lo stupore e la felicità, la misteriosa signora si mise in fretta lo scialle in testa e scomparve nel buio della notte. Il giorno successivo, il tredici dicembre, la famiglia trovò al risveglio una quantità di puòti così grande da sfamare tutti i bambini della contrada.

Nata a Verona nel 1977, si è diplomata al liceo classico e ha conseguito la laurea in Lettere presso l'Università di Verona. Sposata, con due figli, insegna Lettere presso il Liceo Medi di Villafranca. Lettrice appassionata, coordina il Gruppo Lettura della Biblioteca di Sona.