Ci sono vite brevi e ci sono vite lunghe, ma in prospettiva non è questa la cosa più importante: alla fine, quello che rileva di più è se quella determinata vita ha lasciato o meno un segno.
Sembrerebbe l’inizio di un elogio per una esistenza breve ma intensa, piena di significato, e invece parliamo di una persona che di anni stava quasi per compierne novantacinque. Oggi, infatti, si è celebrato il funerale di Pierina Gasparato di Lugagnano, nata ad inizio estate del 1927 e morta sabato 19 marzo scorso.
Cosa può dirci la vita di una persona nata due anni prima dell’avvento dell’irrigazione, letteralmente rivoluzionario per Lugagnano, quando oggi fatichiamo ormai a credere che ci sia stata un’epoca prima di internet? Cosa può darci il ricordo di una persona che non ha ricoperto cariche pubbliche, non ha ricevuto onori per azioni od opere che han dato lustro al paese, non ha viaggiato chissà dove, non ha lasciato scritti o edifici memorabili?
Può dirci di una vita votata all’altruismo e può darci un ricordo da tramandare, proprio perché altrimenti affidato “solo” a chi la dedizione, la semplicità, la determinazione di Pierina ha avuto motivo di sperimentarla, mentre il tempo continuerà a diradare i testimoni del suo lungo e silenzioso servizio.
Pierina quasi ci nasce, impregnata del senso del dovere alla carità: sono valori contadini, familiari, paesani molto diffusi. Questo a dire che, per distinguersi nella loro pratica, bisogna allora esercitarli ad un livello davvero superiore: oggi, domani e ancora dopodomani, per anni, anni ed anni, in ogni circostanza che si presenti. Così soltanto si costruisce una reputazione di straordinaria disponibilità, in mezzo alle molte donne che, tra pochi campi e tanti figli, riescono comunque a ritagliare una fetta della loro dura vita per aiutare gli altri, con la parrocchia a fare da motore e collettore.
Quasi ci nasce, dicevamo, in questo humus e da subito ci cresce: in casa arriva una sorellina con dei gravi deficit (all’anagrafe Maria, ma in realtà Cochi per tutto l’allora piccolo paese) e Pierina entra in simbiosi con questa creatura bisognosa di tutto, giorno e – letteralmente – notte, nonostante sia lei stessa una bambina. Lo farà per quasi settantotto anni, accudendola come e più di una madre. Si voterà a lei rinunciando a crearsi una famiglia propria, ma riuscirà nel frattempo ad esserci sempre per l’assistenza ai malati, svolgendo in concreto un servizio infermieristico per Lugagnano, che fino agli scorsi anni Cinquanta era scoperto di un medico residente.
Non ci sono feste né orari per rifiutare o solo ritardare una iniezione, seguendo l’esempio delle sue zie Maria e Rosi Vantini, che la stessa missione di presidio sanitario di fatto svolgevano in paese fin dal primo dopoguerra: oggi forse fatichiamo a capire quanto sollievo potesse recare un simile intervento, in situazioni che non potevano sperare in altre cure mediche urgenti.
La forza, la determinazione con cui Pierina ha perseguito questa sua dedizione all’altruismo, l’ha portata a lavorare nel gruppo Carta, una istituzione per la Lugagnano degli scorsi anni Settanta, Ottanta e Novanta, in cui si ritrovavano giovani e non, per praticare una raccolta porta a porta settimanale di carta e cartone, con cui finanziare attività parrocchiali e missionarie. Ma anche il gruppo per l’Ammalato l’ha annoverata per decenni fra i suoi volontari, sempre pronti a fornire aiuto nelle famiglie che, con un infermo, non potessero contare – tanto meno allora – sulla rete di assistenza pubblica.
Una determinazione dura, forte e soprattutto schiva nel fare del bene agli altri, scansando in modo quasi brusco qualsiasi visibilità o accenno di ringraziamento. E al contempo aprendo sempre la porta della sua casa a chiunque ne avesse bisogno: da ultime, le badanti che cominciavano ad arrivare nelle nostre terre, con un lavoro ma senza un proprio spazio per i pochi momenti liberi dal servizio.
Gli ultimi mesi sono stati difficilissimi, per Pierina: orgogliosa della sua autonomia, ha patito dolorosamente il doversi piegare alla necessità di farsi assistere, lei che così tante persone aveva assistito. Ha chiesto solo di poter morire nella sua casa affacciata sulla via principale di Lugagnano.
Lì, pochi giorni fa, si è presentata la signora che durante il mercato settimanale gestisce il banco proprio di fronte e ha riconsegnato la chiave che Pierina molto tempo fa le aveva dato, per poter entrare al bisogno ed usare del bagno: che non dovesse così nemmeno suonare il campanello. Quando si dice una casa aperta a tutti…