L’articolo 53 del testo unico degli enti locali prevede che il vicesindaco sostituisce il sindaco in caso di assenza o di impedimento temporaneo, nonché nel caso di sospensione dall’esercizio della funzione. Un ruolo, pertanto, fondamentale di supporto al primo cittadino per garantire continuità e stabilità di governo in ogni circostanza.
Anche per questo motivo era apparsa da subito poco comprensibile la decisione del sindaco di Sona Gianluigi Mazzi di effettuare una rotazione di quel ruolo all’interno della sua giunta.
Dei motivi iniziali di questa scelta abbiamo parlato più volte. Non pienamente soddisfatto dell’operato dell’assessore Gianmichele Bianco, vicesindaco indicato dopo le elezioni del 2018, il sindaco Mazzi con un provvedimento del 9 gennaio 2020 aveva appunto deciso di turnare il ruolo di suo vice.
Così abbiamo avuto, dopo Bianco, il vicesindaco Roberto Merzi nel 2020, la vicesindaco Elena Catalano nel 2021 ed il vicesindaco Gianfranco Dalla Valentina in questo 2022 e ora, dal primo gennaio 2023, a diventare vicesindaco per i sei mesi che porteranno i sonesi al voto nel 2023 è il quinto in giunta: l’assessore Monia Cimichella.
I motivi ufficiali di questa rotazione, quelli per capirci che vengono scritti nei comunicati stampa, sono che vi è la volontà del sindaco Mazzi “di concedere agli assessori la possibilità di avere una esperienza più completa della complessità di ciò che significa mandato amministrativo, comprese le capacità di ascolto, condivisione e assunzione collegiale delle responsabilità che l’esercizio decisionale impone”.
Nella realtà, l’effetto ottenuto è proprio il contrario. Perché a Sona la figura del vicesindaco si è trasformata da anni da quella di braccio destro del primo cittadino, pronto ad affiancarlo, consigliarlo e sostituirlo garantendo, come si diceva sopra, omogeneità all’azione amministrativa, in una figura sbiadita, priva di reale importanza e valore. Un titolo svalutato, privo di veri contenuti e di concreta forza propulsiva all’interno dell’amministrazione. Una casacca prêt-à-porter che passa di mano in mano.
Solo nelle ultime settimane, per dire, con vicesindaco Dalla Valentina, è capitato che qualche cittadino mi parlasse, indifferentemente, del “vicesindaco Merzi” o della “vicesindaco Catalano”. Tranne che per gli addetti ai lavori, oggi non si sa, in fondo, nemmeno chi sia il vicesindaco di Sona.
Perché si è arrivati a questo punto? Qui inevitabilmente si finisce diritti nel paradosso del gatto che si morde la coda. Le versioni sono infatti molto differenti, a seconda della prospettiva da cui ci si pone. Sindaco troppo accentratore perché gli assessori non sono spesso all’altezza o assessori spesso non all’altezza perché sindaco troppo accentratore? Eccolo, il gatto che si morde la coda.
Quello che è certo è la turnazione codificata dei vicesindaci, anno per anno, non ha precedenti. Ma ci auguriamo soprattutto che non abbia futuro. Un Comune importante e complesso come Sona ha bisogno, accanto ad un sindaco forte e nel pieno dei suoi poteri, anche di un vicesindaco nelle stesse condizioni. Reali, non solo di facciata.
Perché da questo discendono una serie di conseguenze importanti: un sindaco non più costretto ad interpretare tutti i ruoli in commedia, un vicesindaco che diventa figura di totale fiducia del primo cittadino, affiancandolo nelle scelte politiche ed amministrative, ed una giunta chiamata, senza alibi, alle piene responsabilità per le quali è stata eletta.