Il Vicesindaco Bianco scrive a Mattarella: “Con la nuova tassazione colpita anche l’Università Popolare di Sona”.

In questi giorni il Vicesindaco di Sona Gianmichele Bianco ha preso carta e penna e ha deciso di scrivere direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Motivo? Le nuove disposizioni sull’applicazione dell’IVA che vanno ad assoggettare alla tassazione ordinaria del 22% le attività di formazione che non siano strettamente scolastiche e universitarie. Quindi, ad esempio, tutta l’attività dell’Università Popolare di Sona.

“Illustrissimo. Sig. Presidente – esordisce il Vicesindaco Bianco nella sua lettera -, il Comune di Sona, provincia di Verona, nel quale svolgo l’appassionante esperienza di Vicesindaco con delega alla Cultura, da anni annovera la più importante Università Popolare della Provincia: più di 750 iscritti ai 60 corsi annui che proponiamo. Una frequenza per lo più di persone “mature” che hanno atteso quel momento della vita per apprendere le arti, la letteratura, la filosofia, la storia, le lingue, argomenti scientifico-medici, e molto altro. Ma il prossimo anno corre il rischio di essere diverso. Molto diverso, perché vedrà sicuramente una forte riduzione del numero di studenti”.

“Perché? Il nostro Paese – prosegue Bianco – ha recentemente recepito una decisione della Corte di Giustizia europea prevedendo l’assoggettamento dell’I.V.A. dal 1°gennaio 2020 per i corsi diversi da quelli scolastici e universitari, che sono esentati. Nel recepimento della sentenza il nostro legislatore si è subito prodigato nello stabilire l’aliquota ordinaria al 22% per le attività di formazione extra scolastiche e extra universitarie”.

Per effetto delle decisioni del nostro legislatore nascono interessanti confronti: l’I.V.A. applicata alle attività formative diverse da quelle scolastiche e quelle universitarie sarà del 22%, mentre è al 4% per i beni alimentari, di prima necessità, ed è al 10% per i beni e prodotti turistici e per le opere edili.

“Così la formazione – spiega il Vicesindaco di Sona, che già nel 2015 si era rivolto direttamente a Mattarella sul tema dei costi della cultura – sarà considerata una prestazione che merita l’imposta sul valore aggiunto più onerosa rispetto a costruire una casa o un grattacielo, ad esempio. Le quote di iscrizione ai Corsi dell’Università Popolare, veri e propri momenti formativi di elevato spessore erogati ormai ordinariamente da tanti Comuni che credono nella Cultura come elemento permanente e capace di cambiare la nostra esistenza, la nostra società e il mondo, divengono quindi imponibili I.V.A. al 22%”.

“Dovremo spiegare ai nostri 750 frequentatori dei 60 corsi erogati dal piccolo Comune di Sona di diciottomila abitanti subiranno un aumento del 22% perché ora si deve prevedere l’I.V.A. Dovremo spiegare queste cose a chi in un’età prevalentemente anziana si è rimesso in gioco. Per l’Italia quei corsi di formazione erogati da un suo stesso apparato, un Comune, e frequentati da persone che vogliono formazione perché magari non l’hanno mai avuta in passato, per lavoro o per ragioni familiari, sono assoggettati all’aliquota ordinaria”.

“È più costoso ricevere formazione che costruire una casa e, nemmeno, la Cultura è considerato un bene essenziale o primario. Mi chiedo se non sia interesse del nostro Paese agire per facilitare la formazione culturale, per creare cittadine e cittadini con una Cultura capace di affrontare le complesse attività della vita e della società attuale. La risposta è che non lo è”.

“Sono certo che diminuirà quel numero di 750 frequentatori annui, sono certo che si impedirà a chi non ha un reddito adeguato di fruire di Cultura, magari semplice, ma voluta e desiderata. Ed erogata in modo serio dallo stesso Stato, da un Comune, appunto, che rappresenta l’Istituzione massima. Trovo molto inappropriata questa decisione – prosegue Bianco -, che potrebbe essere corretta in autonomia e senza costi per lo Stato”.

“Questo Stato, il mio Paese, l’Italia, che tanto deve alla Cultura può agire per interpretare questa decisione, sicuramente assoggettando la formazione ma decidendo un’aliquota più bassa, come se fosse un bene primario o, al limite, una casa da costruire. La Cultura è un bene primario ed è con la Cultura che si costruiscono case e grattacieli, semmai”.

“Da Vicesindaco del piccolo Comune di Sona sono abituato a fare cultura con poco budget. Ora so anche che le mie azioni sono assoggettate al regime ordinario di imposta. Non vorrei che la Cultura fosse tassata – conclude Bianco nella lettera, che è indirizzata anche al Premier Conte e al Ministro della Cultura Franceschini – ma soprattutto vorrei che questo Stato, la mia Italia, investisse in cittadine e cittadine consapevoli”.

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