In questa Italia che tenta a fatica di ripartire, spesso purtroppo in maniera scomposta e con provvedimenti che stentano ad essere messi realmente a terra, vi è una realtà che appare in maniera irresponsabile del tutto trascurata: quella del Terzo Settore.
E dire che invece quello del volontariato è il pilastro che anche durante le settimane più dure dell’emergenza sanitaria ha sostenuto in maniera determinante le nostre comunità. A Sona ne abbiamo contezza piena: ci basta riportare alla memoria quanto fatto dal SOS con il suo nucleo di Protezione Civile e dall’Emporio Solidale. E l’elenco potrebbe continuare perché, come abbiamo raccontato, sono tantissime le esperienze di solidarietà promosse a Sona dalle nostre associazioni nella tempesta di Covid-19. Esperienze che proseguono in questa difficile estate nella quale sul nostro territorio si sono moltiplicati i progetti per tentare di coinvolgere il più possibile bambini, ragazzi e famiglie.
Ma l’esistenza di un Terzo Settore presuppone – come ha ben scritto Carlo Verdelli sul Corriere del 9 luglio – che ce ne siano un primo e un secondo. Il primo è lo Stato, con il suo apparato di istituzioni e di doveri verso i cittadini. Il secondo è il Mercato, inteso come impresa e ricerca del profitto. “Il terzo è una specie di enorme ombrello, sotto il quale si muovono operose 350 mila organizzazioni, quasi un milione di addetti a stipendio e tra i 5 e i 6 milioni di volontari, e che ha come obiettivo comune quello di riempire i buchi e i vuoti che il Primo e il Secondo settore hanno scelto, più o meno consapevolmente, di rinunciare a riparare”.
Il fattore che sfugge ai più, e spesso colpevolmente anche alla politica, è che senza il Terzo Settore il sistema sociale italiano crollerebbe. Il volontariato si occupa quotidianamente di anziani, di disabili e delle loro famiglie, di vecchie e nuove povertà, di assistenza ad ogni livello, di animazione del tempo libero, di coinvolgimento nello sport di grandi e piccoli, di cultura e di educazione. E’ letteralmente il garante della tenuta delle nostre comunità.
E anche di questo abbiamo plastica consapevolezza a Sona: solo ipotizzare la scomparsa del volontariato locale significa trovarsi, di colpo ed irrimediabilmente, immersi in uno scenario di totale desertificazione sociale. Una prospettiva che verrebbe pagata soprattutto dai nostri concittadini più fragili per età, per condizioni economiche e per fatiche famigliari.
Per ora l’agenda di Governo non riporta praticamente traccia di un sostegno reale al mondo del volontariato. Si tratta di un errore grave, che non ci possiamo permettere. Il Comune di Sona sta dimostrando, anche in questo passaggio delicatissimo tra la pandemia e la (mezza) ripresa, di avere ben chiara questa priorità. Dobbiamo augurarci che questa consapevolezza diventi strutturale anche a livello di scelte nazionali.