Il SOS di Sona, Mazzini e lo stile di chi sa ancora insegnare cosa significhi fare comunità vera

In periodi storici nei quali sembra prevalere, qui come in ogni dove, l’oscurantismo miope di di chi sa solo coltivare l’egoismo come stile di vita, l’indifferenza verso gli altri come cifra delle proprie scelte, il chiudere porte come modello di comunità, ci sono però persone, associazioni ed occasioni che fanno sperare che una strada diversa sia ancora possibile.

Quello che si è tenuto oggi a Palazzolo, con l’inaugurazione della nuova ambulanza del SOS di Sona (e di altri mezzi di soccorso) rappresenta sicuramente uno di questi fari di luce che sanno illuminare la penombra.

E non solo per il significato in sé, per questi nuovi mezzi che incarnano la grande testimonianza di dedizione agli altri che il SOS da trent’anni splendidamente ci imbandisce ogni giorno e ogni notte.

Ma anche per le modalità che sono state scelte, non a caso, per celebrare questo momento. Trasformare questa inaugurazione in occasione per ringraziare tutti coloro – enti, associazioni, aziende, persone – che hanno contribuito al raggiungimento di questo obbiettivo significa, infatti, avere della comunità una concezione elevatissima e una devozione assoluta.

Un attestato di riconoscenza è stato consegnato anche al Baco (foto sopra): sono momenti come questo che ci rendono orgogliosi del servizio di dare voce alla nostra comunità che portiamo avanti da diciotto anni. E sul prossimo numero della nostra rivista, in distribuzione da sabato 15 dicembre, dedicheremo un ampio servizio a questa bellissima giornata, con cronaca, interventi e foto.

Quello che qui, ora, con queste poche righe, invece vogliamo sottolineare è proprio lo stile di questo appuntamento, di questa vera festa intessuta di valori forti vissuta a Palazzolo.

Giuseppe Mazzini in uno dei sui scritti sottolineò un passaggio, che non può e non deve lasciarci indifferenti: “La vita vi fu data da Dio perché ne usiate a beneficio dell’umanità, perché dirigiate le vostre facoltà individuali allo sviluppo delle facoltà dei vostri fratelli, perché aggiungiate coll’opera vostra un elemento qualunque all’opera collettiva di miglioramento e di scoperta del vero che le generazioni lentamente ma continuamente promuovono. Dovete educarvi ed educare, perfezionarvi e perfezionare.”

Il Presidente Briggi e tutti i volontari del SOS oggi ci hanno proprio mostrato come si possa realmente “educarsi ed educare, perfezionarsi e perfezionare” con una cultura dell’apertura della nostra comunità a tutte le sue espressioni e a tutte le sue anime. E lo hanno fatto con i fatti, con la forza sempre incontrovertibile dell’esempio.

Ne abbiamo bisogno, oggi forse più che mai. Un bell’inizio di dicembre, qui a Sona. Proseguiamo così.

Nato nel 1969, risiede da sempre a Lugagnano. Sposato con Stefania, ha due figli. Molti gli anni di volontariato sul territorio e con AIBI. Nella primavera del 2000 è tra i fondatori del Baco, di cui è Direttore Responsabile. E' giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Veneto. Nel tempo libero suona (male) la batteria.