Come ogni 23 luglio, anche quest’anno commemoriamo l’anniversario della Battaglia di Sona, combattuta in quel giorno del 1848, poco prima dello scontro di Custoza che decretò la vittoria dell’esercito austroungarico su quello piemontese (Prima Guerra d’Indipendenza).
Negli anni scorsi avevamo descritto fatti e personaggi di quell’evento, con dovizia di particolari. Quest’anno invece, tratteremo di argomenti, sempre ad esso collegati, che hanno suscitato dubbi e perplessità. Parliamo anzitutto della località in cui avvenne gran parte della battaglia: il territorio compreso fra il cimitero di Sona e il santuario di Madonna del Monte, quello che oggi le mappe indicano come Monte Spada.
Ebbene, se andiamo a leggere tutte le cronache ottocentesche che hanno descritto l’evento a quell’epoca, non vi è traccia di questo toponimo. Si parla, invece, di Monte Bello, perché questo era il nome originario della località. Quando fu decisa tale modifica? E perché il riferimento alla spada? Forse in ricordo dei combattimenti che vi si svolsero?
A proposito di spada… ecco ora un altro mistero! Siamo a metà degli anni ’70 del secolo scorso, il Monte Spada era spesso percorso da cacciatori in cerca di selvaggina. Accadde un giorno che uno di essi, Mario Grazioli, residente a Sona, notò – grazie al suo occhio attento e allenato – qualcosa di strano fra i cespugli.
Si avvicinò e, con sua grande sorpresa, vide che si trattava di una spada, precisamente una sciabola in dotazione agli ufficiali della cavalleria austriaca in epoca risorgimentale; e in buono stato di conservazione, nonostante l’assenza del fodero!
Per anni egli tenne quell’arma in casa. Tempo fa, essa fu donata al Museo Storico degli Alpini di Lugagnano, dove tuttora costituisce uno dei reperti più antichi della loro collezione, ed è conservata con cura.
Come si vede nelle foto che pubblichiamo, la sciabola è in buone condizioni, ed ha le seguenti caratteristiche: lunghezza totale 99 cm, la lama ricurva e affilata è lunga 84 cm e larga 38 mm, peso 1,154 kg, l’impugnatura è in legno rivestito di cuoio con rinforzi in metallo, sotto l’elsa è incisa la data di fabbricazione 1863.
C’è da chiedersi: cosa ci faceva quell’arma fra i cespugli nel giorno del suo ritrovamento a metà degli anni ’70 del ‘900? Non si può certo ritenere che fosse lì dall’epoca risorgimentale, perché le intemperie l’avrebbero ridotta a un ferro vecchio arrugginito e corroso; difficile pensare, inoltre, che nessuno l’avesse mai vista in un periodo lungo oltre un secolo.
E’ probabile che qualcuno, che ne era il proprietario, abbia voluto disfarsene, gettandola fra le sterpaglie poco prima del casuale ritrovamento. Forse uno che abitava lì vicino, e per qualche personale motivo non abbia più voluto custodire in casa una sciabola trovata dai suoi avi e a lungo conservata?
C’entra qualcosa questa spada con il Monte Spada, un tempo chiamato Monte Bello? Per ora è soltanto una suggestiva ipotesi storica.
(Si ringraziano la signora Maria Luisa Sauro, vedova di Mario Grazioli, e il signor Giovanni Laorno del Museo Storico degli Alpini di Lugagnano per le informazioni fornite).