Il libro: “Tutto è possibile”. Il ritorno del Premio Pulitzer Elizabeth Strout.

La Recensione

Nella vita è possibile davvero tutto: essere felici ma anche infinitamente tristi, deludere e venire delusi, cadere e poi rialzarsi, imparare e sbagliare ancora. Tutto può succedere se non ci si stanca di provare,se si ha voglia di rimettersi  in gioco, di dare un’altra possibilità, se non si asseconda la strada già tracciata da altri ma si prova a battere il proprio personale sentiero, anche se non si è sicuri che porti verso la soluzione, verso l’amore, verso la felicità. Bisogna lasciar a volte andare i ricordi, i precedenti fallimenti, le delusioni che hanno scavato una ferita profonda dentro di noi e tentare di nuovo, aprire gli occhi e guardare avanti. Solo così quel vecchio dolore, forse, si cicatrizzerà o, almeno, farà un po’ meno male. Non è mai tardi per essere ciò che saremmo voluti essere e trovare una persona che sappia esattamente come ci sentiamo.

Forse è un po’ questo il senso dell’ultimo romanzo di Elizabeth Strout. Ci racconta la vita di una serie di persone molto diverse tra loro, che vivono ad Amgash, in Illinois, luogo d’origine di Lucy Barton, nata poverissima in una famiglia disastrata e ora famosa scrittrice residente a New York.

Sicuramente in parte questo libro è la continuazione di “Mi chiamo Lucy Barton”, uscito lo scorso anno, ma per altri versi è solo un pretesto per raccontarci le vite di altri personaggi legati in qualche modo a Lucy: suo fratello, suo padre, sua sorella, il bidello della scuola da lei frequentata e tante altre persone che entrano dentro per le loro storie tristi, per la loro fame d’amore, per l’immensa solitudine in cui affogano, per la quieta rassegnazione, ma anche per il tentativo di riscatto di cui si scoprono affamati.

Di tanti solitari drammi, che si consumano in una cittadina sperduta tra i campi di mais, racconta il premio Pulitzer Elizabeth Strout: abusi, dolori mai confessati, umiliazioni, segreti che scavano dentro l’anima cicatrici profonde. In mezzo a tante testimonianze di sofferenza, l’autrice riesce comunque a trasmettere tra le righe un messaggio di speranza, ad indicare una via, uno spiraglio di luce che permette di dare conforto. Perché nella vita, vuole convincerci Elizabeth Strout, qualsiasi cosa può accadere.

Anche essere felici dopo tanto buio, o almeno trovare qualcuno che abbia voglia di ascoltarci, che tenti di comprendere, che ci faccia alzare per un attimo lo sguardo per guardare avanti e non indietro, senza quell’eterna malinconia che divora. In fondo Vicky, Patty, Pete, Charlie e tutti gli altri personaggi del romanzo hanno un solo desiderio: essere compresi. Quando riescono ad esserlo, anche solo per un secondo, sentono che la felicità è ancora possibile.

E intanto capiva una cosa di insuperabile bellezza: aveva un amico.[…] E se un dono del genere poteva arrivargli in quel momento, allora tutto, […] aprì gli occhi, e sì, eccola la verità perfetta: tutto era possibile, per tutti.

La Scheda

“Tutto è possibile” di Elizabeth Strout, Einaudi, pp. 205, 2017.

Nata a Verona nel 1977, si è diplomata al liceo classico e ha conseguito la laurea in Lettere presso l'Università di Verona. Sposata, con due figli, insegna Lettere presso il Liceo Medi di Villafranca. Lettrice appassionata, coordina il Gruppo Lettura della Biblioteca di Sona.