Il libro: “Preghiera per Černobyl” di Svetlana Aleksievič: un’inchiesta sul più grande disastro tecnologico del XX secolo

La Recensione

Di recente, grazie ad una miniserie tv di grande successo, si è tornati a parlare con insistenza e rinnovato interesse del disastro di Černobyl’, risalente al 1986. Negli ultimi giorni, tra l’altro, alcuni media hanno riportato la notizia di un grave incidente nucleare in Siberia, il che testimonia ulteriormente come quanto accaduto in Bielorussia trent’anni fa non sia un errore irripetibile e appartenente al passato.

Nell’immaginario comune Černobyl’ è ormai diventato una metafora, un simbolo. Sono stati scritti libri, girati svariati documentari e telefilm, per cui sembra di conoscere tutto quel che c’è da sapere sulla questione, ma “Preghiera per Černobyl” intende essere qualcosa di diverso.


La copertina di “Preghiera per Cernobyl”.

“Questo libro non parla di Černobyl’ in quanto tale ma del suo mondo. Proprio ciò che conosciamo meno. O quasi per niente”, dice l’autrice, famosa soprattutto come giornalista e insignita del Premio Nobel nel 2015. Nel volume racconta i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano quella catastrofe, le cui vite sono state per sempre sconvolte dalle conseguenze delle esplosioni, avvenute la notte del 26 aprile 1986, quando venne distrutto il reattore e il fabbricato della quarta unità della centrale nucleare.

Si tratta del più grande disastro tecnologico del XX secolo, basti pensare che la maggior parte del territorio della Bielorussia è stato contaminato e moltissimi dei terreni agricoli non sono più utilizzabili. Il numero esatto delle vittime non è chiaro e probabilmente dati certi non li avremo mai. Tra gli addetti e i soccorritori della prima ora, tre morirono subito, più di centotrenta furono ricoverati e di questi circa una cinquantina perì nelle settimane successive o negli anni a venire. Nel complesso si parla di sessantasei morti accertate ma, a causa del costante assorbimento di radiazioni in piccole dosi,ogni anno aumenta il numero di persone colpite da tumori, disturbi nervosi, ritardi mentali, turbe psichiche e mutazioni genetiche. Si sa che quattromila tra i civili più giovani ha contratto un cancro alla tiroide.

Oggi Černobyl’ è un luogo-fantasma, dove tutto è impregnato di radiazioni e quindi non può essere abitato.Il reattore riposa in un sarcofago di cemento, che nel 2016 è stato necessario ricoprire nuovamente e che avrà bisogno di continua manutenzione negli anni a venire.

Svjatlana Aleksievič nel suo libro dà voce a donne, uomini, anziani che hanno patito o stanno ancora patendo dolori insopportabili nel corpo e nell’anima, feriti, ingannati, tenuti all’oscuro, mandati allo sbaraglio, finiti improvvisamente in un incubo senza fine. Le testimonianze sono un vero pugno allo stomaco e riguardano tutte le classi sociali. Non vengono taciuti i modi orribili in cui gli operai e i vigili del fuoco morirono dopo essere entrati in contatto con le radiazioni, come le città vennero evacuate, costringendo le persone che vi risiedevano ad abbandonare tutto ciò che avevano. Si tratta di un libro–inchiesta estremamente coraggioso, che vuole denunciare fatti gravissimi e responsabilità che vennero minimizzate e messe a tacere fin da subito.

Molti di noi ricordano, almeno vagamente, l’inquietudine che anche in Italia si era diffusa in seguito a quella catastrofe. Ci furono incessanti servizi in televisione, che ci spinsero a guardare al cielo alla ricerca di una minacciosa nube tossica e che fecero avvertire la paura di ingerire frutta e verdura contaminata. Ci si rese conto che il progresso tecnologico porta con sé conseguenze non solo positive e che a volte i rischi sono maggiori dei vantaggi.

“Preghiera per Cernobyl”, che è il testo base a cui si sono ispirati gli ideatori della serie tv omonima, evidenzia come quella tragedia immane non restò confinata in Bielorussia, ma costrinse tutto il mondo a chiedersi se fosse o meno sensato sfruttare l’energia nucleare. In Italia nell’autunno del 1987 gli elettori furono chiamati ad esprimersi attraverso un referendum ed il risultato portò al divieto di costruzione di centrali nucleari, abrogando una legge che, dagli anni Sessanta, permetteva nel nostro Paese la produzione di tale energia.

La raccolta di testimonianze dei sopravvissuti a Černobyl’ fa riflettere su come spesso le minacce peggiori alla salute e alla vita umana siano quelle meno evidenti, meno visibili, perché vengono riconosciute ed identificate meno facilmente, ma i danni che provocano sono irreversibili e terribili, sporcano dentro e fuori senza segni tangibili ma permanenti. La  Aleksievič ci fa capire come le scorie radioattive non siano solo quelle scese dal cielo dopo l’esplosione, ma anche quelle che riempiono la coscienza e avvolgono il cuore di chi sapeva e ha taciuto, di chi poteva agire ma ha preferito mentire ed occultare, mantenendo nell’ignoranza tanta gente innocente, evitando di ascoltare i segnali forti e potenti che la natura ci manda ogni giorno.

Černobyl’ è un mistero che dobbiamo ancora risolvere… Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti. Per tre anni ho viaggiato e fatto domande a persone di professioni, destini, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali. Černobyl’ è il principale contenuto del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro, e anche attorno, e non solo l’acqua e la terra. Tutto il loro tempo. Questi uomini e queste donne sono stati i primi a vedere ciò che noi possiamo soltanto supporre… Più di una volta ho avuto l’impressione che in realtà io stessi annotando il futuro.

La Scheda

“Preghiera per Černobyl’ ” di Svetlana Aleksievič,2015,  Edizioni E/O, pp. 293.

Nata a Verona nel 1977, si è diplomata al liceo classico e ha conseguito la laurea in Lettere presso l'Università di Verona. Sposata, con due figli, insegna Lettere presso il Liceo Medi di Villafranca. Lettrice appassionata, coordina il Gruppo Lettura della Biblioteca di Sona.