La Recensione
Dopo il suo primo e molto apprezzato romanzo, “Il treno dei bambini”, in cui il protagonista era il piccolo Amerigo, ragazzino poverissimo nato in un rione di Napoli, Viola Ardone in “Oliva Denaro” ci racconta una storia al femminile, ambientata in un minuscolo paese della Sicilia.
Alla quindicenne Oliva sin da piccola è stato insegnato che, in quanto femmina, la sua vita deve avere come unico obiettivo quello del matrimonio, a cui giungere vergine. E’ il 1960 e nel paesino in cui lei vive, quando una bambina diventa donna smette improvvisamente di giocare e correre liberamente, deve uscire possibilmente accompagnata, portare abiti poco attillati e non guardare i maschi, perché rappresentano una minaccia alla sua virtù, finché non si sposerà.

Ad Oliva però piace studiare, andare nei campi a raccogliere lumache col padre, ridere con il suo amico Saro, sognare le stelle del cinema e provarsi il rossetto davanti allo specchio quando la madre non è in casa.
Vorrebbe diventare una maestra, ma da un giorno all’altro a scuola non può più andare. Oliva è vittima di un abuso e tutti in paese sono convinti che si piegherà, accettando un matrimonio riparatore. “La femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia”, le dice sempre la madre, perché una donna dalle sue parti ha il dovere di preservarsi immacolata, ricoprendo docile il ruolo che la società le impone, senza alcun diritto di scegliere o di ribellarsi, come se bastasse la volontà di un uomo per prendere una donna, come se una volta “rotta” lei non valesse più nulla.
“L’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”, disse Franca Viola nel 1966, quando divenne famosa perché, dopo essere stata rapita e violentata per giorni da Filippo Melodia, si rifiutò di acconsentire al matrimonio riparatore voluto dalla famiglia di lui. E’ grazie al suo coraggio se si è arrivati finalmente ad abolire, solo quarant’anni fa, l’articolo 544 del codice penale, che assolveva chi stuprava, se poi sposava la vittima.
La storia di Oliva, che in parte si ispira a quella vicenda, fa riflettere sulla pratica che obbligava le donne a sacrificarsi, a sentirsi in colpa e soprattutto a vivere sposate ad uomini che avevano usato loro violenza solo per salvare l’onore della famiglia e non finire emarginate.
Il romanzo della Ardone ci spinge a riflettere su concetti come il possesso e il consenso, sul diritto di scelta delle donne, sulla liceità del desiderio che non va confuso con la legittimazione della violenza, in un Italia dove la violenza sessuale è diventata crimine contro la persona solo nel 1996 e dove anche nel 2021 si pensa troppo spesso, di fronte ad abusi fisici e psicologici subiti dalle donne, che in fondo “se la siano andata a cercare”.
“Nessuna se lo merita: né la castigata né la scollacciata né la timorata di Dio né la comunista. La colpa è di chi fa, e non di chi subisce”.
La Scheda
“Oliva Denaro” di Viola Ardone, Einaudi, 2021, pp. 321.