La Recensione
Al numero 12 di Eue Mercoeur a Parigi da due anni abitava la famiglia Morlevent. Tre bambini e due adulti, il primo anno. Tre bambini e un adulto, il secondo anno. E, quel mattino, solo tre bambini: Siméon, Morgane e Venise, quattordici, otto e cinque anni.
Il romanzo di Marie Aude Murail inizia così, con la presentazione della situazione di tre fratelli rimasti improvvisamente orfani dopo il suicidio della madre. Siméon è un ragazzino molto più intelligente della media, che a quattordici anni sta già per prendere il diploma di maturità, Morgane una bambina sensibilissima ma un po’ anonima, che nessuno sembra notare, e Venise, la più piccola, è una biondina dolce e vanitosa, di cui ci s’innamora immediatamente. I tre sono legatissimi, nonostante tutti li abbiano abbandonati e sono pronti ad affrontare qualsiasi prova pur di non venir separati. “I Morlevent o la morte!” è il loro motto, anche se di notte, sotto alle coperte del letto dell’orfanatrofio, piangono calde lacrime, mentre di giorno vengono presi in giro dagli altri ragazzini.

Il tribunale dei minori sta cercando una casa, un parente anche lontano che possa prenderli con sé. Vengono rintracciati due fratellastri, figli di precedenti matrimoni del padre, a cui viene proposta la custodia dei ragazzi. In particolare la scrittrice si sofferma su uno dei due, Bart, un giovane omosessuale eccentrico e senza regole, irresponsabile e scansafatiche, a cui sembra di essere precipitato in un incubo, quando il tribunale gli chiede di fare ai tre fratellini da tutore.
I temi trattati nel libro non sono affatto semplici: si parla di abbandono, di morte, di omosessualità, ma con leggerezza e tanta ironia, perché, a dispetto del numero incredibile di disgrazie che si abbatte sui piccoli Morlevent, “l’ironia è una dichiarazione di dignità, un’affermazione della superiorità dell’uomo su ciò che gli capita”, come dice Romain Gary.
Più di tutto il resto, leggendo si riflette sull’importanza di avere una famiglia su cui contare, che ci ama e ci appoggia per quello che siamo e nonostante ciò che siamo. Non importa se si tratta di una famiglia non convenzionale, magari di quelle che fanno inorridire i benpensanti. Ciò che conta è l’amore, la qualità delle relazioni, sapere che qualcuno c’è e ci sarà per noi, al di là dei ruoli tradizionali, anche se non è il nostro genitore biologico. Perché non sempre basta avere lo stesso sangue per amare e sentirsi amati, per sentirsi simili ed in sintonia. Magari fosse così.
Emozionando fino alle lacrime, la scrittrice francese Marie Aude Murail riesce a far riflettere profondamente sulle grandi domande della vita. “Oh, boy!” è un libro che parla “di” ragazzi ma non è solo “per” ragazzi. La storia dei Morlevent è adattissima agli adolescenti ma riesce a toccare anche il cuore degli adulti.
Fatevi un regalo: leggetelo. Avrete poi voglia di conoscerli, questi irresistibili Morlevent.
Grazie di essere entrato nella mia vita senza avvisare. Grazie di averne cambiato il corso e di aver cambiato me.
La scheda
“Oh, boy!” di Marie Aude Murail, Giunti Editore, 2008, pp.192.