La Recensione
Leggendo il contenuto delle prime pagine del romanzo di Julie Otsuka sembra di essere di fronte ad un’ode del nuoto perché ci vengono presentati nel dettaglio i pregi di questo sport, attraverso le abitudini di un gruppo di persone molto eterogenee per età e professione, che in modo sistematico si ritrovano a nuotare in una piscina sotterranea durante il tempo libero.
Tra essi c’è chi si infila costume ed occhialini per rilassarsi dopo il lavoro, chi ci va per questioni di salute, chi solo per estraniarsi dal mondo frenetico da cui altrimenti viene quotidianamente assorbito. Tale mondo è definito “superficie” ed è caratterizzato dalla fretta, dallo stress, dal tempo che scorre troppo velocemente.
Invece nel mondo sotterraneo, quello della piscina, tutto è ordinato, scorre tranquillo e silenzioso, lasciando ad ognuno la libertà di scegliere il proprio ritmo. L’acqua sembra proteggere e accogliere, non giudicare.
“Non c’è nessun posto al mondo dove stiamo più volentieri (…): le larghe corsie separate dai divisori, chiaramente numerate da uno a otto, i canali di scolo profondi e ben progettati, le allegre boe gialle disposte a intervalli piacevolmente prevedibili, gli ingressi separati ma uguali per donne e uomini, la calda luce diffusa delle lampade incassate nel soffitto, tutto questo ci fornisce un senso di benessere e ordine che manca nella nostra vita di superficie”.
Dopo un certo numero di pagine, dallo stile decisamente poetico, il focus si sposta su una delle nuotatrici, Alice, una signora anziana, la cui mente non è più forte come le sue vigorose bracciate, anzi comincia a vacillare, mostrando qualche crepa, sempre più ampia, nella memoria.
Il romanzo parla infatti di Alzheimer e della relazione tra Alice e la figlia, che soffre per la condizione disarmante di una madre che pian piano dimentica le cose più importanti, come il suo nome o quello del marito.
“Ricorda il nome del presidente, il nome del cane del presidente ma non l’amore del suo devoto marito, non come ci si allacciano le scarpe.”
Tra una bracciata e l’altra, tra un ricordo che annega nell’oblio e l’altro, il lettore si commuove, provando infinita tenerezza per queste due donne, riflettendo sulle crepe che la vita produce e allarga in ciascuno di noi, da cui però può affiorare la luce, come dice bene Leonard Cohen.
La Scheda
Julie Otsuka, Nuoto libero, Bollati Boringhieri, 2022, pp.144.