Il libro: “La versione di Fenoglio” di Gianrico Carofiglio. Una riflessione sul metodo della conoscenza

La Recensione

La storia di Pietro Fenoglio, maresciallo dei carabinieri prossimo alla pensione, e di Giulio, un ragazzo che non sa bene che fare della sua vita di giovane adulto, non si può definire un romanzo. E’ un insieme di riflessioni acute, frutto dell’esperienza accumulata in tanti anni di indagini, che Fenoglio trasmette al ragazzo durante le sedute di fisioterapia che, per puro caso, i due si trovano a condividere.

La riabilitazione a cui si sottopongono è una specie di metafora del percorso che ognuno di loro sta vivendo, non tanto fuori ma dentro. Fenoglio ripercorre le indagini più significative della sua carriera, condendole di riflessioni filosofiche, e intanto prende lentamente consapevolezza della conclusione ormai vicina del suo lavoro di maresciallo, mentre Giulio, grazie ai consigli e agli spunti offertigli dal carabiniere, pian piano fa luce dentro di sé, domandandosi cosa vuole davvero dalla vita.

Attraverso i ricordi del passato, sembra che entrambi traccino la via verso il futuro, cercando di trarre insegnamento dagli errori, dai successi e dagli insuccessi.

Chi cerca un giallo o un thriller non lo troverà in questo libro. Carofiglio affronta il tema del metodo investigativo attraverso una trama molto semplice, senza particolari intrighi e colpi di scena. Si tratta prevalentemente di un racconto dialogico, in cui il maresciallo parte dal metodo che un buon investigatore dovrebbe adottare per allargare la prospettiva.

Dalle considerazioni di Fenoglio si deduce che le buone pratiche dell’investigazione varrebbe la pena applicarle anche alla vita di ognuno di noi, quando ci si confronta con l’informazione contemporanea, spesso una selva intricata ed oscura, in cui bisogna destreggiarsi tra fake news di ogni genere, prestare molta attenzione ai dettagli, diffidare di ciò che sembra troppo ovvio e non saltare subito alle conclusioni più semplici.

Questo è il messaggio più interessante ed attuale che riesce a trasmettere l’autore attraverso questo testo, dove la scelta delle parole è estremamente accurata e la scorrevolezza garantita.

Bisogna sapersi adattare all’interlocutore per riuscire a convincerlo. In qualsiasi campo, credo, ma di sicuro nelle indagini. E un’altra cosa importante è offrire, o prospettare, una via d’uscita dignitosa, non umiliante. Il fatto è che quando discutiamo con qualcuno, se l’argomento ci sembra importante e se i toni si accendono, vorremmo sempre stravincere. Vorremmo inchiodare l’altro, vorremmo che riconoscesse che noi abbiamo ragione e lui, o lei, torto. Ed è una pura questione di ego. Mentre l’ego dovrebbe essere escluso dall’orizzonte di qualunque transazione con gli altri, di qualsiasi tipo, sia professionale sia personale. Sai qual è la regola fondamentale per la gestione dell’ordine pubblico? Cioè quando le forze di polizia devono occuparsi di manifestazioni di piazza, anche potenzialmente violente, in cui potrebbero esserci cariche, scontri, disordini? Bisogna sempre lasciare ai manifestanti una via di fuga. Se li carichi e non sanno da che parte scappare, si difenderanno disperatamente, all’ultimo sangue. Sono questi i casi in cui le manifestazioni finiscono male, con danni alle cose, con feriti, a volte pure con morti. Lasciare una via d’uscita è una regola fondamentale. Se vinci contro qualcuno umiliandolo, se stravinci, lo ricorderà per sempre. Attenzione: non ricorderà che avevi ragione, ricorderà che lo hai umiliato. E se avrà l’occasione di fartela pagare, puoi scommettere che la coglierà al volo.

La Scheda

“La versione di Fenoglio” di Gianrico Carofiglio, Einaudi, 2019, pp. 176.

Nata a Verona nel 1977, si è diplomata al liceo classico e ha conseguito la laurea in Lettere presso l'Università di Verona. Sposata, con due figli, insegna Lettere presso il Liceo Medi di Villafranca. Lettrice appassionata, coordina il Gruppo Lettura della Biblioteca di Sona.