La Recensione
Risolvere il caso di omicidio di “Matilde Crescenzaghi fu Michele e Ada Pirelli, abitante in corso Italia 6, Milano, nubile, insegnante di varie materie anche di buona educazione, se possibile, alla Scuola serale Andrea e Maria Fustagni, a Porta Venezia” sembra fin troppo facile. La giovane insegnante viene infatti ritrovata morta, dopo essere stata brutalmente seviziata durante una lezione serale da undici studenti, la maggior parte dei quali era già stata in riformatorio e proveniva da famiglie problematiche.
Ad indagare intorno alle circostanze e soprattutto al movente che ha portato i ragazzi a massacrare la loro giovane docente è Duca Lamberti, ex medico, radiato dall’ordine per aver praticato l’eutanasia, ora abilissimo e impenetrabile detective nella Milano degli anni ’60. Lamberti si trova a mettere sotto torchio tutti gli studenti della classe ma nessuno di loro parla, nessuno dice di sapere chi ha iniziato, di chi è stata l’idea, perché la vittima sia stata violentata e uccisa a forza di botte in quell’aula. Nessuno ha sentito niente da fuori e nessuno parla tra chi era presente.

Il poliziotto stenta a credere che un omicidio del genere sia stato organizzato in toto da un gruppo di ragazzi tra i tredici e i vent’anni, così comincia ad indagare anche al di fuori del gruppo degli undici delinquenti, cercando indizi tra i familiari, gli amici ed i conoscenti frequentati dai ragazzi. In questo modo Scerbanenco ci fa conoscere gli angoli malfamati della Milano degli anni Sessanta, ci mostra il lato meno piacevole del periodo del boom economico: l’alcolismo, la prostituzione, lo spaccio di stupefacenti, in un grigiore nebbioso costante, che avvolge le vie della città e il cuore spesso amareggiato e ferito di Duca Lamberti, un detective ruvido e per nulla politicamente corretto, ma capace di grande sensibilità di fronte alla sofferenza, alla povertà, al disagio. E’ grazie a lui, alla luce che emana in mezzo a tanto grigiore, che questo poliziesco cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina.
Lamberti è il protagonista di una serie fortunatissima e che ha avuto un grande successo, composta da tre noir: Venere privata, Traditori di tutti e, appunto, I ragazzi del massacro.
Giorgio Scerbanenco ha scritto un gran numero di gialli che risultano ancora godibilissimi e per tanti versi attuali, sebbene siano passati cinquant’anni dalla loro prima pubblicazione. Tutti imperdibili, tutti intrisi di amarezza, dove appare molto chiaro che non basta essere onesti e buoni per meritare un pizzico di felicità e che la serenità spesso si conquista briciola dopo briciola e a volte si paga molto cara.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo straordinario scrittore, a metà luglio è uscita la sua biografia Il fabbricante di storie. Vita di Giorgio Scerbanenco.
Per quanto a lui, Duca, non piacesse, anche i criminali ei delinquenti avevano dei genitori. In un senso astratto e metafisico i genitori hanno sempre un po’ di colpa se i figli sono dei criminali.Praticamente ne hanno un po’ meno,perché un uomo diviene criminale anche per colpa dell’ambiente, non lo è soltanto per costituzione ereditaria. Ma una cosa è certa: non esiste assolutamente il caso in cui il padre o la madre o tutti e due insieme non abbiano nessuna colpa di come cresce un figlio.
La Scheda
“I ragazzi del massacro” di Giorgio Scerbanenco, 1968, Garzanti, pp. 237.