Trama e Recensione
È durante una festa dissoluta nella Hollywood del ’26 dove iniziano le storie di Manuel Torres (detto Manny), Nellie LaRoy e Jack Conrad, tre personaggi tanto diversi ma accomunati dalla medesima ambizione (od ossessione) di far parte di quell’industria portentosa che è il cinema. Manny (Diego Calva) è un timido immigrato messicano, lavora per un magnate cinematografico, e mentre si presta come factotum durante l’ultima delle feste sfrenate del suo capo, conosce la bellissima Nellie (Margot Robbie, nella foto in alto), che sa già di essere una star del cinema, pur avendo un curriculum vuoto. Jack Conrad (Brad Pitt) è invece una star sulla cresta dell’onda, ma che da lì a un anno dovrà fare i conti con il declino della propria carriera, segnata dal passaggio del muto al sonoro.
Attualizzare la biblica capitale dei vizi e degli eccessi nella Hollywood degli anni Venti è stata per il regista statunitense Damien Chazelle un’operazione assolutamente complessa e ambiziosa, perché da un lato sancisce il potere e la forza intramontabile della settima arte, dall’altro condanna l’amoralità dell’industria che la coinvolge.
In quest’ultima fatica di Chazelle non c’è spazio per la sobrietà: durante le oltre tre ore di durata compare sulla scena ogni tipologia di eccesso, viene percorso continuamente il confine tra l’assurdo e la follia. Babylon fatica, dunque, a essere descritto con mezzi termini: è uno spettacolo immenso, sfrenato, grottesco, profondo, divertente.
La pellicola è indubbiamente divisiva fra il pubblico: ogni scena o sequenza potrebbe sollevare un dibattito sia per cosa racconta, sia per come viene raccontata, sia per la sua durata (basti pensare che la sequenza della festa iniziale dura oltre mezz’ora, e a livello di trama accade pochissimo). Ma far parlare di sé è sicuramente un pregio del film, per il quale Chazelle si prende il rischio di esagerare. Infatti, è proprio nelle scene più caotiche ed eccessive in cui l’estro registico è assolutamente valorizzato: piani sequenza magnetici, movimenti di macchina calibrati e calcolati, montaggio vivace e in grado di enfatizzare sapientemente i contrasti sono elementi che anche lo spettatore più scettico può apprezzare.
Il tutto accompagnato da una colonna sonora eccezionale, firmata da Justin Hurwitz, fedele collaboratore di Chazelle dal suo primo film: la musica (il jazz) e il sonoro sono, infatti, i motori di ogni sequenza. Il cast è corale, ma a spiccare su tutti è Margot Robbie, dotata di un grande vitalismo espressivo e di una sensualità irruente, e la cui presenza è galvanizzante e magnetica in ogni scena.
Al di là della forma (eccezionale), merita attenzione anche la sostanza del film, spesso nascosta dallo schifo o dalla baldoria frenetica (corredata da ogni tipo di liquido corporeo) e offuscata da vicende al limite del possibile, ma perennemente sullo sfondo: l’ossessione e l’ambizione, tematiche ricorrenti nelle altre opere (straordinarie) dello stesso regista, Whiplash e La La Land. Tuttavia, a differenza di queste, in Babylon non viene raccontata la scalata per il successo come un percorso di fatica, di duro lavoro e sacrifici, anzi qui basta uno sforzo minimo per realizzare i propri sogni e toccare l’apice della propria carriera.
Il film si concentra, piuttosto, sul problema che rischia di esserci subito dopo: il declino della propria carriera e il fallimento, che stritolano gradualmente le celebrità negli ingranaggi della stessa “fabbrica dei sogni” per cui lavorano, viziata dagli eccessi e sregolatezze. Ascesa e caduta, dunque, fino a toccare il fondo mostrato nella sequenza con il gangster James McKay (un redivivo Tobey Maguire), che vestirà i panni di Caronte in una Los Angeles sotterranea e inedita.
Babylon, pur omaggiando la settima arte come un’esperienza intramontabile (indimenticabile e filosofica la scena finale), non riuscirà a raggiungere tutti gli spettatori, vuoi per la sua durata vuoi per il caleidoscopio di esagerazioni che può suscitare qualche perplessità o urtare qualche sensibilità. Eppure, al cinema è uno spettacolo travolgente, in grado di far vivere un’esperienza singolare e ricca di contrasti. La sensazione è, dunque, quella di toccare con mano “qualcosa di grande”, puro cinema, non (solo) in termini di intrattenimento, ma (soprattutto) di significato dell’esperienza cinematografica.
La Scheda
“Babylon”, regia di Damien Chazelle, 2023
La Valutazione
4 stelle di 5