La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne quest’anno si lega alla figura di Artemisia Gentileschi, famosa non solo per essere stata una grande pittrice ma anche perché subì violenza sessuale all’inizio del Seicento da parte dell’artista Agostino Tassi, amico di suo padre e suo maestro di disegno.
Il padre di Artemisia, Orazio Gentileschi, denunciò il Tassi parecchio tempo dopo il fatto, dando inizio ad un processo per stupro che portò alla condanna del violentatore.
Il processo suscitò molto scalpore e pettegolezzi ai danni della giovane Artemisia, la quale venne guardata con sospetto perché tacque per molto tempo prima di denunciare e quindi venne da molti considerata consenziente.
La pittrice oggi è diventata un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, avendo saputo reagire allo stupro subito con coraggio, sopportando la diffamazione di molti suoi contemporanei e riproducendo quella violenza nei suoi quadri, che diventano denuncia dei soprusi subiti ma anche rivendicazione del potere dell’arte e della bellezza.
Una delle sue opere più famose, “Giuditta ed Oloferne”, è stata esposta qualche anno fa presso Palazzo Vecchio a Firenze il 25 novembre per ricordare la forza delle donne che hanno saputo reagire all’oppressione.
Anche nel nostro territorio è stato pensato a qualcosa di simile.
“Ogni anno arriva il 25 novembre. Tuttavia le cronache ci raccontano che ogni giorno dovremmo ricordare il 25 novembre – afferma l’Assessore Monia Cimichella – perché la violenza sulle donne non si ferma mai, non si è fermata nemmeno durante il durissimo periodo del lockdown. Quest’anno non si può approfittare delle numerose occasioni di riflessione che, attraverso varie forme di comunicazione, ogni territorio offre ai cittadini. Abbiamo però trovato un modo alternativo, nel rispetto dei protocolli anti-Covid, per sensibilizzare i cittadini e al contempo cercare di essere vicini alle donne vittime di violenza. Si tratta di un’idea presa in prestito dalla Provincia di Teramo, che nel 2017 decise di affiggere nei cantieri più visibili dell’intera provincia teramana e su alcuni immobili pubblici inagibili dei grandi banner, che riproducevano un’immagine evocativa legata alla violenza contro le donne ed uno slogan molto efficace: Violenza sulle donne. Mai più silenzio. Su ogni pannello era presente un quadro di Artemisia Gentileschi”.
“In questo momento – prosegue l’Assessore Cimichella – dove anche l’arte è messa sotto silenzio per fare spazio alla sicurezza, i trentasette Comuni del Distretto Ovest Veronese hanno deciso di sposare questo progetto e di lavorare sulla comunicazione sociale visiva attraverso un grande pannello affisso su ogni Comune, nello stesso momento e per lo stesso tempo, al fine di dimostrare che nessuna donna di nessun territorio deve essere sola, che ogni porta deve rimanere aperta per accogliere una richiesta di aiuto per lei e per i suoi figli.”
“I Comuni del Distretto Ovest già da tempo sostengono e finanziano insieme all’Azienda Ulss 9 Scaligera una filiera di servizi che vanno dal protocollo con le forze dell’ordine e gli ospedali per accogliere in emergenza una donna maltrattata, alla gestione di una casa rifugio ed appartamenti di sgancio per accompagnarla in un percorso di rinascita, non sempre facile”.
“Sul pannello compare anche il numero del Telefono Rosa 0458015831 e una mail sociale@aulss9.veneto.it, utili per raccogliere richieste informative e di aiuto, qualunque ne sia la causa. Il Comune di Sona ha infatti sottoscritto da un po’ di tempo una convenzione con l’Associazione Telefono Rosa di Verona per offrire ascolto, supporto psicologico e legale. Tramite il Telefono Rosa è possibile fissare un incontro con gli operatori in un luogo sicuro che garantisca la protezione di chi vi si rivolge, senza costi a carico delle donne che chiedono aiuto e con garanzia di totale anonimato”.

In questo periodo di grandi restrizioni dovute alla pandemia, la vita di tante donne e tanti minori costretti a convivere con compagni, mariti o padri violenti è in pericolo.
“Nella maggioranza dei casi è il partner ad essere responsabile della violenza – precisa Lorella Don, presidente di Telefono Rosa Verona – quindi per molte donne la casa è il posto meno sicuro in cui stare. Il lockdown ha rappresentato per loro isolamento ed inasprimento della violenza.”
Se quelle che si trovano coinvolte in relazioni tossiche non riescono a andarsene via è perché spesso non sono autonome economicamente, hanno paura per la propria incolumità o per quella dei figli, si sentono sole. A volte non denunciano perché temono di essere considerate delle poco di buono, di venir emarginate, di subire ricatti sul posto di lavoro, minacce dei familiari. Ecco perché esiste il Telefono Rosa Verona e campagne come quella del Comune di Sona.
Dall’inizio del 2020 sono stati trecento i contatti ricevuti dagli operatori e 112 le donne che hanno chiesto aiuto.