Il campo estivo a Polsa del Reparto degli Scout di Lugagnano, per dare sempre il meglio di ciò che si è

Quest’estate, dal 29 luglio fino al 12 agosto, si è tenuto a Polsa di Brentonico il campo di Reparto del gruppo scout Lugagnano 1. Immersi nella natura alle pendici del Monte Baldo i ragazzi hanno potuto mettere a frutto la preparazione vissuta durante l’anno e sperimentare in autonomia un tipo di avventura ormai dimenticata nel nostro panorama urbano.

Ma prima di approfondire, un paio di premesse: cos’è un campo di reparto? Cosa significa nel contesto delle nostre attività e per i ragazzi che vi partecipano?

Il campo estivo è un periodo, solitamente di circa due settimane, in cui i ragazzi vivono in squadriglia (piccoli gruppetti formati da ragazzi di varia età) in un ambiente naturale dormendo nelle tende e provvedendo nel modo più autonomo possibile alle proprie necessità.

Le tematiche educative che, come capi scout, vogliamo andare a valorizzare con il campo sono, appunto, l’autonomia, l’avventura e la condivisione. Approfondendo le attività tipiche di un campo di reparto sicuramente i lettori sapranno individuare queste tematiche da soli.

Partiamo. I primi giorni di campo sono sempre i più faticosi. Si parte inizialmente solo con i Capi Squadriglia (i ragazzi più grandi a cui è affidata la gestione delle Squadriglie, dei piccoli “sottogruppi” di ragazzi di età diverse in cui è suddiviso il reparto), con lo scopo di scaricare il materiale e montare le prime strutture fondamentali del campo, come la cambusa, il punto in cui il cibo viene distribuito ai ragazzi, o i bagni e le docce. Da qualche anno il materiale viene portato nei pressi di un campo con un container.

Dopo un paio di giorni si è raggiunti dal resto del Reparto e si continua con le costruzioni, alla fine delle quali ogni squadriglia si ritroverà con un angolo, quella che sarà la casa per il resto del campo. Un angolo è formato da una struttura sopraelevata che rialza la tenda da terra, un tavolo e una cucina a legna, sulla quale i ragazzi cucinano la maggior parte dei pasti.

Finite le costruzioni prende il via il campo vero e proprio, ogni giorno inizia con l’alzabandiera e prosegue poi con varie attività: giochi, sfide tra le varie squadriglie (perché sì, alla fine una squadriglia vincerà il campo), gare di cucina e molto altro. La giornata termina con un grande cerchio intorno al fuoco animato da canti e giochi. Non mancano giornate fuori dal campo a camminare in montagna, dove si approfondiscono competenze di naturalismo e topografia.

Il campo estivo è anche una grande sfida per i ragazzi. Le difficoltà non mancano, bisogna imparare a convivere e andare d’accordo per giorni con altri ragazzi (più grandi e più piccoli), lontani da casa in un ambiente privo di varie comodità. Ai ragazzi, oltre alle attività proposte, viene chiesto anche di mantenere il proprio angolo e il materiale pulito e in ordine.

Le occasioni fornite permettono a tutti i membri, dai piccoli ai grandi, di mettersi alla prova con sfide e imprese alla loro portata o alla portata della squadriglia: i più piccoli possono scoprire un nuovo modo di fare le cose e consolidare nuove competenze, mentre i più grandi sono messi alla prova facendoli partecipare da protagonisti all’organizzazione del campo e richiedendo una certa responsabilità nella gestione e guida delle squadriglie.

Ognuno cresce rapportandosi con i suoi punti di forza e con i propri limiti nel contesto della comunità. In tutto questo si inseriscono le figure dei Capi, che vivono le stesse avventure dei ragazzi senza sostituirsi a loro riducendone l’autonomia, ma guidandoli e condividendo con loro gioie e insuccessi.

Il campo quest’anno è stato pieno di soddisfazioni: da menzionare l’uscita di reparto fino al Corno della Paura e la giornata genitori, che da qualche anno non veniva proposta, durante la quale i genitori dei ragazzi possono vivere una giornata di campo assieme ai figli. Un momento è stato riservato anche alla sicurezza, visti gli eventi meteorologici disastrosi di quest’estate, con un’attività di formazione e una prova d’evacuazione. Fortunatamente il meteo è stato ottimo e ha permesso di godersi il campo con serenità.

Dopo un campo si torna sempre stanchi, ma felici, e anche un po’ tristi che sia già finita, perché i quindici giorni volano. La mattina ci si sveglia di soprassalto pensando di aver sentito i capi fischiare, e la casa sembra vuota senza le voci dei compagni di squadriglia. Quello che rimane, però, è una grande carica che ci spinge verso il nuovo anno di attività.