Il cambio degli amministratori a seguito di un voto comunale

Il cambio degli amministratori in un Comune, a seguito di un voto democratico, avvia nel tessuto sociale di una comunità una serie di complesse nuove interlocuzioni, determinanti per il buon esito del risultato che gli eletti in campagna elettorale hanno indicato come obiettivo da raggiungere.

Il successo di un’attività da poco avviata è spesso legato alla capacità degli attori in campo di interagire fra loro, e con il contesto nel quale operano, creando empatia e vicinanze collaborative.

Per degli amministratori comunali il problema si presenta in modo più complesso, rispetto ad altri comparti sociali, per la ragione che molti dei nuovi eletti non si conoscono o si conoscono superficialmente. Operare insieme sul campo è il vero banco di prova per una compagine che intende ottenere il massimo, per il bene comune.

Le brevi campagne elettorali, che ai nostri giorni sono pressoché la norma, non consentono all’intero nuovo gruppo di maggioranza di conoscere a fondo le linee del percorso programmatorio. Inoltre, spesso i neo eletti desiderano (comprensibilmente) dimostrare da subito alla cittadinanza che la scelta elettorale che li ha portati ad amministrare è stata quella giusta.

Per queste ragioni coloro che si avviano a prendere nelle proprie mani le redini di una gestione amministrativa dovrebbero farlo dopo avere riverificato e messo a punto gli aspetti più importanti del progetto. Per ottenere buoni risultati è indispensabile infatti procedere con accortezza, in special modo se il voto ha diviso a metà l’amplia platea dei cittadini e la somma di due metà ha formato il voto di maggioranza.

L’eterogeneità caratteriale e delle esperienze acquisite nel volontariato di provenienze dei componenti del gruppo di maggioranza, che ha trovato una sintesi in un programma elettorale “di massima”, non facilita il percorso.

Queste considerazioni dovrebbero convincere a programmare una rivisitazione delle scelte progettate, per consentire poi l’affidamento di deleghe agli assessori ben definite, nei contenuti e nei limiti. Inoltre, anche un programma ben cadenzato nei tempi dovrebbe essere elaborato per fornire costanti informazioni ai consiglieri comunali sul percorso operativo in atto. Questo significa scegliere, senza tentennamenti, una gestione collegiale, per ottenere come risultato di evitare che il gruppo nel tempo perda concentrazione e lucidità.

Di un ulteriore fattore è necessario tenere conto. Rispetto a tempi passati, la maggior parte delle scelte amministrative vengono assunte in Giunta. Questo vuol dire maggiore e più veloce operatività a scapito però dell’utile ed accurata elaborazione dei progetti, che nei lunghi dibattiti consigliari alimentava confronti e valutazioni anche fuori dalle stanze dei bottoni, all’interno dell’opinione pubblica.

Se ne dovrebbe tenere conto, portando la discussione dei progetti più importanti in Commissioni consigliari, aperte a tecnici esterni, e in assemblee pubbliche o in Consulte di frazione.

Ugualmente importante per ottenere buoni risultati è il rapporto che si instaurerà fra gli amministratori ed i dipendenti comunali, in particolare con chi per legge, è titolare di deleghe deliberative di una certa entità; deve essere aperto e collaborativo e di reciproca fiducia. Questo è ottenibile se il collaboratore si renderà conto che un simile rapporto è ritenuto utile ed il suo impegno è apprezzato e tutelato dagli amministratori.

Anche con loro una rivisitazione accurata dello stato di avanzamento delle attività già avviate e di quelle già deliberate, così come della situazione finanziaria ed economica dovrebbero essere scelta di partenza nell’avvio del nuovo ciclo amministrativo.

Considerazione finale importante: in questa fase non si dovrebbe mai decidere di depennare progetti già avviati, perché nessuno di essi, voluto da concittadini a suo tempo eletti, può essere così sbagliato da dover esser cassato. Simili decisioni peggiorerebbero, senza ragione, il clima sociale della comunità.

Concludiamo augurando ai neoeletti “buon lavoro”. E a chi non è stato eletto, perché componente del gruppo politico che ha perso le elezioni, ci teniamo a dire che, superati i primi momenti di scoramento, dovrebbe riprendere in mano le motivazioni che l’avevano convinto a candidarsi, rendendosi disponibile, nelle forme possibili, a collaborare per far crescere la comunità sonese al meglio, nella concordia.

Nato a Rovereto (Trento) il 24 maggio 1940, ha conseguito il diploma di ragioneria a Verona. Sposato, con tre figli, ha svolto l’attività di dirigente d’azienda. È stato per quindici anni un amministratore comunale come assessore e sindaco di Sona. È storico delle vicende del Comune ed è autore di pubblicazioni sulla storia recente e dei secoli passati del territorio di Sona e dell’area veronese.