Il pollo è quell’animale bipede che sta tra un pulcino e una gallina (o un gallo), ancora inconsapevole della sua sorte e che non potrà mai diventare né gallo e né gallina. Additato senza prove come animale poco intelligente è spesso inserito in molti modi di dire d’uso quotidiano, attribuito al più come titolo di merito e a volte usato anche come auto celebrazione: “Siamo stati proprio dei polli!”.
Per non parlare dell’uso che se ne fa nelle filastrocche o nelle canzoncine irridenti, basti citare la famosa filastrocca di “Apollo che fece una palla di pelle di pollo…” o la canzoncina che vede Pippo protagonista: “E Pippo Pippo non lo sa, che quando passa ride tutta la città, si crede bello, come un Apollo invece è solamente un pollo…”. Vi è più che anche il nostro grande Salgari, padre di Sandokan, ha soprannominato il suo eroe la “Tigre della Malesia” e non il “Pollo della Malesia”!
Mangiato e dileggiato, il pollo se ne sta lì buono buono in attesa del suo destino, anche quando la scienza non gli risparmia dubbie sollecitazioni: il pezzo che segue è stato tratto da una rivista pubblicata nell’agosto del 2001, che cita un giornale del 1914 “Gli esperimenti che hanno avuto luogo in Inghilterra, d’elettricità applicata alla pollicoltura hanno dato risultati stupefacenti. In un podere nelle vicinanze di Poole dove vengono allevati intensivamente 450 pulcini, questi sono stati sottoposti giornalmente all’azione della corrente elettrica per 10 minuti all’ora. Con l’effetto di ridurre la mortalità a 6 soli, mentre prima essa arrivava perfino al 50%. I polli… elettrizzati hanno potuto essere sul mercato dopo 5 settimane dalla nascita, invece che dopo 3 mesi, durante il trattamento si sono mostrati vivacissimi (NdR: Vorremmo ben vedere che si fossero anche addormentati!) ed erano così impregnati di elettricità che chi li toccava riceveva una scossa, malgrado nulla presentassero di anormale. Secondo l’opinione di un agronomo, è questa l’applicazione dell’elettricità all’agricoltura che si dimostra più profittevole e più sicura di ogni altra” (NdR: Purtroppo non ci è dato di conoscere il parere dei polli in questione!).
Meno male che questi studi non sono proseguiti e che oggi la salute dei polli è una delle più curate in assoluto! Certo che, se solo conoscesse il suo destino, il pollo non mangerebbe così avidamente il mangime che gli viene somministrato!
Già, purtroppo non esistono più i polli ruspanti che mangiano erba e razzolano nell’aia. Ormai siamo in presenza solamente di polli di batteria, che vivono nella grancassa del tamburo, ignari del fato e frastornati, come siamo frastornati noi dai telegiornali e dai cardinali!
Eppure il pollo è l’unico animale al mondo che serve di cibo a tutte le popolazioni, non viene escluso dalla dieta di nessun popolo e ogni etnia ne apprezza le carni! Umile, semplice, incapace anche solo di pensare a come fuggire alla sua sorte, il pollo nasce per nutrirci e ci consente, a tutte le latitudini, di trascorrere serate allegre e in compagnia di amici.
Nonostante questo, ancora nessuna ricorrenza gli è stata dedicata, ancora non è stata indetta la Giornata del Pollo: il 25 aprile cade la giornata mondiale dei Pinguini, poi c’è quella della Tartaruga e ben due date sono riservate ai Cani, ma del pollo, no! L’ONU non se ne occupa, forse perché non essendo né gallo né gallina, come pollo non merita rispetto? E pensare che perfino il 40% dei vegetariani non disdegna le carni bianche! Poveri polli, mangiati anche dai vegetariani!
Per questo ci sentiamo in dovere, da queste colonne, di lanciare una proposta alla Pro Loco di Sona, che per una volta potrebbe diventare una Pro Pollo: perché non dedicare a quest’umile pennuto una festa vera!? Perché il nostro paese non potrebbe organizzare un evento relativo ai polli!?
La materia prima non manca: si potrebbero programmare tre serate a tema, ognuna sponsorizzata da una ditta del settore: una dal gruppo AIA, una dal gruppo Veronesi e una dal gruppo Amadori (a condizione che non usino troppo l’accento emiliano/romagnolo, sorbole!); giorni in cui ogni azienda potrebbe presentare i propri prodotti d’elite a base di pollo.
Sfruttando il Centro Servizi della Coldiretti che sta al Casotto, si potrebbero organizzare convegni a tema in cui, per un paio di sere si discuta di loro, dei polli voglio dire…, e in piazza e nelle frazioni organizzare stand in cui, anno per anno, potrebbero essere invitati a partecipare cuochi provenienti da culture diverse per presentarci il loro modo di gustare il pollo. Pensiamoci! Il pollo potrebbe unire cristiani e mussulmani, ebrei e buddisti, agnostici e protestanti, ed anche le associazioni locali potrebbero presentare i loro menu a base di pollo.
Sona, grazie ai polli, verrebbe conosciuta nel mondo! È vero: sono tutte feste che non finiscono certo in gloria per i poveri animali, ma non possiamo farci nulla, è la nostra natura, il nostro DNA che ce lo impone, neanche il risotto col tastasal fa felice il maiale!
Per iniziare questa tradizione quale potrebbe essere ricetta più adatta di quella che prevede il connubio del pollo con la birra? Ora non sto a descrivervi nei dettagli i pregi della birra, che si differenzia dalle moglie/mariti in mille particolari; solo per citarne alcuni: la birra non ha mai il mal di testa, non ha un compleanno o un anniversario di cui ti puoi dimenticare, non domanda la parità dei diritti e non ha una madre che si preoccupa sempre di lei/lui o parenti che si fermano e restano in casa tua per settimane… Ed inoltre, il corpo ti manda chiari segnali se eccedi nel suo consumo (cosa che non deve mai avvenire, soprattutto se poi devi metterti alla guida o se hai appena mangiato!): vedi la parete di fronte piena di luci? Hai ecceduto e sei caduto di schiena, riporta il tuo corpo a 90° rispetto al pavimento; tuo padre è diverso dal solito e i tuoi familiari ti sembrano tutti arrabbiati con te? Sei entrato nella casa sbagliata, chiedi umilmente se sanno dove abiti ed esci il prima possibile; il bar si muove molto, la gente è vestita di blu o di arancio e la musica è molto ripetitiva? Sei in ambulanza! Non muoverti perché sei a rischio di coma etilico… Bene!
Proviamo ora a unire in un unico sapore queste due preziose creature, la prima della natura, la seconda dell’uomo. Prendiamo dei bei cosciotti di pollo con le loro sovra cosce e li affoghiamo in abbondante birra nostrana (che sia di qualità ma che non sia troppo carica di sapore, altrimenti il piatto potrebbe risultare dal sapore amaro), saliamo un po’, senza esagerare, mettiamo il tutto sul fuoco e lasciamo cuocere, mescolando di tanto in tanto, fino a quando la birra non sarà quasi completamente evaporata. Fatto!
Servite il pollo ancora caldo con una frizzante insalatina dove non manchi la rucola. È un primo tentativo per avvicinare due culture nel nome del Pollo: quella italiana e quella tedesca, e chissà che non sia l’inizio della sperimentazione di tante nuove preparazioni.
In attesa che ciò avvenga, non possiamo far altro che assegnare al nostro amato volatile, una grande medaglia d’onore!