E’ partito con grande entusiasmo il settantaduesimo Festival di Sanremo. Lo hanno chiamato “Il Festival della rinascita”, grazie al fatto che è stato possibile riaccogliere il pubblico nella sua totalità all’interno del teatro Ariston.
Quello che noi del Baco da Festival abbiamo recepito con maggiore intensità è stato, durante tutta la giornata, di ieri, un forte senso di fervente attesa. Questo Festival rappresenta, in effetti, una sorta di ripartenza dai blocchi, una sorta di segnale di “liberi tutti”, intesa quasi come un tuffo collettivo nella luce proveniente da una finestra improvvisamente spuntata dal nulla nel bel mezzo di un tunnel completamente buio.
Che poi, quello che si vede, è soltanto una parvenza rispetto della completezza della realtà. Sì, perché all’esterno dell’Ariston tutte le manifestazioni collaterali sono annullate, eccetto quelle che si svolgono a bordo della crociera della Costa. Noi giornalisti non possiamo avvicinarci né ad Amadeus, né ai cantanti in gara, raggiungibili solo tramite interviste mezzo web.
Tutte cose necessarie, intendiamoci bene, vista la situazione. Ma sono anche situazioni per le quali, tutti noi colleghi inviati ci siamo chiesti che senso possa avere essere in loco per non poter incontrare nessuno (se non virtualmente).
La risposta è che “Sanremo è Sanremo”, farne parte è un piacere ed un onore indipendentemente dalle condizioni. Ma le grandi leggi dello spettacolo hanno le loro contraddizioni, soprattutto quando girano giganteschi interessi economici. Ieri in conferenza stampa il direttore RAI Coletta & C. ci hanno subito resi edotti sul fatto che la raccolta pubblicitaria è stata superiore allo scorso anno. Come dicevano i Pooh, ribaltando il titolo di una loro canzone in questo contesto, “Chi fermerà la musica?”. Nessuno, soprattutto quando si sente il tintinnio delle monete. E allora piena capienza Ariston sia.
Entrando invece nella cronaca di quanto accaduto ieri sul palco, il primo scossone mediatico su cui discutere l’ha fornito Achille Lauro, che al di là del suo pezzo che neanche un ridondante coro Gospel ha riuscito a difendere da una sguaiata esecuzione, ha pensato bene di farsi battezzare in prima serata su Rai1, giustificando come un omaggio alla madre che lo ha messo al mondo. Una messa in scena che probabilmente non può immaginare senza una pensata fintamente intellettuale di cui fatico a riconoscerne le fondamenta.
Neanche il bacio con le maschere e boccuccia incollata tra Amadeus e Coletta e la battuta sull’equivoco dell’utilizzo del termine “merda” usato per augurare la buona fortuna nel mondo dello spettacolo da Fiorello, possono reggere lontanamente il confronto con la straripante sfrontatezza del Lauro romano, peraltro nato a Verona.
La classifica parziale vede in testa la coppia Mahmood/Blanco che hanno convinto tutti con un pezzo elegante, ben cantato, immediato, splendidamente concepito e confezionato. E’ parso chiaro a tutti che fosse giusto che arrivasse in testa grazie a una forza che lo candida tra i papabili per la vittoria finale ancor prima di sentire i tredici pezzi di stasera.
Al netto di questa considerazione di forte impatto, non prenderei per scontato il resto della classifica. Al di là della considerazione valida per tutti che le canzoni vanno riascoltate da oggi in poi per essere assimilate, mi pare che la votazione espressa (stampa/radio-tv/web) sia fortemente condizionata dal peso dei preascolti fatti dai pochi eletti delle testate nazioni che, non solo hanno votato pezzi che hanno già ascoltato più volte, ma hanno finito per influenzare in buona fede tutti gli altri che nei giorni scorsi hanno letto le loro recensioni.
Non si spiegherebbero altrimenti il secondo posto del gruppo La Rappresentante di Lista (che ho positivamente recensito ma che non può essere foriero di grande impatto e relativi consensi al primo ascolto), così come il terzo posto di Dargen D’Amico che, viceversa, ha un pezzo di forte impatto ma ha “cantato” così male, che premiarlo con voto alto corrisponde a un attentato dinamitardo alla musica.
Chi gli ha dato un voto alto ha chiaramente già sentito più volte il pezzo inciso in studio. Inutile fare nomi e cognomi, se lavori in un quotidiano nazionale i pezzi te li mandano tutte le case discografiche. Mi ripeto: il pezzo funzionerà tantissimo, ma vogliamo votare anche quello che abbiamo visto e sentito sul palco? Sono certo che il televoto ieri sera non lo avrebbe premiato.
Due parole sui ragazzacci Morandi e Ranieri. Il primo non mi ha convinto. Sempre bravo e puntuale lui, ma ultimamente Jovanotti mi sembra una macchina che ha perso il navigatore e cercando le Indie convinto di avere una nave da crociera, si dirige come Colombo verso le Americhe rischiando però di circumnavigare la Liguria. Gianni Morandi è uno social, uno moderno, uno attento ai giovani. Dategli un pezzo di Madame, non una atmosfera Beach Boys.
Per Massimo Ranieri, invece, disastrosi problemi tecnici per il suono sul palco (come accade sempre nelle prime serate del Festival) che ne hanno condizionato la performance anche dal punto di vista dell’intonazione, apparsa spesso fuori tempo rispetto al pezzo, profondo nel testo ma troppo classico nella costruzione melodico-musicale. A me è piaciuta Noemi, ai miei colleghi no. Vedremo nei prossimi giorni.
Stasera, oltre ai tredici restanti cantanti in gara (Elisa e Sangiovanni su tutti), attesissima Laura Pausini come ospite e, soprattutto, quel Checco Zalone che siamo certi potrà portare quella ventata di originalità che, onestamente, al bravo quanto ripetitivo Fiorello, ieri sera è mancata.
Anche stasera ci divertiremo, cast in gara forse meno noto rispetto a ieri sera ma, ricordiamoci, contano soprattutto le canzoni e la forza delle performance.
Ma come, pensavate che terminassi questo articolo senza parlare dei Maneskin? Illusi, anche se in effetti lo scorso anno sin dal primo giorno ho scritto tutto quanto possibile su questo gruppo. Che cosa si può aggiungere? Che li ho visti in America, li ho visti quando hanno aperto il concerto dei Rolling Stones nel quale hanno fatto il pre-show; come voi tutti li ho visti ieri sera, e come voi tutti li rivedo ogni tanto in quel filmato girato quando cantavano a Roma sui marciapiedi. “In tutti i luoghi e in tutti i laghi”, per citare una canzone di Valerio Scanu che vinse a Sanremo un po’ di tempo fa, loro sono semplicemente devastanti, efficaci, tremendamente spettacolari e disumanamente performanti.
Ancora qualcuno ha il coraggio di scrivere “non dureranno”. Non illudetevi: anche il tempo renderà onore a un gruppo che è stato valorizzato in modo perfetto da un marketing straripante, ma che ha nella sua essenza musicale ed interpretativa una forza impossibile da arginare. Damiano David per genialità di scrittura e potenza espressiva sul palco è la figura contemporanea più vicina ai grandi performer di tutti i tempi che io abbia mai visto da quando sono nato. Può bastarvi come chiara idea?
Mi sembra tutto. Il Baco da Festival torna domani, viva la musica… siempre!