Prosegue il percorso del Baco per raccontare tutti i sindaci che si sono susseguiti nella storia di Sona. In questa puntata è la volta del quinto, Temistocle Raineri.
La vicenda amministrativa del quinto sindaco di Sona incrociò strettamente le terribili vicende della Prima Guerra Mondiale. Poco prima che scoppiasse, un colonnello del Regio Esercito, il Cavalier Temistocle Raineri, andò in pensione. Aveva sposato il 9 aprile del 1888 Ada Trevisani, possidente, nata a Verona il 18 settembre del 1865, e con lei ebbe due figli. Era quindi un “regio pensionato” quando assunse la carica di sindaco.
Alle elezioni dell’agosto del 1914 venne eletto consigliere comunale, quindi sindaco e si trasferì a Sona il 10 aprile del 1915. Mantenne la carica fino al termine del mandato che, a causa della guerra, fu prolungato di due anni, fino all’ottobre del 1920.
La sua esperienza militare fu assai utile, vista la presenza sul territorio di soldati in armi e di migliaia di prigionieri nei campi di concentramento di Lugagnano, dietro corte Beccarie, ed a Palazzolo nel palazzo Palazzoli (conosciuto come “el casermon”).
Ma com’era la situazione anagrafica ed economica negli anni dell’amministrazione del sindaco Raineri? Al censimento del 1921 il Comune registrava 5.018 abitanti, 1.249 nel capoluogo, 1.122 a Palazzolo, 1.522 a San Giorgio e 1.114 a Lugagnano. Il 31 gennaio del 1917 si tenne una seduta del consiglio comunale con la sola presenza di sei consiglieri. Il verbale dell’adunanza segnalò che dodici consiglieri erano stati richiamati sotto le armi e due erano dimissionari.
Con la maggior parte degli uomini in guerra il Governo avviò campagne motivazionali, con premi, per incentivare i giovani e gli anziani, ma soprattutto le donne, a sostenere il peso della lavorazione delle campagne. Diminuì sensibilmente l’allevamento del baco da seta ed aumentò quello delle produzioni avicunicole e dei suini.
Quando la crisi alimentare iniziò a farsi sentire fu costituito il Consorzio Provinciale Granario per i cereali e l’Azienda Vittuaria per gli altri prodotti di prima necessità. Il Comune di Sona, fino a quando non fu obbligatoria l’adesione ai due consorzi, non lo fece. “Dopo lunghi e maturi studi ed aver esaminato le condizioni dei nostri fornai e per ragioni più di tutto finanziarie”, così ne spiegò il sindaco la ragione.
Le produzioni agricole e di animali da cortile, importanti e distribuite sul territorio, consentirono per molti mesi rifornimenti alimentari autonomi, slegati da vincoli provinciali. La totale gestione governativa delle distribuzioni alimentari cominciò nel maggio 1917, passando al razionamento individuale ed al tesseramento dei generi di prima necessità. Furono censite le industrie che producevano paste alimentari, si volle registrare chi era in grado di macinare granaglie o produrre pane e chi gestiva piccoli macelli.
Fu censito il pastificio di paste alimentari di Mazzi Giuseppe a Lugagnano, ancora oggi in attività, che produceva 5 quintali di pasta la settimana, nessun molino di grano, uno di granoturco, sei panifici e tre rivenditori di pane. Furono messe sotto controllo le produzioni di patate, di burro, di lana, di conserve di pomodori e la carne. Fu calmierato anche il prezzo delle scarpe.
Con l’inizio della guerra il Governo emanò una legge che bloccava la libera vendita dei prodotti per l’alimentazione umana ed animale e predispose una distribuzione regolamentata delle risorse alimentari, anche con le tessere annonarie. Questi vincoli durarono fino al primo luglio del 1921.
Per quanto riguarda i bilanci comunali, a causa della guerra l’attività amministrativa a Sona soffrì anche sotto il profilo burocratico in quanto molti impiegati furono arruolati nell’esercito. Il 31 agosto 1922 per regolarizzare la situazione amministrativa pregressa il consiglio comunale approvò i conti consuntivi del 1918-1919-1920 e 1921.
Con l’arrivo del conflitto i molti cittadini che lavoravano all’estero nei Paesi europei dovettero rientrare in Italia e per questa ragione la disoccupazione crebbe sensibilmente.
Il sindaco Raineri, con delibera consigliare nel settembre del 1914, decise di mettere in cantiere alcuni lavori stradali ed in funzione due nuovi pozzi, assumendo a carico del bilancio comunale una spesa di 8.000 Lire, dichiarando che “le opere avrebbero occupato non meno di 200 operai fra sterratori e muratori”. Per fare fronte a queste nuove spese, dichiarando di non poterle sostenere con le sole imposte, propose anche di deliberare la vendita di Titoli della Cassa Depositi e Prestiti, giacenti nelle casse comunale, per un importo di 1.518,93 Lire. Contribuzioni straordinarie furono richieste nel corso della guerra dal Comune ai contribuenti più agiati, in ossequio ad interventi legislativi nazionali, ma anche volontari.
Per quanto riguarda la sanità, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l’organizzazione medica del Comune di Sona subì un vero e proprio scossone. Furono richiamati al fronte il farmacista e i due medici condotti e, dall’oggi al domani, Sona restò così senza personale sanitario. Dovette tornare sotto l’esercito perfino il medico del primo riparto, il dottor Segattini, di cinquant’anni (a quell’epoca considerati anziani), in quanto membro della Croce Rossa Italiana.
Il sindaco Raineri si prodigò molto affinché i propri sanitari venissero esentati dagli obblighi militari, e tornassero al loro lavoro, ottenendo alcune parziali concessioni.
Le malattie che continuarono a colpire il territorio furono la pellagra, che peraltro diminuì in virulenza anche per la ragione che le requisizioni di bovini per alimentare i militari in guerra portarono la carne, con le tessere annonarie, anche all’interno della comunità, ed il vaiolo, anch’esso in diminuzione per l’incremento dall’inizio del secolo delle vaccinazioni. Sul finire della guerra giunse anche però l’influenza chiamata “spagnola” che uccise milioni di persone in tutta Europa.
I lavori pubblici avviati a Sona durante il conflitto mondiale furono di assai modesta entità. La ragione di tale scelta è spiegabile perché le entrate dovettero prioritariamente essere rivolte ai settori dell’alimentazione e dei sussidi economici alle famiglie.
Gli unici investimenti riguardarono le manutenzioni delle scuole, degli impianti idrici e quelle legate alla viabilità, investimenti che potevano essere coperti da mutui, dilazionandone nel tempo l’onere. Alcuni mutui furono contratti per opere che fornivano lavoro ai molti disoccupati negli anni precedenti e immediatamente successivi al periodo bellico.
Con una comunicazione giunta il 25 gennaio 1915 dalla direzione tecnica dell’Aviazione militare al Comune di Sona fu richiesto di costruire un “Campo d’Atterramento”. Fu allestito in località Val Marone a Palazzolo, di proprietà del conte Antonio Cartolari. Venne anche richiesta l’iscrizione di volontari civili per l’assistenza agli aviatori e la custodia dell’impianto. I primi aerei militari iniziarono a breve a prendere il volo, partendo dal territorio comunale, verso i teatri di guerra.
Al Comune venne richiesto anche di mettere a disposizione un fabbricato per ricevere militari in convalescenza, con la presenza di personale sanitario. La contessa Cavazzocca concesse in uso una costruzione di ventun locali in località Palazzina, vicino a San Rocco di San Giorgio in Salici. Per tutto il periodo del conflitto furono richiesti alloggiamenti per militari ed animali in attesa di essere inviati in prima linea sul fronte del Trentino e continue le requisizioni di bovini e di foraggi.
Nell’ultimo periodo della guerra i documenti comunali furono firmati dall’assessore Strapparava per conto del sindaco, che secondo una dichiarazione d’archivio era stato richiamato nell’esercito, anche se la vicenda appare improbabile vista la sua età.
Morirà a Roma nell’agosto del 1921 e sarà sepolto al cimitero del Verano. Una lapide, ancora presente, sulla facciata della chiesetta di San Salvatore, nel cimitero di Sona (nella foto sotto il titolo), lo segnala come “soldato e cittadino egregio agricoltore intelligente e appassionato”.
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