Prosegue il percorso del Baco per raccontare tutti i sindaci che si sono susseguiti nella storia di Sona. In questa puntata è la volta del secondo sindaco di Sona, Achille Fiorini, che fu primo cittadino dal 1885 al 1893 (nella foto sopra con la moglie Maria Zorzi e alcuni dei figli).
La famiglia Fiorini di Palazzolo è stata una presenza importante nel Comune, soprattutto per due motivi: i molti impegni che i suoi componenti si sono assunti a livello di gestione amministrativa pubblica, a partire dal Regno Lombardo Veneto, e la prolificità delle loro famiglie.
Delle responsabilità amministrative scriveremo più avanti, mentre segnaliamo per la prolificità che nei due rami della saga Fiorini, che iniziò con Antonio Fiorini di Francesco nel 1735, il capostipite Antonio Achille, sindaco del quale stiamo scrivendo, ebbe quattordici figli dal 1870 al 1886 ed il secondo capostipite, il cugino Andrea, ebbe dieci figli tra il 1875 ed il 1889.
Ma la storia di servizio all’amministrazione pubblica non nasce con Achille. Infatti, il nonno Andrea ed il padre Carlo sono entrambi citati nell’archivio storico comunale in qualità di amministratori nel Regno Lombardo Veneto. Il primo figura fra il 1855 ed il 1860 nell’elenco dei primi cento “Estimati” (maggiori possidenti) fra i consiglieri ed i deputati (leggi assessori) ed il secondo quale consigliere comunale.
Al passaggio nel 1866 al Regno d’Italia, elettori ed eletti per le cariche amministrative erano cittadini, di sesso maschile, con più di 24 anni, che versavano annualmente al Comune della dimensione di Sona almeno 10 Lire in tassazione locale. Votavano a Sona in quegli anni per l’amministrazione comunale poco più 200 cittadini, in buona parte non residenti.
Achille Fiorini, un possidente di terreni agricoli di Palazzolo, subentrò nell’incarico di sindaco alla morte del primo sindaco di Sona, l’avvocato Vincenzo Svidercoschi. Fiorini era già assessore nella Giunta Svidercoschi e divenne primo cittadino con la seguente procedura: voto in Consiglio comunale e decreto di nomina da parte del Re.
Fiorini era nato a San Giorgio in Salici nel 1842 e morì, ancora in carica nel 1893 a soli 51 anni. Fra il 1873 ed il 1878 assunse anche l’incarico di sindaco del Comune di Pescantina, perché contribuente di tassazione locale anche di quel Comune.
I sindaci nel periodo ricevevano il mandato per tre anni e potevano essere riconfermati dal Re, se rieletti consiglieri comunali nelle scadenze elettorali amministrative. Dovevano giurare dinanzi al Prefetto con questa formula: “Giuro di essere fedele a S.M. il Re ed ai suoi Reali successori, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato e di esercitare le mie funzioni di Sindaco col solo scopo del bene inseparabile del Re e della Patria”. La giunta, nominata dal consiglio, doveva essere rinnovata ogni anno nella tornata autunnale ed i membri erano sempre rieleggibili
Achille Fiorini si sposò a Verona nella chiesa di Santa Eufemia il 22 febbraio 1870, con Maria Zorzi. Nel matrimonio nacquero, come si diceva, quattordici figli: Erminia nel 1870, Carlo nel 1871, Raimondo nel 1872, Erminia Angela nel 1873, Luigi nel 1875, Luigia nel 1876, Giuditta nel 1877, Clotilde nel 1878, Elvira nel 1879, Giacinto Giuseppe nel 1880, Salvatore nel 1882, Angela nel 1883, Giuseppe nel 1885 e Teresa nel 1886.
Nel consiglio comunale del 1901 furono eletti consiglieri comunali a Sona due figli del Sindaco, Carlo e Raimondo. Quest’ultimo sarà anche nominato assessore nella Giunta del sindaco conte Sparavieri.
Ma com’era la situazione nel Comune di Sona negli anni della sindacatura di Achille Fiorini? Il censimento nazionale avrebbe dovuto essere redatto ogni dieci anni, ma nel 1891 non venne eseguito. Fra il 1881 ed il 1901 il Comune di Sona crebbe di 450 unità, registrando 3.995 abitanti con 1.030 residenti nel capoluogo, 750 a Palazzolo, 1.060 a San Giorgio in Salici e 499 a Lugagnano. Le famiglie avevano una media di cinque componenti.
L’agricoltura era l’attività di gran lunga prevalente nel Comune ed era soggetta ad annate alterne, poiché le produzioni variavano a seconda delle piogge abbondanti o della siccità ed inoltre i raccolti erano spesso falcidiati dalla grandine. Il capostipite dei Fiorini, Andrea, figura in un elenco, steso nel 1855, quale proprietario di 90 pecore e 860 campi veronesi.
Il commercio era molto diffuso e diversificato sia per quanto riguarda l’attività fissa che per quella ambulante. Vi erano molti osti e liquoristi, ben 27 nell’anno 1886, come risulta dal registro degli esercenti vincolati alle licenze chiamate “politiche”, perché sottoposte al controllo della Questura. Sette operavano nel capoluogo, cinque a Palazzolo, nove a San Giorgio, sei a Lugagnano, oltre i molti che poteva vendere vino “a chilometro 0”. Sette titolari di quell’attività erano donne.
Molti erano anche i pizzicagnoli ed i fabbricanti di olio. Fra i girovaghi, ben 31 nel 1890, vi erano fruttivendoli, merciai, suonatori, venditori di paste, venditori di ferro ed alcuni di generi vari. Anche l’artigianato era diffuso, come si ricava dagli elenchi delle ditte tenute al controllo biennale degli strumenti utilizzati nell’attività di lavoro. Si trattava di muratori, meccanici per l’agricoltura, maniscalchi e qualche barbiere. Per quanto riguarda l’industria pare non fosse presente sul nostro territorio, se non a conduzione famigliare, e fu così fino al primo conflitto mondiale.
Per quanto riguarda l’ordine pubblico, nel 1889 fu abolita in Italia la pena di morte, ad eccezione del reato di regicidio, pena ripristinata durante il Ventennio Fascista.
I bilanci del Comune di Sona in quegli anni erano assai modesti. Quello del 1890 chiuse a 29.722,12 Lire con l’81% delle entrate derivanti da sovraimposte sulla rendita fondiaria dei terreni e fabbricati, rendita che era incassata dallo Stato. Fitti, livelli e decime contribuirono per il 6%. Poco altro fu raccolto da altre modeste tassazioni e da diritti di Segreteria. Le uscite per il 65% furono impegnate per la gestione ordinaria dell’attività. Da ricordare che gli stipendi di medico e levatrice erano a carico dell’amministrazione comunale.
Nel 1890 il Comune doveva remunerare anche il Segretario comunale, uno scritturale, un cursore, tre stradini (uno per il capoluogo e Lugagnano, uno per San Giorgio ed uno per Palazzolo), oltre a otto maestri, quattro uomini e quattro donne, una coppia per ciascuna delle frazioni. Quattro, uno per frazione erano anche i regolatori degli orologi pubblici. Completava l’elenco dei dipendenti un ingegnere, che veniva pagato con due rate semestrali in base alle prestazioni fornite.
Il 24% del bilancio comunale garantiva i sussidi ai poveri, medicinali compresi. In quegli anni il livello di povertà era assai elevato. Un bando di concorso per la condotta Medico–Chirurgico-Ostetrica pubblicato dal Comune nel dicembre del 1888 dichiarava che l’onorario era previsto per la cura gratuita dei poveri, “consistenti in una metà circa della popolazione”. Questo livello di povertà, generalizzato nel Veneto, fece aumentare in pochi anni l’emigrazione raggiungendo livelli da esodo fra il 1891 ed il 1901, anche se il Comune in quegli anni crebbe del 12,3%, mentre il Veneto solamente del 10%, perché l’agricoltura locale estensiva, assorbiva molta mano d’opera salariata.
La grave situazione di povertà, dovuta anche all’alcolismo, preoccupò in quegli anni il sindaco ed i parroci del Comune di Sona che favorirono la costituzione di alcune Casse rurali e di Casse operaie di mutuo soccorso. Nel capoluogo fu costituita nel 1896 la Cassa rurale di Prestiti San Salvatore. Nello stesso anno iniziò ad operare anche la Cassa rurale di Prestiti Santa Giustina di Palazzolo. Nel 1883 avevano iniziato ad operare sempre nel capoluogo la Società di Mutuo Soccorso fra gli operai nel 1893 e Società di Mutuo Soccorso Indissolubile nel 1894.
A San Giorgio nel 1886 fu costituita la Società di Mutuo Soccorso “l’Unione”, nel 1888 la Società Fratellanza Cattolica e nel 1896 la Società Cattolica la Pace. A Lugagnano nel 1897 avviò la propria attività la Società Cattolica di Mutuo Soccorso.
Per quanto riguarda la scolarità la legge Coppino del 1876 impose l’obbligo fino alla terza elementare e comunque fino ai nove anni, senza peraltro fornire finanziamenti per l’edilizia scolastica. L’obbligo della scolarità minima fu per molto tempo in buona parte evaso, perché anche i bambini spesso erano richiesti per la coltivazione dei campi e molte bambine dovevano sostituire le loro mamme, anch’essa chiamate ai lavori agricoli, nelle attività domestiche e nell’ accudire i fratellini.
Una statistica dell’anno scolastico 1894-1895 conferma quanto affermiamo. Il Comune indicò in 377 il numero di bambini obbligati a frequentare le prime tre classi elementari. Ne furono iscritti però solamente 315 ed al termine dell’anno scolastico i frequentanti risultarono appena 191. Di questi solamente 115 furono promossi alla classe successiva seconda e terza o prosciolti dall’obbligo scolastico, se avevano frequentato la terza elementare. Solo un terzo quindi dei bambini, tenuti all’obbligo scolastico in quell’anno l’onorò con successo. E’ capibile quindi perché fosse così elevato il livello dell’analfabetismo in quegli anni.
I plessi scolastici furono costruiti nel 1884 a Palazzolo e nel 1886 a San Giorgio. A Sona e Lugagnano solamente nel 1903. Prima di quelle date i ragazzi venivano ospitati in siti presi in affitto o in Comune.
Per quanto riguarda i lavori pubblici, con pochi mezzi economici a disposizione furono assai modeste le spese di investimento durante gli anni del mandato del Sindaco Fiorini.
Oltre alla messa in funzione delle due scuole a Palazzolo e San Giorgio, impegno peraltro non da poco, le altre spese furono quelle dovute per una conduzione ordinata dell’attività amministrativa, soprattutto manutenzione strade, tutte bianche, e cimiteri. Per gli acquedotti e gli impianti di illuminazione pubblica sarà necessario attendere il cambio del secolo.
Furono deliberati alcuni interventi sugli edifici del culto, come previsto dallo Statuto Albertino del Regno d’Italia, giustificati per la tutela della pubblica incolumità. Nel capoluogo nel 1885 il Comune intervenne sul campanile, a San Giorgio nel 1886 sul castello delle campane ed a Lugagnano nel 1888 per il riatto del tetto della chiesa parrocchiale.
Concludendo, per quanto si è potuto leggere nei documenti d’archivio è possibile affermare che il Sindaco Fiorini lasciò un buon ricordo del suo operato nella comunità, in particolare a Palazzolo. A testimonianza di ciò, una lapide sul lato sud della Pieve di Santa Giustina così lo ricorda: “Entro questa tomba ha dolce riposo Achille Antonio Fiorini fu Carlo rapito all’amore dei suoi cari a soli 51 anni il giorno 13 novembre 1893. Fede religione onestà furono l’idolo dell’anima sua la carità esemplare del suo cuore. Il giudizio retto e sereno lo resero caro al popolo da lui amministrato per molti anni. Il popolo tutto lo pianse desiderandolo ancora. Fu padre affettuoso marito integerrimo. La consorte i figli il cognato sconsolati nell’immensità del dolore ricordando le sue preclare virtù nella speranza di rivederlo in cielo”.
Nella prossima puntata racconteremo le vicende del terzo sindaco della storia di Sona: Ferdinando Sparavieri, sindaco dal 1893 al 1907.
Leggi il ritratto dedicato al primo sindaco di Sona Vincenzo Svidercoschi.