I significati del “gruppo” nell’adolescenza ed il ruolo dei genitori

Il gruppo è importante in tutte le fasi della vita, ma diventa fondamentale durante l’adolescenza.

L’adolescenza rappresenta il passaggio da una identità ad un’altra – la bambina diventa donna, il bambino diventa uomo – ed è quindi la fase della vita in cui si definisce la propria personalità e i propri ruoli sociali, sessuali e professionali. L’adolescente impara in questa fase della vita ad affrontare il mondo, diventa pian piano sempre più indipendente, e, per la prima volta, sperimenta nuovi tipi di relazione: infatti, mentre la relazione con i genitori, l’unica che fino a quel momento l’adolescente abbia conosciuto, è asimmetrica e si basa sul rispetto e sull’obbedienza, quella con i coetanei è simmetrica e si basa sulla cooperazione e sulla condivisione.

Cooperazione e condivisione sono fondamentali in una fase della vita in cui, non senza ostacoli e difficoltà, ci si scopre, sia a se stessi che agli altri. Per questo è essenziale che i genitori si rendano conto di quanta importanza abbia il gruppo nella vita del loro figlio, e che cerchino di comprenderlo e accettarlo senza eccessive e talvolta immotivate preoccupazioni. I genitori sono spesso preoccupati rispetto al gruppo di amici del proprio figlio, perchè il gruppo può avere un’influenza molto positiva sulla vita di un adolescente, ma può anche – è vero – influenzarlo in modo negativo.

Ma non dimentichiamo che l’influenza del gruppo dei coetanei sull’adolescente dipende dal bagaglio psicologico che il ragazzo porta con sé quando entra a far parte del gruppo: per esempio, un ragazzo che è in forte contrasto con la famiglia tenderà ad adottare con maggiori probabilità il gruppo dei coetanei come punto di riferimento primario. È proprio questo il momento della vita in cui si impara a prendere le proprie decisioni e ad assumersene la responsabilità. I genitori non saranno sempre accanto al proprio figlio per dirgli cosa fare o cosa non fare: il loro compito è quello, ben più difficile, di aiutare il proprio figlio a sviluppare la capacità di stabilire da solo cosa fare o cosa non fare, dopo aver ragionato sulle conseguenze immediate e su quelle a lungo termine delle sue decisioni. I genitori dovrebbero incoraggiare il figlio a sostenere le proprie opinioni, a portare avanti le proprie decisioni, anche a dire di no.

Quando un figlio ha acquisito queste capacità sarà in grado di usarle in ogni contesto, non ultimo quello del gruppo dei coetanei. Recentemente sentiamo spesso parlare di adolescenti che inviano agli amici fotografie molto intime, e ci stupiamo di come questo possa succedere, di come “proprio mio figlio” non potesse di certo fare “una cosa del genere”, di come debba essere stato di certo convinto, se non addirittura obbligato, dal gruppo dei coetanei.

L’adolescenza è per definizione una fase di scoperta e di trasgressione, ma questo non significa necessariamente superficialità, e allora dobbiamo fermarci e chiederci: come mai questa ragazza o questo ragazzo non ha pensato alle conseguenze di quel apparentemente innocuo gesto? Gli abbiamo insegnato a fare questo? E, prima ancora, noi adulti riusciamo a farlo? In questo periodo della vita del proprio figlio il genitore, più che disperarsi o, peggio ancora, dare la colpa a qualcun altro, dovrebbe cercare di comprendere e accettare i cambiamenti nella vita del proprio figlio, con occhio né oppressivo né assente, ma vigile, attento, e pronto ad intervenire in maniera efficace nei casi problematici.

 

Nata a Verona il 3 febbraio 1981. Originaria di Lugagnano, lavora come psicologa psicoterapeuta. Collabora con il Baco dal 2010.