Nella nostra attività giornalistica, ci capita di venire a contatto con tante realtà diverse, innovative, interessanti, e quindi di incontrare veri e propri personaggi della comunicazione che appartengono a questo mondo cosi variegato ed in continua evoluzione.
Abbiamo incontrato per questo nostro articolo Stefano Pietta, 39 anni, bresciano, che non è certo un giornalista qualsiasi, perché ha saputo trasformare la sua condizione di persona disabile dalla nascita in una splendida opportunità di fondare una radio attraverso la quale sviluppare qualcosa di gratificante e creativo e per affrontare il tema della disabilità nella prospettiva corretta.
Stefano, cosa dici, possono andare bene queste parole per presentarti al nostro pubblico?
Sì Massimo, sono le parole giuste, grazie per questa presentazione. Tra poco sarò pronto a festeggiare i dieci anni di Steradiodj, nata appunto nel 2013 per parlare di disabilità. Poi in realtà, incontrando tante persone e situazioni, la radio è diventata di fatto più generalista perché gli argomenti di cui parlare alle persone sono davvero molti.
Steradiodj è accreditata in tutti gli ambienti giornalistici più importanti ma, fatta la premessa di chi sei e cosa rappresenti, siamo qui per parlare di un altro argomento su cui ti lascio la parola.
Allora, ho fatto un sondaggio, per approfondimento personale ma legato alle esigenze di questa mia attività, tra le società di calcio di serie A per capire quante tribune stampa degli stadi abbiano accesso per le carrozzine, in modo da consentire alle persone nella mia condizione di poter raccontare giornalisticamente degli eventi live nello spazio dedicato e strutturato per tutti gli addetti del mondo della comunicazione.
Insomma hai cercato di capire quanto possano essere state, o non state, abbattute le barriere architettoniche negli stadi italiani per la tipologia di lavoro della nostra categoria. Risultato?
Risultato che su venti società di calcio, sono soltanto cinque i club organizzati per permettere un accesso e uno svolgimento dei servizi agevolato. Negli altri quindici casi, il disabile in tribuna stampa non può andarci.
Percentuale inaccettabile. Ma lasciami sottolineare che tra le poche virtuose c’è anche l’Hellas Verona!
Sì, Verona è una tra le cinque società promosse, quindi tra le pochissime ad averci pensato. Tra l’altro, per essere precisi, nonostante i ripetuti solleciti, alcune società di serie A in realtà non hanno nemmeno risposto.
Beh, purtroppo comprendiamo tutti perché. Ma allora, fammi capire, per la maggior parte delle società di calcio, esiste una chiara etichetta. O uno è giornalista o è disabile.
Esattamente, il messaggio che purtroppo passa è proprio questo. Specifico, perché va detto, che alcune società mi hanno risposto di essere provviste di area dello stadio riservata ai disabili, ma questo diventa solo una conferma del concetto di fondo. La tribuna stampa per un giornalista è importante, perché arrivano i comunicati stampa, ci sono gli addetti della società a cui chiedere informazioni o assistenza. Non si può fare il giornalista “occupando l’area disabili”, il punto è poter lavorare, non assistere alla partita. Il punto è essere un giornalista non un disabile.
Vuoi dire che il concetto non è poter accedere allo stadio in un’area protetta, ma invece essere messo nelle condizioni di non essere impossibilitato a svolgere un servizio perché in condizione fisica disagiata.
Si, il punto è questo. Ribadisco che parliamo della tribuna stampa all’interno dello stadio a vista campo di gioco, non della sala stampa degli spogliatoi che non è lo spazio deputato a raccontare gli episodi live, ma piuttosto per le conferenze degli allenatori e dei giocatori pre e post partita.
Credi di aver smosso qualcosa, qualche coscienza magari, o hai l’impressione che sia tutto un po’ blindato?
Mah guarda, io mi auguro che si possa smuovere qualcosa. Certo questo non può succedere dall’oggi al domani, perciò spero che nel tempo si possa vedere qualcosa cambiare.
Prima di lasciarci, racconti ai nostri lettori come sei riuscito a creare una radio nonostante le limitazioni fisiche a cui sei soggetto?
Innanzitutto sottolineo che la disabilità non la vedo come un ostacolo, una limitazione. La vedo semplicemente come una caratteristica, questa è la parola giusta. Non è una malattia, è semplicemente una condizione. Io ho dalla nascita la teatraparesi spastica, quindi per la parte tecnica di allestimento inizialmente mi sono dovuto fare aiutare. Ciò che mi ha spinto a intraprendere questa strada è stata soprattutto la cosiddetta “forza mentale”, la determinazione che tutti i giorni devo necessariamente mettere in campo per pensare e realizzare programmi, servizi, interviste. Ci tengo a sottolineare che l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia nel 2020 mi ha conferito l’iscrizione “ad honorem” riconoscendo il lavoro quotidianamente fatto. Poi sono riuscito a sviluppare contatti, incontri e impegno che mi hanno in effetti consentito di farla crescere notevolmente.
Allora, ricordiamo. Come e dove ascoltare la tua radio?
La radio si chiama Steradiodj. Ricordo che è una radio web, potete ascoltare sul sito www.steradiodj.it o dalla nostra app scaricabile gratutiamente su tutti i device. Una cosa vi raccomando: contattemi quando e come volete. Mi fa sempre piacere essere con voi!