Qualche giorno fa le cronache locali hanno riportato una notizia che mi è rimasta nei pensieri. Il palcoscenico di questa vicenda, e del mio disagio, è un piccolo Comune della bassa veronese, il suo Sindaco e i suoi cittadini. Si tratta di un Comune poco più grande della frazione di San Giorgio in Salici, ma la sua organizzazione è uguale a tutti gli altri Comuni Italiani.
Dalla cronaca leggiamo che il Sindaco di quel Comune ha denunciato una sua concittadina mamma di due figli per aver postato sulla sua pagina Facebook una frase che riporto come letta sul giornale: “Ho una sola parola per voi: siete solo vergognosi!!! Adesso mi trovo con i figli piangenti perché non possono uscire davanti a casa. Ma non vi fate un po’ schifo???”.
Tutto nasce dal fatto che, da quel che si legge dall’articolo, il Sindaco ha fatto chiudere un parco giochi per bimbi perché le attrezzature e i giochi non erano a norma, questo su segnalazione di un’altra cittadina.
I Sindaci hanno, tra gli altri anche il compito, di manutentare le attrezzature e le strutture del proprio Comune e quando queste non sono più sicure si interviene per renderle nuovamente usufruibili, magari avvisando preventivamente i propri cittadini. In questo caso il Sindaco, sentendosi offeso da quel post, ha denunciato la mamma (spero solo la mamma e non i figli piangenti) perché tale commento, riporta il giornale, “risulta lesivo ed offende l’onore e il prestigio della Amministrazione Comunale, è assolutamente necessario per tutelare l’immagine di tutti gli amministratori comunali di maggioranza e minoranza (anche loro…). Il provvedimento serve a dissuadere altri ad adottare comportamenti del genere per il futuro.” Una dichiarazione che mi ricorda una massima usata nel passato, ma vedo ancora in voga: colpiscine uno per educarne cento.
E’ difficile da una lettura di un articolo di giornale stabilire responsabilità e colpe. E comunque non è sicuramente questa la mia intenzione e mi limito a qualche osservazione generale sui nostri tempi, perché non è di tutti i giorni che un Sindaco denunci un suo concittadino.
E’ vero che il linguaggio scade spesso a livello di insulti personali o di gruppo, e questo purtroppo è un male sociale perché quando non si hanno argomenti si offende, si insulta e si tende a schiacciare l’altro spesso offendendo. Oggi il dibattito politico si riduce spesso a questo, e i cattivi esempi arrivano purtroppo dai cosiddetti piani alti della politica. Ma che si fa? Denunciamo tutti? Oppure chi ha responsabilità istituzionali dovrebbe recuperare l’offesa e trasformarla in ragionamento?
Un Sindaco potrebbe contribuire a questo sforzo se, di fronte ad un attacco anche sguaiato di un suo concittadino, lo convocasse cercando di trasformare quello sfogo in un momento educativo e di corretto rapporto nella comunicazione tra Istituzioni e cittadini che purtroppo, aldilà di qualche slogan, spesso manca.
La comunicazione corretta, la comunicazione empatica, è funzionale all’aspetto educativo delle relazioni e l’educazione, si sa, è cosa complicata per tutti anche per i Sindaci. Anche perché implica un percorso lungo e spesso senza ritorno di immagine, ma ritengo che sia da questo sforzo che possa ripartire uno sviluppo armonioso di una comunità. L’alternativa è l’insulto e la denuncia, ma i risultati sono davvero miseri sia per i cittadini che per le Istituzioni.
Nel mio piccolo spero che il mio Sindaco sia diverso e, come dicono i missionari, usi un orecchio per ascoltare le Istituzioni e l’altro per ascoltare la comunità. E che quando gli capiti di dover prendere una decisione per la necessaria messa in sicurezza lo dica prima alla sua gente, motivando la scelta.
Sarebbe un piccolo grande esempio di educazione comunitaria, lunga e difficile ma sempre più proficua di una denuncia.