Flavio Bonometti, quarant’anni di impegno politico a Sona e l’onore delle armi

Il 17 maggio 1941, siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, dopo un mese di eroica resistenza nel ridotto dell’Amba Alagi, le truppe italiane al comando del duca d’Aosta, ormai senza più né viveri né acqua si arrendono alle forze inglesi, che proprio per la straordinaria condotta militare tenuta concedono loro l’onore delle armi, lasciando la pistola agli ufficiali e disponendo che i nostri soldati, abbandonando l’Amba Alagi, sfilino in armi dinnanzi ai reparti inglesi che renderanno gli onori.

Quella dell’onore delle armi è un’antica e nobile tradizione militare, che risale ancora alle legioni romane, e siamo certi che a Flavio Bonometti, appassionato di storia oltre che di politica, non dispiacerà se la applichiamo anche a lui, seppur ovviamente (e fortunatamente) in contesti del tutto differenti.

Perché riteniamo che oggi sia giusto che la nostra comunità renda a Bonometti proprio l’onore delle armi, in questo momento nel quale ha comunicato al consiglio comunale di Sona di voler lasciare la politica attiva, dopo oltre quarant’anni di impegno.

Un onore che deve essergli riconosciuto quale tributo per una vita intera a servizio di Sona. Servizio che ha svolto in molteplici ruoli, da ragazzo come militante impegnato della Democrazia Cristiana, poi con Il Maestrale e quindi con formazioni di centrodestra ed altre esperienze di liste civiche. Anni di lavoro come consigliere comunale, come assessore e quindi anche dallo scranno più alto e più complesso, quello del sindaco (nella foto sopra, in uno scatto del 2004 a Palazzolo).

Un uomo, Flavio, dal carattere sicuramente non facile. D’altra parte, il grande Ennio Flaiano con una delle sue fulminanti immagini giornalistiche scriveva che chi ha carattere non ha mai un bel carattere. Ma un uomo coerente con sé stesso, sempre pronto quindi anche a pagare di persona per le scelte che prendeva. Ed alcune dimissioni date dalla politica in anni passati lo stanno a dimostrare.

Un uomo dai valori forti e quasi asburgico nel suo profondo senso del dovere, sempre rivolto al bene comune e mai al proprio tornaconto personale. Un uomo ironico e cordiale nel privato, quanto inflessibile, spigoloso, severo e talvolta anche tagliente nei suoi ruoli pubblici.

E’ stato un amministratore che ha saputo lavorare per Sona impegnandosi per migliorare la vita dei propri concittadini. Facendo a volte bene, a volte meno bene, come è per tutte le vicende umane. Ma sempre spendendosi, nei frangenti positivi come in quelli più complessi, al massimo delle sue possibilità e al massimo delle sue non poche competenze.

Ora Flavio Bonometti ha deciso di lasciare la politica attiva, considerando finita la sua parabola in prima linea. Non sappiamo quali siano le sue intenzioni, ma il suo è un bagaglio di esperienza e di conoscenze che non può essere semplicemente abbandonato lungo la strada. La nostra comunità ha ancora bisogno di lui, in ruoli differenti. Viviamo tempi difficili, non è il momento di uscire dal campo e di sedersi in panchina.

Tante sono le porte che gli si possono aprire oggi a Sona, dietro le quali trovare esperienze e realtà con le quali collaborare. Anche le porte del Baco, se volesse, come gli ho detto personalmente qualche giorno fa.

Nato nel 1969, risiede da sempre a Lugagnano. Sposato con Stefania, ha due figli. Molti gli anni di volontariato sul territorio e con AIBI. Nella primavera del 2000 è tra i fondatori del Baco, di cui è Direttore Responsabile. E' giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Veneto. Nel tempo libero suona (male) la batteria.