“Fame d’aria” di Daniele Mencarelli. La disabilità vista attraverso gli occhi di un padre

La Recensione

“Fame d’aria” è la storia di un padre e di un figlio, che stanno attraversando il Molise a bordo di una vecchia Golf, quando improvvisamente un guasto alla frizione impedisce loro di proseguire verso la Puglia, dove erano diretti.

Finché attendono la riparazione, sono costretti a sostare in un paesino arroccato in mezzo al nulla, Sant’Anna del Sannio, dove il tempo sembra essersi fermato. I due sono costretti a chiedere una stanza ad Agata, anziana proprietaria di un bar, che un tempo era una pensione.

Quando il vecchio meccanico e la proprietaria della pensione vedono Pietro con suo figlio Jacopo, non riescono a staccare gli occhi dal ragazzo perché “Jacopo è bello, di una bellezza che può ingannare per qualche istante, poi, anche mentre cammina, non si può non notare il leggero dondolamento, l’andatura da sonnambulo aggrappato al braccio del padre, e la mano sinistra, le dita della mano sinistra, che non smettono mai di passare e ripassare sulla coscia. Una carezza senza significato. Un gesto meccanico. Una stereotipia. Così dissero a Pietro e Bianca i dottori, oramai tanti anni fa”.

Jacopo è un diciottenne autistico a “basso funzionamento, bassissimo”, che “si caca e si piscia addosso”, come ripete senza pudore alcuno suo padre Pietro. Non parla, non riesce a vestirsi e a lavarsi da solo, a malapena porta alla bocca il cucchiaio quando deve mangiare.

Mencarelli racconta con crudele realismo cosa significhi essere genitore di un figlio con una grave disabilità, descrivendo la situazione di un uomo di cinquant’anni al limite della sopportazione, che prende a pugni qualsiasi cosa per sfogare la sua frustrazione, che crede di odiare quel figlio che dipende in tutto e per tutto da lui.

Non è un eroe, Pietro, solo un uomo preoccupato, stanco, indurito, cinico. La sua vita e quella di sua moglie sono schiacciate da un peso che non hanno colpa di portare. Pietro è stufo di sguardi pietosi, di parole finte di comprensione, di pacche sulla spalla, di giudizi. Vorrebbe un po’ di pace, di tregua. Quando arriva in Molise non lo sa che verrà preso in considerazione davvero, per la prima volta dopo tantissimo tempo, da gente che sembra rimasta ferma ad un’altra epoca, ruvida, spiccia e che sa a malapena cosa sia l’autismo. Eppure, solo a Sant’Anna del Sannio, un borgo quasi disabitato e col tempo destinato a sparire, Pietro viene visto davvero, nel suo profondo dolore.

“Che se a ogni uomo e donna di questa terra dicessero quanto è difficile fare figli normali, nessuno ne farebbe più. Basta un niente, una proteina non assimilata, un enzima che non fa il suo lavoro. La normalità è come un biglietto della lotteria. Invece tutti pensano che sia naturale il contrario. Che un figlio è come un elettrodomestico, costruito per funzionare alla perfezione. Soltanto chi ci passa sa quante competenze ci vogliono per attraversare una strada, per prendere una penna in mano”.

La Scheda

“Fame d’aria” di Daniele Mencarelli, Mondadori, 2023, pp.180.

Nata a Verona nel 1977, si è diplomata al liceo classico e ha conseguito la laurea in Lettere presso l'Università di Verona. Sposata, con due figli, insegna Lettere presso il Liceo Medi di Villafranca. Lettrice appassionata, coordina il Gruppo Lettura della Biblioteca di Sona.