“Quando è stato il momento di scegliere che cosa fare dopo la scuola, il restauro mi è sembrato l’unico lavoro che corrispondesse ai miei gusti”. Ecco che cosa mi ha detto Ester Manganotti, 37 anni di Lugagnano, sposata, con due figli Francesco di 4 e Margherita di 1, quando sono andata a trovarla per farmi raccontare la storia del suo ultimo, prezioso, restauro.
Il lavoro manuale ed artistico le è sempre piaciuto ed è ciò che l’ha portata ad iscriversi al Botticino, scuola professionale post diploma della Lombardia. Oggi scuola di restauro quinquennale, il Botticino offriva vari percorsi per approfondire in tre anni il tema del restauro, tra cui “Libro, Documenti archivistici e restauro”, scelto da Ester. Ai tre anni di scuola sono seguite numerose ed interessanti esperienze, prima tra tutte quella con una ditta mantovana che vinse un grosso appalto in collaborazione con la Biblioteca Nazionale di Firenze.
“Il lavoro era restaurare un lotto di duemila libri della Biblioteca Nazionale, ancora quelli alluvionati”, mi spiega Ester. I volumi di Firenze erano tutti smontati, bisognava sistemare tutte le carte al loro interno, rifare le cuciture, le coperte, tutto quanto. Un restauro è un lavoro davvero impegnativo che l’ha coinvolta per un anno e mezzo.
A questa singolare esperienza si sono susseguite varie importanti collaborazioni: il laboratorio della Sovrintendenza di Trento, il Comune di Verona, L’Accademia Filarmonica, la Biblioteca Civica di Verona, la Bertoliana di Vicenza.
Un curriculum non da poco e che l’ha portata, poco tempo fa, al restauro del libro Privilegia Valpolicelle, il motivo della nostra intervista. Il Privilegia Valpolicelle è un insieme di lettere e documenti legali riguardanti la Valpolicella, che sono stati ricopiati ed uniti tutti insieme in questo unico volume. Le lettere coprono un arco di tempo che va dal 1406 al 1526, con aggiunte che sono state fatte fino al 1591: quasi 200 anni.
Ester si è occupata personalmente del delicatissimo restauro conservativo di questo libro, ovvero di un tipo di restauro con cui si consolida ciò che è rimasto, senza apportare importanti modifiche alla struttura o allo stile del volume.
Sembra che negli anni Trenta del ‘900 fosse già stato fatto un restauro: “il cuoio dei piatti è originale – mi spiega Ester – e anche le cuciture. In questo restauro sono stati cambiati i capitelli del libro, mentre la cucitura è ancora quella originale. Il dorso del libro, invece, è nuovo”.

Ester mi mostra con pazienza moltissime fotografie del volume, piene di piccolissimi dettagli, e mi spiega ogni parte del libro che non conosco, ogni termine a me sconosciuto, aiutandomi a capire sempre meglio come sia minuzioso e delicato questo tipo di lavoro.
L’aspetto più difficile di questo restauro, mi dice, è stato il consolidamento del colore. Non è stato fatto il ritocco delle miniature, ma il lavoro consisteva nell’andare attorno a tutte le lacune del colore con un pennellino molto sottile, il più piccolo in circolazione, per consolidare il pigmento rimasto. Il consolidamento è un lavoro “invisibile”, delicato, che impiega moltissimo tempo e che è stato svolto anche con l’ausilio di un microscopio digitale.
Il restauro è stato condotto all’interno di una particolare stanza della Biblioteca Civica di Verona. Il libro necessitava di temperature e umidità ottimali per essere conservato, e non poteva rimanere aperto per troppo tempo a causa dell’impatto con l’ambiente esterno. Il restauro si è concentrato anche sulla coperta del libro, di cui sono stati sistemati i fermagli e chiusi i buchi causati dai tarli.
Dalla visione del libro, ad agosto 2016, alla risposta e conferma della Sovrintendenza Archivistica e Bibliografica del Veneto e del Trentino Alto Adige, sono trascorsi quattro mesi. Il lavoro è stato consegnato ad inizio aprile scorso, con un totale di circa 90-100 ore lavorative.
Dopo la fine del lavoro di restauro il libro è stato presentato due volte, in Comune a Marano di Valpolicella e in Biblioteca Civica. Ora il volume si trova in Biblioteca Civica, conservato all’interno di una custodia e in condizioni termo-idrometriche ottimali, e per visionarlo è necessaria una richiesta.
Dopo aver parlato a lungo di tutti questi mesi di duro lavoro, una chiacchierata ci ha portato a riflettere di come, in realtà, l’antichità ci abbia lasciato moltissimi volumi, tomi e documenti che sono stati conservati per migliaia di anni, cosa che l’attuale epoca completamente digitale non ci darà mai. Come faremo, un giorno, a restaurare un floppy?
Al di là dell’aspetto artistico e culturale che caratterizza il restauro, la storia di questo libro e soprattutto di chi lo ha riportato alla luce, Ester, è la storia di chi non ha smesso di sperare, di chi non ha mollato di fronte ai tagli alla cultura, ai fondi che non ci sono più, alla difficoltà di lavorare autonomamente in un mondo (o meglio, in un’Italia) che è attualmente troppo miope. Questa storia ci deve insegnare, alla fine, che non solo è importante seguire i propri sogni e le proprie passioni, ma che è necessario sapersi reinventare, modificare, evolvere in ogni momento.