L’Ortica: Estate e felicità, fenomenologia di una stagione che non dà tregua. Le riflessioni di un’ansiosa cronica

Happy group of friends at the bar having drinks

Premetto di non essere del tutto convinta della mia posizione in merito alla tematica di questa riflessione. Mi trovo piuttosto confusa ed impossibilitata a scrivere con un linguaggio aulico o tecnicismi. Scrivo quel che penso, e scrivo come mangio. Spero di essere capita.

Parliamo dell’adesso, di questi mesi qui: l’Estate. La “bella stagione”. Le ferie. La luce del sole fino a tarda sera. Gli apertivi in piazza. Il lago. Le sagre. Gli eventi. L’estate è la stagione che promette ed assicura tutto.

In estate spuntano magicamente una miriade di possibilità, occasioni, cose da fare. Chi più ne ha più ne metta. C’è davvero l’imbarazzo della scelta, tanto che spesso ci tocca rinunciare a qualcosa, perché c’è troppa roba da fare.

Beh, devo dire che a pensarci bene a me l’estate, a volte, mette un po’ d’ansia. Penserete che io sia una tipa strana, ma davvero è così. E conosco anche qualcuno che la pensa come me, solo che non lo dice. Insomma tutte queste cose da fare in estate a me paiono quasi come degli obblighi per essere felici, per occupare il tempo e per fare “qualcosa”. L’estate promette e assicura tutto. Vuoi l’evento in centro? C’è. Vuoi la sagra nella bassa veronese? C’è. Vuoi il festival musicale? Assicurato. C’è addirittura il “rutto sound” per chi ha gusti particolari.

C’è sempre qualcosa da fare, e per carità, è davvero bellissimo perché sono la prima a cui piace uscire e fare cose diverse ogni giorno. Ma ho la sensazione, a volte, che se non ho voglia di uscire, perché sono stanca, ho sonno, o per i fatti miei, la vita vada avanti ed io mi perda qualcosa in questo periodo. Faccio fatica a dire “stasera sto a casa”, in estate. E a fare che, dato che tutti escono? Ma come, esci che facciamo aperitivo. Esci che andiamo a farci un giro non si sa dove. Sì, ma io ho sonno. Ma dai, torniamo presto. E quando mai. È tutto un weekend, da lunedì a lunedì. Starsene a casa è quasi un sacrilegio, ed io, personalmente, mi sento proprio in dovere di uscire perché “dai che è estate”.

Ma poi va a finire così. Passo tutto l’anno ad aspettare il caldo, il sole, le giornate al lago, odiando il freddo e l’umido dell’inverno, la pioggia, il sole che scende alle tre del pomeriggio. Aspetto con ansia che le stagioni scorrano, ma mi sembra di arrivarci sempre impreparata. Perché d’un tratto è primavera (ormai bisogna dire che “le mezze stagioni non esistono”) e poi, voilà, l’estate. E ti trovi catapultato con le maniche corte, i sandali, il costume ed un sacco di inviti ad eventi su Facebook. Ma, un attimo per favore!

Troppa roba, state calmi. E invece no, l’estate è così. Per carità, ripeto, io d’inverno mi deprimo perché odio il buio. Ma d’inverno se ti giustifichi una sera dicendo che sei stanco e non vuoi uscire, nessuno ci fa più di tanto caso. È comprensibile, accettabile. C’è freddo, a volte piove, non c’è un granché da fare. D’estate questo no. Devo ammetterlo. Ho sempre pensato che la mia ragione preferita fosse l’estate. Per tutte queste cose qui. Ma man mano che il mio cervello si “evolve”, e che cresco, riflettendo non so se questa affermazione sia vera al 100%.

Per dire, a volte quando è agosto sono stufa, mi viene proprio voglia di piumone, te caldo, Netflix e Yankee Caldle. Di trovarsi semplicemente con gli amici a casa di qualcuno, davanti a un film o una partita. O di starsene da soli sul divano a leggersi un bel libro. Senza dover pensare che la gente fa un sacco di robe belle e io invece barricata in casa come una vecchia brontolona.

Ho pensato che alla fine l’estate non è proprio la mia stagione preferita, perché mi mette troppa ansia. A volte ho l’ansia già da maggio perché sta per arrivare. Però tutto sommato ci si gode, e va bene così. Anche con le mie ansie, alla fine l’estate l’ho sempre passata (quasi ogni anno) felicemente. Godendomela. Gustandomela. E facendomi venire un po’ di nostalgia dei pigiamoni e delle tisane calde la sera. Che poi in un secondo arrivano anche quelli. E allora giù a lamentarsi che c’è freddo, ho i piedi gelati, che schifo i capelli con l’umidità, oddio che depressione non c’è niente da fare.

È proprio vero, le mezze stagioni non esistono.

Nata nel 94 sotto il segno del Toro con ascendente Leone, ho lo stesso cognome del Comune dove risiedo. Sembra una barzelletta. Penso che si possa scrivere e parlare di tutto, basta non prendersi troppo sul serio.