Si affilano le armi per le elezioni della nuova amministrazione del Comune di Sona. Tra maggio e giugno avremo una precisa indicazione di quale sarà la compagine che guiderà la nostra comunità. Armi in senso metaforico, ovviamente. Scenderanno in campo quelle del confronto, della competizione, della dialettica e dei contenuti. Anche contrapposti, nella diversità delle idee e delle visioni, ma pur sempre contenuti che portino qualcosa di utile alla comunità. Quantomeno, si spera.
Il mio osservatorio di cittadino che vede e giudica l’operato di un amministratore pubblico è fortemente influenzato dalla mia esperienza nel mondo del volontariato. A mio avviso, chi amministra una comunità, non può prescindere dall’avere un robusto livello di attenzione personale alle problematiche che afferiscono al sociale.
Chiaro, nella lunga lista delle competenze di un amministratore non è l’unica cosa di cui si deve occupare e gli ambiti di azione sono suddivisi su più persone, ma il welfare pubblico poggia su un pilastro fondamentale che si chiama volontariato o cittadinanza attiva, che dir si voglia. Ed è un pilastro che richiede attenzione e manutenzione conservativa, che va continuamente sostenuto perché è in atto una crisi anche nel mondo del volontariato.
Le associazioni sono dei caterpillar che, grazie all’azione dei volontari che ne fanno parte, fanno scelte e compiono azioni quotidiane straordinarie a favore del bene comune. Sanno andare oltre le difficoltà, lo sanno fare in autonomia, sono motori che consumano poco per restare in moto e riversano quasi completamente l’energia sociale che accumulano nell’incontrare, risolvere o quantomeno alleviare problemi sociali. Vanno, oggi più che mai, sostenute dall’ente pubblico per quanto è nelle disponibilità economiche ma non solo: anche nelle scelte amministrative che lo stesso compie.
La riforma del terzo settore è un treno in corsa che, man mano che i decreti attuativi entrano in vigore, sta cambiando la pelle del mondo del volontariato e sta riscrivendo anche le modalità con cui il tale mondo si relazionerà con altri attori, in particolare con gli enti pubblici.
Un passo deciso verso la conoscenza della normativa le amministrazioni comunali lo dovranno fare. E con esse anche tutti i funzionari che lavorano all’interno dell’ente ricoprendo ruoli di responsabilità. Ci sono buoni spazi di manovra amministrativa affinché le associazioni possano essere oggetto di convenzione diretta per servizi da esse erogate a favore della comunità. Questo è il concreto supporto alla manutenzione conservativa di cui parlavo sopra. Vale molto di più un convenzionamento diretto che, oltre a dare sostenibilità economica, da dignità al servizio reso e alimenta coscienza organizzativa, piuttosto dei piccoli contributi erogati annualmente frutto di un budget comunale limitato che si trova a dividere la piccola torta con decine di realtà associative.
Il fare queste scelte nelle amministrazioni pubbliche è ad oggi in buona parte frenato dalla paura di sbagliare e di trovarsi fuori dall’uscio la Corte dei conti che chiede spiegazioni e contesta le scelte amministrative fatte. Non deve essere oggettivamente piacevole, ma il conoscere bene gli spazi di manovra permessi dalla riforma aiuta a non aver paura, ad essere coscienti delle scelte fatte e a difenderle se contestate.
Mi sento di chiudere con un appello ai futuri candidati al soglio comunale. E’ normale e auspicabile che dedichino momenti del prossimo periodo pre-elettorale per incontrare le associazioni ed ascoltarle, lo stanno già facendo. L’appello è che siano momenti a cui viene dedicata un’attenzione capace poi di ispirare le scelte successive.
La ricerca del consenso personale è lo strumento che porta ad ottenere i voti che servono per essere eletti, è la sintesi della democrazia e dell’alternanza. Ma incontrare per promuovere principalmente se stessi e per mirare a portarsi a casa solo consensi non è il robusto livello di attenzione sociale che ci si aspetta da un candidato che rappresenterà e si relazionerà con la comunità nei prossimi cinque anni.