In questi giorni alto è il dibattito sulla clamorosa eliminazione degli Azzurri del calcio dal Mondiale. Ma quali letture darne e che considerazioni se ne possono trarre anche a livello locale, a livello del nostro territorio?
Ne abbiamo parlato con Massimo Gasparato, Vicepresidente e Direttore Tecnico dell’AC Lugagnano, ideatore e una delle colonne della Scuola Calcio della società sportiva della frazione e da sempre attivo nel mondo del volontariato e dell’associazionismo locale. Gasparato collabora anche con il Baco nella redazione storica.
Che effetto fa l’eliminazione dai Mondiali, vista dalla prospettiva del calcio locale?
Personalmente sommo delusione, uguale a quella di tutti gli appassionati, ad altra delusione, come tesserato di una Federazione che ha dei vertici così indecenti da non essersi ancora dimessi. Sapere poi che chi rappresenta la componente degli Allenatori, cui io appartengo, nell’ultimo consiglio federale ha deciso di appoggiare il presidente Tavecchio beh, mi ha davvero mortificato e contrariato, diciamo. E poco è cambiato nelle mie valutazioni con le tardive dimissioni di lunedì.

Ma se in generale il movimento calcistico vuole un cambiamento, come è possibile che questo non succeda?
Come in politica, anche nelle Federazioni sportive la rappresentanza si costruisce attraverso più passaggi. È una piramide, cui poi diventa difficile cambiare il vertice. Per esempio, ricordo che in tempi recenti il Presidente della Federazione Sci resistette addirittura ad un assedio per più anni, prima di mollare la carica!
Ma, per dire, il Ministro dello Sport non potrebbe intervenire direttamente?
No. C’è un principio generale di autonomia dello sport dalla politica che deve essere assolutamente difeso. In caso contrario, la FIFA irrogherebbe gravi sanzioni: cosa già successa a Paesi africani, per esempio, dove le ingerenze politiche avevano comportato squalifiche per più anni alle Nazionali.
Un bel groviglio… Meglio limitarsi forse a guardare al calcio locale?
Direi proprio di sì. Eliminazione a prescindere, bisogna comunque distinguere fra calcio e “telecalcio”, come lo chiamo io. Le regole del gioco restano uguali, ma le logiche economiche e il contesto sono ormai definitivamente separate. Anche se qualcosa in comune, a pensarci bene, ancora c’è.
Ossia?
L’eredità di pretese e comportamenti che la voglia di emulazione del cacio milionario ha lasciato al calcio dilettantistico, soprattutto dopo i lunghi, recentissimi anni della crisi economica. Così molti, troppi giocatori pensano che il loro hobby deva mantenerli o quasi. E molti, troppi presidenti si comportano come dei piccoli emiri, spendendo e spandendo per qualche anno, salvo poi sparire, o addirittura comprandosi la categoria superiore che non sono riusciti a vincere sul campo. E questo solo per amor proprio, si badi bene, non per amore di questo sport.
Meno male allora che c’è il calcio giovanile, giusto?
Il calcio giovanile rappresenta la gran parte della mia piccola storia calcistica: non posso quindi che essere d’accordo. Anche se…
Anche se?
Anche se la figura del genitore onnisciente, quello o quella che spiega a tutti, professore, maestra, catechista, come andrebbero fatte le cose, non risparmia certo l’allenatore, anzi! Di questi tempi c’è qualcosa di eroico nelle figure che cercano di insegnare qualcosa ai ragazzi. A maggior ragione in chi cerca di farlo a titolo gratuito o quasi.
E a strutture, a Lugagnano come siamo messi?
Dopo decenni di inerzia, vediamo finalmente uno spiraglio. Lo scorso ottobre ci è stato consegnato il nuovo campo di allenamento, a nord di quello esistente in via Barlottini. Non è un campo aggiuntivo, perché anticipa la dismissione di quello in via Stadio, da tempo impresentabile. Un impianto senza nemmeno i servizi igienici minimi, con un locale bar pressoché inagibile, che ci fa vergognare ogni volta che arrivano squadra e sostenitori ospiti. Completando tribuna e servizi in via Barlottini, questa indecenza finalmente cesserà. Naturalmente se sarà anche spostato il campo nomadi, come sembra verrà fatto il prossimo anno, che oggi bisogna letteralmente attraversare venendo dagli spogliatoi o tornandovi: una situazione che ci sta attirando una marea di critiche, soprattutto dai genitori, cui stavolta non vedo come si possa dare torto.