La redazione del Baco sa quanto sono appassionato di storia e quindi non mi ha sorpreso il compito che mi è stato affidato in questo periodo elettorale che ci sta conducendo alle elezioni comunali a Sona del prossimo 14 e 15 maggio.
Dovevo raccogliere la testimonianza di chi ha vissuto le elezioni comunali qualche decennio fa e, per farlo, mi sono rivolto a Vittorino Tacconi, classe 1939, che mi riceve nel negozio di arredamento Studio Punto In di Bosco di Sona che conduce con il figlio Francesco.
Con estrema cortesia, mi accoglie nel suo studio ritagliandosi qualche minuto dalla sua attività ancora frenetica nell’annesso laboratorio di falegnameria.
Grazie Vittorino per avermi dedicato un po’ del tuo tempo; so che sei in piena attività e vorrei solo conoscere qualche tuo ricordo relativo alle tue prime votazioni.
Allora si votava a 21 anni ed era qualcosa di molto più sentito, più vissuto. C’erano i partiti come Democrazia Cristiana, il Partito Comunista, il Partito Socialista che avevano le varie sezioni sul territorio e che coinvolgevano noi giovani per certe attività di propaganda, che comunque ricordo come svolte in maniera molto corretta e leale. Per noi, poco più che ragazzi, era di sicuro un divertimento: si faceva qualcosa di diverso dai pochi svaghi che conoscevamo e ci si confrontava. Nel frattempo, si cresceva maturando un impegno civico che, ahimé, non vedo nei ragazzi di oggi.
In che cosa consisteva la vostra attività a sostegno dei candidati?
Non c’erano i social e quindi si ritrovava a discutere nei bar, nelle botteghe e fuori dalla chiesa magari dopo i riti liturgici. Ad esempio, ricordo molto bene che il parroco del mio paese, Palazzolo, ma credo anche altrove “suggeriva” in maniera esplicita il voto per la Democrazia Cristiana anche durante le omelie. Il clima non era teso ed, in generale, non si amavano le rivoluzioni. Al massimo si usavano delle argomentazioni ingenue e patetiche tipo che “i comunisti mangiano i bambini” ma che non facevano grande presa. Noi giovanotti si dava una mano, ad esempio andando ad affiggere i manifesti cercando di soffiare i posti migliori sui tabelloni metallici ai rivali degli altri partiti. Un’altra cosa che ricordo molto bene, e che fa capire l’impegno che avevamo, era il servizio di “trasporto elettorale”, che consisteva nell’andare con l’auto a prendere a casa l’elettore che non aveva i mezzi per arrivare ai seggi e riportarlo indietro una volta che aveva espresso il voto. Ricordo che si faceva a gara a chi riusciva a trasportare più elettori.
Una cosa impensabile ai giorni nostri.
Senza dubbio, ma in ogni caso si lasciava anche tanta libertà all’elettore e non vi era il senso del clientelarismo. Alla fine in cabina elettorale ognuno votava secondo la propria coscienza ed al momento degli scrutini, alla presenza dei delegati delle sezioni dei partiti, non si mai avuto dubbi a riguardo brogli o situazioni poco chiare. Il paese in fondo era piccolo, con una popolazione inferiore alle mille persone, e quindi i risultati del voto rispecchiavano quasi sempre le previsioni fatte alla vigilia.
So che hai partecipato attivamente alla vita politica del Comune. Cosa ricordi?
Ho fatto parte della commissione edilizia per parecchi anni, a partire dal periodo del sindaco Scattolini fino agli anni Novanta e ho visto succedersi ben cinque sindaci. Ricordo che il mio interesse è nato dal voler approfondire un fatto storico. Correva voce che i soldi dei partigiani di Palazzolo fossero stati “dirottati” per la costruzione dell’acquedotto a Sona e quindi si voleva andare in fondo alle dicerie. Poi in quegli anni Palazzolo era in pieno sviluppo artigianale ed industriale, contribuendo non poco alle casse comunali, ed era comprensibile che la nostra frazione avesse peso politico superiore a Sona e San Giorgio in Salici mentre Lugagnano diventò preponderante soltanto dopo l’unificazione verso gli anni Ottanta.
Vedi quindi molta differenza tra l’attuale momento di campagna elettorale e quello dei tuoi tempi?
Ne vedo parecchia. Eravamo molto più attivi anche se per vedere le prime riunioni o i primi comizi con delegati provinciali si è dovuto aspettare gli anni Settanta, periodo caldo di rivendicazioni nelle fabbriche e di proteste nelle università. Ora predomina il fenomeno dell’astensionismo, che un tempo non era presente in quanto andare a votare era un diritto ed un dovere che tutti sentivano moltissimo. Mi auguro che le nuove generazioni abbiano maggiore senso civico e partecipino di più alla vita pubblica perché è troppo facile lamentarsi a posteriori quando nessuno si rimbocca le maniche. Poi, a dire il vero, non è facile “fare il politico”, bisogna “essere un politico” ed anch’io ho vissuto la mia esperienza. Ero sostenuto dagli artigiani ed avrei potuto fare un certo percorso ma rinunciai in quanto la mia attività e la mia famiglia ne avrebbe risentito in maniera pesante.
Mi congedo da Vittorino ringraziandolo per la sua squisita ospitalità e disponibilità e per aver, con le sue sagge parole, aperto una pagina sulla storia del nostro Comune. Ho bisogno di qualche foto e di fretta me ne concede una – quella che pubblichiamo qui sopra – poiché deve tornare ai suoi impegni in falegnameria. E’ proprio vero che il lavoro, se fatto con passione, ti mantiene giovane.