Il sindaco di Sona Gianluigi Mazzi e la sua amministrazione si avviano a rimettere il mandato nelle mani degli elettori sonesi il prossimo maggio, secondo una prassi che nelle democrazie è ormai consolidata, ma che rimane fondamentale ed insostituibile nella vita civica di una comunità.
Il passaggio elettorale è un momento importante per discutere delle esigenze e delle necessità civiche della comunità che va al voto, ma dovrebbe anche trovare spazio il confronto sul ruolo degli elettori e sul profilo dei candidati.
La disaffezione al voto per i primi e le frequenti improvvisazioni progettuali dei secondi, sono i due argomenti che meriterebbero maggiore attenzione da parte dei cittadini, sia che appartengano all’ampia categoria dei primi o che siano fra coloro che ritengono di essere in grado di assumersi incarichi amministrativi.
Negli anni successivi alla caduta del Regime Fascista partecipava al voto più del novanta per cento degli elettori, donne comprese, che votavano per la prima volta. Nelle elezioni amministrative del 1946 votò l’87,85% dell’elettorato e nelle seconde del 1951 votò il 95,19%, il 92,7% degli uomini ed il 93% delle donne.
Da allora e fino ai nostri giorni la percentuale dei votanti ha continuato a scendere. In occasione delle elezioni amministrative a Sona del 2013 votò il 64,88% dell’elettorato e nel 2018 il 53,85 % (uomini 54,13% e donne 54,57%).
E’ pur vero però che nei primi due decenni del dopoguerra la legge rendeva obbligatorio il voto, con sanzioni, e la consuetudine al voto, acquisita, continuò anche dopo che l’obbligatorietà cessò di essere legge. Da troppi anni però il motivo del mancato voto è dovuto ad un’inspiegabile disaffezione, che ormai pare convinca in modo permanente la metà dei cittadini a non recarsi alle urne.
Non intendiamo qui sondare le ragioni di questa scelta così deprimente, perché si sono già scritte molte pagine di presunte ragioni: “il mio voto non conta perché il cittadino non è ascoltato”, “i politici sono una lobby autoreferenziale” e giustificazioni analoghe.
Noi crediamo che un cittadino non dovrebbe mai, per nessuna ragione, abdicare all’obbligo morale di svolgere il proprio ruolo, lasciando a chi risponde con comportamenti non degni la responsabilità di infrangere il patto che in democrazia, tramite il voto, lega l’eletto all’elettore.
Per convincerci a votare sempre non dovremmo neppure trascurare la considerazione che troppi cittadini, negli anni passati, hanno sacrificato la propria vita per transitare l’Italia da regimi autoritari o dittatoriali alla democrazia e non meritano di essere ripagati con la diserzione civica.
Il problema di chi si candida per ricoprire incarichi amministrativi è ancora più complesso. Infatti, pur condividendo il convincimento che nei piccoli Comuni (Sona però fa parte dei tredici Comuni su 98 della provincia con più di 15mila abitanti), vale soprattutto il giudizio sulla personalità del candidato, piuttosto che l’appartenenza politica, questo non può però giustificare che le liste si trasformino in un magma indistinto.
Così rischiano infatti di apparire le liste che voteremo il prossimo mese di maggio, nei cui nomi la parola Sona è declinata in talmente tante eccezioni ridondanti da rendere, di fatto, quasi impossibile distinguerle una dall’altra.
Inoltre, un quesito nasce spontaneo in chi si avvicina a tanti (non a tutti) dei candidati che si presentano in assemblee pubbliche a tre mesi dalle elezioni: dove siete stati negli ultimi cinque anni? Chi non sarà eletto tornerà fra i dormienti per altri cinque anni?
Per conoscere i problemi della comunità chi ritiene di potersi proporre come candidato dovrebbe viverla quotidianamente. La realtà è invece ben differente.
Nel 2013 si presentarono a Sona alle Elezioni amministrative sette candidati sindaci, con 14 liste e 205 candidati, nel 2018 furono “solamente” tre i candidati sindaci, con 7 liste e 106 candidati. E solo per la “timidezza” del PD e dei 5 Stelle non fu raggiunta l’offerta elettorale della precedente scadenza elettorale.
Oltre a questi numeri, merita la segnalazione che più di un candidato sindaco era sostenuto anche da una lista “Giovani”, quale promessa di un possibile ricambio generazionale.
Ma in presenza di una simile offerta di “vocazioni amministrative” i consigli comunali successivi poterono contare, lungo il quinquennio, su poche presenze di cittadini, e la buona scelta di trasmetterli in streaming non ha ottenuto risultati migliori.
Non dobbiamo però farci prendere dallo sconforto, anche se tutto sembra portare in quella direzione, perché le democrazie hanno lo svantaggio dei tempi lunghi, ma consentono di raggiungere obiettivi impensati.
Nel corso di una recente assemblea pubblica un candidato ha dichiarato che la sua lista di appartenenza, vincente o perdente, si dedicherà ad avviare anche un percorso di formazione civica, per creare un tessuto di cittadini coscienti del proprio ruolo.
Trasformiamo allora questo impegno in un auspicio e riteniamoci tutti coinvolti, secondo le nostre attitudini ed i ruoli che ricopriamo, per il bene comune della comunità civica di Sona.