“El striòn de Castelnoo”. Quando gli iellati di Sona andavano dal mago Bàbari

Un tempo la medicina poteva fare ben poco contro le malattie. Alla gente, soprattutto se povera, non restava da fare altro che affidarsi al miracolo della Madonna o di qualche Santo.

A dire il vero, per alcuni esisteva eventualmente una seconda opzione: rivolgersi a uno striòn, un mago.

Nei primi decenni del secolo scorso, nel paese di Sona c’era chi si recava a Castelnuovo del Garda da un tale soprannominato Bàbari, che aveva fama di possedere virtù taumaturgiche contro il malocchio, ritenuto causa di malattie e sventure.

I suoi consigli consistevano, ad esempio, nell’andare nel tal posto alla tal ora e versare un cucchiaio di sale. Oppure recarsi in un certo luogo a una certa ora e tracciare una croce per terra. O ancora fermarsi alla terza pianta di una determinata strada e recitare alcune formule.

Cartomante, sapeva leggere e interpretare le carte. Non mancavano quelli che assicuravano di essere stati guariti da lui. Un sonese che non riusciva a guarire da una distorsione alla caviglia si recò per disperazione da Bàbari a Castelnuovo, tenendo il piede legato al predellino della motocicletta perché anche il minimo movimento gli causava dolore; ebbene, egli giurò che al ritorno era completamente guarito.

Ma l’episodio più curioso è quello che raccontiamo ora.

Una donna che abitava nella piazza di Sona era preoccupata perché un familiare non riusciva a guarire da una malattia. Non le restava che recarsi da Bàbari per scacciare il malocchio. Il consiglio dello striòn fu: “A mezzanotte in punto accendi un bel fuoco sul tuo focolare. La prima persona che entrerà in casa tua sarà la responsabile del malocchio”. La donna fece come le era stato detto. A mezzanotte mise una grossa fascina sul caminetto e appiccò un gran fuoco.

Per fatalità quella notte il parroco, don Francesco Peretti, era stato chiamato in campagna al capezzale di un moribondo per somministrare l’estrema unzione. Al ritorno, quando stava per rientrare in canonica, notò dei bagliori di luce alla finestra di una casa vicina, e un gran fumo che usciva dal comignolo sul tetto. Temendo che si trattasse di un incendio, corse dentro di essa. Come varcò la porta, la donna lo aggredì, cominciò a malmenarlo e ad accusarlo di essere la causa del male che aveva colpito il suo familiare.

A stento il parroco riuscì a divincolarsi e a fuggire. Questo episodio fu raccontato da don Peretti durante un’omelia, e alcuni anziani di Sona lo ricordano ancor oggi.

Echi ormai lontani di un’epoca di superstizione e ignoranza? Eppure in Italia anche al giorno d’oggi i maghi fanno grandi affari. Secondo statistiche recenti, nel nostro Stato operano 151.000 stregoni (la maggior parte al Nord), ogni giorno si rivolgono ad essi 33.000 persone, l’incasso annuo è di sei miliardi di euro (pari a una manovra finanziaria) per la quasi totalità non dichiarato al fisco.

Non disponiamo di dati riguardanti il nostro territorio, ma di fronte a queste cifre non ci sarebbe da stupirsi se si venisse a sapere che anche a Sona ci sono ancora persone che si rivolgono a questi imbonitori.

.

Nato a Verona nel 1956, lavora come medico di base. Dal 2003 è redattore del “Baco da seta”, su cui pubblica articoli che trattano quasi sempre di storia del nostro Comune. E’ presidente del “Gruppo di ricerca per lo studio della storia locale di Sona”, che fa parte della Biblioteca comunale di Sona.